I turchi non attraversano un momento brillante, Siena è in crescita
di Umberto De Santis
SIENA. Mentre Ataman a Firenze faceva professione di umiltà, ringraziando Minucci e Bertomeu per avergli permesso, nelle sue condizioni di ospite, di poter giocare l’esordio in Euroleague contro la Montepaschi in campo neutro a Firenze, le opinioni della quasi totalità della stampa nazionale vertevano sul fatto che “oggettivamente” il Galatasaray fosse più forte della Mens Sana. Senza conoscere le opinioni del tecnico turco, quella sera prima che lui andasse in sala stampa eravamo già online con l’articolo della gara in cui esprimevamo lo stesso punto di vista di Ataman. Non abbiamo avuto motivo di cambiare idea in tutto il girone di andata (nonostante lo 0-4 rimediato da Siena nelle prime quattro partite) per cui pensiamo che la sfida di giovedì a Istanbul alle ore 20 sia una sfida alla pari, col 50% di probabilità di vittoria anche per la Montepaschi.
Il percorso del Galatasaray, infatti, da allora non è stato esaltante: in Europa è fatto di 3 vittorie e 2 sconfitte; nel campionato turco è un cammino simile a Varese 3v-3s in sei turni, ma con l’aggravante della sconfitta interna di domenica contro la capolista Banvit (68-79), sotto nel punteggio (10-26) fin dal primo quarto. Per Ataman una serie funesta di infortuni nel roster (ultimo Gordon: per lui stagione praticamente finita, Markoishvili, Jawai) e aggiunte in corsa da digerire (Mensah-Bonsu) con il solo Carlos Arroyo a tirare avanti la baracca al suo consueto livello. Oltre a quel Malik Hairston già annunciato e non ancora pronto per giocare. Per Crespi al contrario un percorso di crescita per superare le rapide delusioni continentali con un en plein a Siena (quattro vittorie in altrettante gare di campionato) e un meritato primo posto in Italia, che hanno fatto da viatico per l’impresa fortunosa quanto desiderata e meritata di Malaga. Ora c’è l’occasione di rientrare dalla finestra in Europa, non ci ha creduto il Bayern Monaco venerdì 15 novembre (84-74) salvo poi mangiarsi le mani a partita conclusa leggendo nel box score di aver vinto il secondo tempo.
Non è un caso che a Malaga si sia chiuso un rapporto conflittuale tra il gruppo e Kim English, contro i “privilegi” del protetto dei Detroit Pistons. Alla lunga con uno in campo che non difende e in attacco tira a capocchia regalando facili contropiedi agli avversari tanto lontano non si va. Sono cose che non si leggono nelle statistiche, ma che incidono negativamente sui compagni di squadra e sul risultato, e le lunghe discussioni con Crespi dopo gli allenamenti non erano riuscite a convincere il giovanotto a cambiare atteggiamento. Il simbolo di questo spezzone di stagione è il giovane playmaker Erick Green che, casualmente o meno, sembra aver cambiato passo proprio con l’allontanamento di English.