Alla fine della stagione i due massimi dirigenti dovranno render conto...
di Umberto De Santis
SIENA. Daniel Hackett è ufficialmente un giocatore dell’Olimpia Milano, lo scrive anche la Mens Sana Basket in uno dei rari comunicati che si dovrebbero sempre fare quando succede qualcosa di importante. Ma che nel bunker di Viale Sclavo pare sia un optional (vedi l’addio di English tanto per non andar lontano), forse per evitare confronti presenti e futuri, forse per un vago senso di snobismo che mal si addice a chi dovrebbe essere tutti i giorni in caccia di un sponsor-basta-che-sia. Ma gli sponsor si trovano con le public relations e non con l’alterigia del blasone recente, perchè l’abbinamento è un investimento per il futuro, non per il passato, e la decisione di giocare l’Eurocup a Siena anzichè continuare nell’avventura fiorentina dimostra che era tutta una bufala mediatica la storiella che a Firenze è più facile ottenere visibilità.
E’ difficile per chi vive molto da vicino le situazioni e l’ambiente della Mens Sana Siena esprimere opinioni pregnanti e fuori partigianera in questo momento. Ma è il ruolo che ci siamo ritagliati negli ultimi anni e perciò diremo la nostra criticabile opinione lo stesso. Hackett ha fatto la scelta giusta? Impossibile parlare di scelta quando tutte le carte del destino si sono voltate in quella direzione. L’offerta milanese è l’unica che si presentava vantaggiosa per le parti in causa, Galatasaray e CSKA avevano la loro valenza, ma “tutto e subito”, salvando almeno il cosiddetto budget senese fino al termine di questa stagione, ce l’ha messo soltanto Proli. Anche se difficilmente ci verranno mostrati rendiconti più particolareggiati del bilancio mensanino e non si capisce in quali tasche devono finire questi soldi perchè, secondo le dichiarazioni di settembre, i soldi c’erano poichè “si era ridimensionata squadra e budget”.
In un cul-de-sac si è cacciato adesso anche Livio Proli, per non fare nomi. Non può essere sempre la colpa degli altri nè tantomeno degli ultimi arrivati. Il minimo comune denominatore degli anni della proprietà Armani è lui, e questo arrivo, che mette le probabilità di vincere lo scudetto completamente nelle mani della Siena-connection del quartetto Banchi-Hackett-Moss-Kangur, chiude il percorso. In entrambi i casi, vittoria o sconfitta a giugno, la Storia del Basket parlerà contro di lui. Qualcuno meno benevolo gli chiederà il rendiconto velocemente se il risultato alla 15a di campionato, in casa contro proprio la Mens Sana, non dovesse consentire all’Olimpia di giocare le Final Eight in casa, ma le date del “redde rationem” sono queste e alla Storia, si sa, non si può sfuggire.
La pressione negativa è tutta sulle spalle di Banchi, che sarà bravo se non la scaricherà sui giocatori, e sull’ambiente che circonda la squadra che Proli e Portaluppi dovrebbero selezionare meglio. C’è il timore che Hackett potrebbe essere vittima della stessa involuzione di Alessandro Gentile, che di talento ne dimostra molto anche nelle sconfitte come ieri, almeno quando ha voglia, ma che non ci sembra più tanto in crescita e fa sempre i soliti errori. Temiamo per tutto il movimento del basket: c’è sempre bisogno di nuovi campioni – e di non perdere i vecchi – e, in quest’ottica, dove giochino ha poca importanza.