"La programmazione deve essere fatta con una nuova visione generale e una nuova mentalità"
SIENA. Un nuovo patto per lo sport senese e, più in generale, per la città viene auspicato e invocato da Pietro Mele, amministratore unico della Siena Sport Network, che ha acquisito il 34% della partecipazione societaria della Mens Sana.
L’ingegnere senese, una lunga militanza nel Costone e vicino ai colori biancoverdi negli anni ’80, ha seguito a distanza le novità degli ultimi giorni in casa Mens Sana. Ma che idea si è fatto? “È la conclusione di un percorso iniziato qualche anno fa, quando mi sono trovato coinvolto nella rinascita della Robur che – ribadisco – è il mio interesse primario e da quel momento di acqua sotto i ponti ne è passata. Dopo i primi contatti di febbraio, è stato trovato uno sponsor, è stato firmato un impegno economico per nuovi proventi pubblicitari, sono stati versati soldi nelle casse della società con la Siena Sport Network. Ora con l’Ad Bertoletti inizia la fase di gestione della Soundreef Mens Sana. Una gestione aziendale, con una mentalità nuova: è necessario agire in modo diverso dal recente passato, affinché si possa concepire una nuova visione dello sport a Siena”.
In questo solco si inserisce anche la nomina del nuovo presidente, Guido Bagatta: “Un bene avere persone di immagine come lui, che rappresentano un valore aggiunto. Ci sono asset collaterali, come questo, che possono portare indubbi benefici alla causa mensanina – spiega Mele -. Siena ha tanto bisogno di rilanciarsi con nuove regole e una nuova mentalità e lo sport, in questo caso il basket, è il mezzo giusto. Ma per questo rilancio è necessario un nuovo patto per una città abituata finora a vivere di prebende. Ora è il momento di ragionare e agire in modo diverso, di pensare di arrivare al successo attraverso un certo tipo di lavoro”.
“So di risultare impopolare se dico che Siena oggi, nelle condizioni in cui è stata ridotta, non potrebbe permettersi più di una serie B nel basket e una serie D nel calcio. Ma questo non vuol dire che le categorie attuali non possono essere mantenute o migliorate. Salire di livello si può, ma bisogna programmare e questa programmazione deve essere fatta con una nuova visione generale e una nuova mentalità basata su un modello di gestione aziendale”, sottolinea Mele.
Un ruolo importante è anche quello dell’azionariato popolare, di cui Mele è stato precursore e convinto sostenitore fin dai tempi del fallimento della Robur targata Mezzaroma: “Resta il rammarico per un’occasione persa – ricorda -. Quando il Siena calcio ripartì da zero aveva costi di accesso irrisori e costi gestionali ben più consistenti. Così, durante l’era Ponte, cercai e riuscii a coinvolgere privati fino ad arrivare al 26%. Poi, l’eccessiva situazione debitoria, non permise una scalata ulteriore. Ma – aggiunge – questo modello era già stato applicato nel mondo del basket, come a Varese e Trento, ed è tornato utile quando si è presentato il rischio default della gestione 96% della Polisportiva. Mi chiamò Giangastone Brogi, che fu il reale promotore di tale struttura societaria innovativa alla quale collaborai inizialmente (sottoscrissi anche da tifoso), salvo poi dovermi allontanare per il caos che ha riguardato la Robur nel Luglio dell’anno scorso e che avrei voluto risolvere con il diritto di prelazione, negatomi. L’apprezzamento per il modello, comunque, resta intatto”.