di Enrico Campana
SIENA. Si assegnano oggi gli ultimi titoli italiani, e ancora una volta Siena è protagonista, ma se il raccolto della Mens Sana che domina da 10 anni anche i campionati giovanili, quest’anno è stata meno brillante (i titoli under più prestigiosi sono andati alla Benetton Treviso e alla Scavolini Pesaro), va seguita con grande simpatia la squadra “under 15” della Virtus Siena, che si gioca il mini-scudetto a Bormio contro i lombardi dell’Aurora Desio. A Bormio, dopo questo appuntamento, è attesa per domenica sera alle 19 la nazionale azzurra, e fra i convocati figurano oltre al neo team-manager, l’ex giocatore Don Gay, anche due mensanini: Shaun Stonerook e Tomas Ress. Il CT Recalcati aveva provato l’anno scorso a convocare il grande capitano, il quale si era preso tempo e poi aveva rinunciato, spiegando al suo ex allenatore di Siena che questo poteva pregiudicare la sua stagione di club, che gli spiaceva di rinunciare e che a 26 anni avrebbe certamente accettato. Discorso, al solito, chiaro e positivo. Con un anno di più, il discorso diventa ancor più problematico, tuttavia Recalcati – in omaggio a una raccomandazione del neo-presidente Meneghin sui criteri di selezione della nazionale – ha messo nero su bianco la squadra ideale.
Discorso pericoloso, che può suscitare polemiche fuori luogo. La maglia della nazionale non è un obbligo civile, il giocatore verrebbe accolto con simpatia, la società lo lascia libero di scegliere, idem per i due ragazzi delle giovanili under 19, che hanno rinunciato alla maglia azzurra e verranno ascoltati dal Procuratore della Federbasket l’8 luglio a Roma assieme ad alcuni dirigenti di club, fra cui Biella, che hanno votato il boicottaggio per le “quote giocatori” dei club che tirano la coperta corta, sostenendo che gli stranieri costano meno e garantiscono maggior spettacolo. Lo scopo di questa audizione è quella di ascoltare le ragioni di questa decisione. Treviso i suoi giocatori li manda rompendo il fronte della serrata, mi dicono di un’intervista rilasciata da Siena in cui si precisa che i giocatori convocati sono stati lasciati liberi di decidere. Quindi in analogia, credo, a tutte le formazioni: da Stonerook e Ress in giù.
Meneghin non accetta questo liberismo, e sbaglia, come i club, perché la nazionale è un’ottima vetrina, un trampolino di lancio e ne potrebbe derivare un danno economico. Prendiamo il caso dell’abruzzese D’Ercole, un play interessante, il quale, rientrato dal prestito a Udine (con Blasone ha avuto la sua giornata di gloria con ben 10 assist, se non sbaglio, in una sola gara), si è fatto notare nella sperimentale di Recalcati, ha avuto un’iniezione motivazionale che ha cancellato una stagione di panchina. Significativo, poi, quel che ha detto in videoconferenza Maurizio Gherardini che da gm dei Toronto Raptors della NBA è passato al ruolo di Managin Director delle nazionali canadesi. “Vogliamo partire dai giovani, per far capire il concetto che è un orgoglio vestire la maglia della propria nazionale, e i nostri giocatori possono diventare un esempio da emulare anche per tutti i ragazzi del paese, anche quelli che non fanno sport”.
L’accordo fra club e federazione è da riscrivere con pazienza, alla luce delle norme comunitarie delle leggi dello stato e delle convenzioni sulle naturalizzazioni, fatto che riguarda il CONI. Petrucci potrebbe spingere, con il placet del Parlamento, una norma che stabilisce l’obbligo o anche una semplice raccomandazione per il naturalizzato di rispondere alla convocazione alla nazionale, salvo motivi di forza maggiore o gravi impedimenti.
Infine, per quanto riguarda il mercato dei pluriscudettati, Romain Sato è in stand by per la ragione che il Barcellona si rifiuta di pagare un buy out di 1 milione di euro. Questo stop blocca altri meccanismi in quanto forse (giustamente) Siena ha deciso di autofinanziarsi con operazioni di mercato, dalla prima squadra ai molti giocatori delle giovanili. Però si muove in un mercato depresso, che potrebbe avere un’impennata con la cessione della Virtus, che sembra abbia fatto qualche passo avanti. Sabatini teme un caso-Fioranelli bis ma deve vendere come gli suggeriscono al Credito Sportivo, l’ultima banca pubblica che di fatto finanzia gran parte dello sport italiano (il portafogli clienti è di 1,7 milioni di euro, pensate che ci sono anche oltre 60 circoli di golf…). Alfredo Cazzola, il predecessore e l’ispiratore degli anni d’oro della Virtus, mi ha confermato che lui i personaggi del gruppo non li conosce e la Virtus non gli interessa più. E se il motivo della rivalità fra i due personaggi è il punto nodale (anche perché Sabatini ha fatto gli spot pubblicitari a favore di Del Bono sindaco che Cazzola ha sfidato alle amministrative), cade una pregiudiziale che a Bologna non è una cosa umoristica.
Il basket della Dotta è una partita grossa, e c’è anche il problema Fortitudo che, con 10 milioni di euro di passivo, è stata dichiarata non idonea all’iscrizione al campionato di lega Due dalla Commissione di Controllo federale.
La firma del play della Cska Mosca, Nicolaos Zisis (per i greci Zissis con due esse nel parlato…) per una stagione più un’opzione per una seconda lascia il campo aperto a due soluzioni: 1) o viene preso come back up di McIntyre perché in prospettiva Eurolega è più esperto di Morris Finley, il quale viene ceduto o girato ad altra società, 2) o viene preso per dividere la regia con Giuseppe Poeta, MVP italiano e in un sondaggio del campionato, in quanto il play greco è uomo da 20 minuti, con 6 punti di media, e potrebbe alternarsi con Poeta molto più tagliente, e quinta marcia.
Mi hanno chiamato alle 12 di oggi dalla Grecia per darmi le ultime, che riassumo telegraficamente: 1) Zisis è stato riscattato dal Cska (per 350 mila euro), e a Siena ne guadagnerà 850 mila, e ha fatto un buon affare perché chiedeva 1,3 milioni all’Olympiakos col quale è arrabbiatissimo; 2) l’Olympiakos più che mai vuole investire su McIntyre il quale sfoglia la margherita fra il club del Pireo e quello della “Triple crown”, il Panathinaikos, che per fargli posto nel ruolo di guardia è disposto a transare con la declinante star Jasikevicius per l’ultimo anno di contratto; 3) Il Panathinaikos lusinga McIntyre dicendo che col suo gioco, il giocatore avrebbe dei vantaggi rispetto a Siena; 4) l’Olympiakos ha avviato una trattativa con Kaukenas, e quindi stop per il momento al passaggio a Milano.
SIENA. Si assegnano oggi gli ultimi titoli italiani, e ancora una volta Siena è protagonista, ma se il raccolto della Mens Sana che domina da 10 anni anche i campionati giovanili, quest’anno è stata meno brillante (i titoli under più prestigiosi sono andati alla Benetton Treviso e alla Scavolini Pesaro), va seguita con grande simpatia la squadra “under 15” della Virtus Siena, che si gioca il mini-scudetto a Bormio contro i lombardi dell’Aurora Desio. A Bormio, dopo questo appuntamento, è attesa per domenica sera alle 19 la nazionale azzurra, e fra i convocati figurano oltre al neo team-manager, l’ex giocatore Don Gay, anche due mensanini: Shaun Stonerook e Tomas Ress. Il CT Recalcati aveva provato l’anno scorso a convocare il grande capitano, il quale si era preso tempo e poi aveva rinunciato, spiegando al suo ex allenatore di Siena che questo poteva pregiudicare la sua stagione di club, che gli spiaceva di rinunciare e che a 26 anni avrebbe certamente accettato. Discorso, al solito, chiaro e positivo. Con un anno di più, il discorso diventa ancor più problematico, tuttavia Recalcati – in omaggio a una raccomandazione del neo-presidente Meneghin sui criteri di selezione della nazionale – ha messo nero su bianco la squadra ideale.
Discorso pericoloso, che può suscitare polemiche fuori luogo. La maglia della nazionale non è un obbligo civile, il giocatore verrebbe accolto con simpatia, la società lo lascia libero di scegliere, idem per i due ragazzi delle giovanili under 19, che hanno rinunciato alla maglia azzurra e verranno ascoltati dal Procuratore della Federbasket l’8 luglio a Roma assieme ad alcuni dirigenti di club, fra cui Biella, che hanno votato il boicottaggio per le “quote giocatori” dei club che tirano la coperta corta, sostenendo che gli stranieri costano meno e garantiscono maggior spettacolo. Lo scopo di questa audizione è quella di ascoltare le ragioni di questa decisione. Treviso i suoi giocatori li manda rompendo il fronte della serrata, mi dicono di un’intervista rilasciata da Siena in cui si precisa che i giocatori convocati sono stati lasciati liberi di decidere. Quindi in analogia, credo, a tutte le formazioni: da Stonerook e Ress in giù.
Meneghin non accetta questo liberismo, e sbaglia, come i club, perché la nazionale è un’ottima vetrina, un trampolino di lancio e ne potrebbe derivare un danno economico. Prendiamo il caso dell’abruzzese D’Ercole, un play interessante, il quale, rientrato dal prestito a Udine (con Blasone ha avuto la sua giornata di gloria con ben 10 assist, se non sbaglio, in una sola gara), si è fatto notare nella sperimentale di Recalcati, ha avuto un’iniezione motivazionale che ha cancellato una stagione di panchina. Significativo, poi, quel che ha detto in videoconferenza Maurizio Gherardini che da gm dei Toronto Raptors della NBA è passato al ruolo di Managin Director delle nazionali canadesi. “Vogliamo partire dai giovani, per far capire il concetto che è un orgoglio vestire la maglia della propria nazionale, e i nostri giocatori possono diventare un esempio da emulare anche per tutti i ragazzi del paese, anche quelli che non fanno sport”.
L’accordo fra club e federazione è da riscrivere con pazienza, alla luce delle norme comunitarie delle leggi dello stato e delle convenzioni sulle naturalizzazioni, fatto che riguarda il CONI. Petrucci potrebbe spingere, con il placet del Parlamento, una norma che stabilisce l’obbligo o anche una semplice raccomandazione per il naturalizzato di rispondere alla convocazione alla nazionale, salvo motivi di forza maggiore o gravi impedimenti.
Infine, per quanto riguarda il mercato dei pluriscudettati, Romain Sato è in stand by per la ragione che il Barcellona si rifiuta di pagare un buy out di 1 milione di euro. Questo stop blocca altri meccanismi in quanto forse (giustamente) Siena ha deciso di autofinanziarsi con operazioni di mercato, dalla prima squadra ai molti giocatori delle giovanili. Però si muove in un mercato depresso, che potrebbe avere un’impennata con la cessione della Virtus, che sembra abbia fatto qualche passo avanti. Sabatini teme un caso-Fioranelli bis ma deve vendere come gli suggeriscono al Credito Sportivo, l’ultima banca pubblica che di fatto finanzia gran parte dello sport italiano (il portafogli clienti è di 1,7 milioni di euro, pensate che ci sono anche oltre 60 circoli di golf…). Alfredo Cazzola, il predecessore e l’ispiratore degli anni d’oro della Virtus, mi ha confermato che lui i personaggi del gruppo non li conosce e la Virtus non gli interessa più. E se il motivo della rivalità fra i due personaggi è il punto nodale (anche perché Sabatini ha fatto gli spot pubblicitari a favore di Del Bono sindaco che Cazzola ha sfidato alle amministrative), cade una pregiudiziale che a Bologna non è una cosa umoristica.
Il basket della Dotta è una partita grossa, e c’è anche il problema Fortitudo che, con 10 milioni di euro di passivo, è stata dichiarata non idonea all’iscrizione al campionato di lega Due dalla Commissione di Controllo federale.
La firma del play della Cska Mosca, Nicolaos Zisis (per i greci Zissis con due esse nel parlato…) per una stagione più un’opzione per una seconda lascia il campo aperto a due soluzioni: 1) o viene preso come back up di McIntyre perché in prospettiva Eurolega è più esperto di Morris Finley, il quale viene ceduto o girato ad altra società, 2) o viene preso per dividere la regia con Giuseppe Poeta, MVP italiano e in un sondaggio del campionato, in quanto il play greco è uomo da 20 minuti, con 6 punti di media, e potrebbe alternarsi con Poeta molto più tagliente, e quinta marcia.
Mi hanno chiamato alle 12 di oggi dalla Grecia per darmi le ultime, che riassumo telegraficamente: 1) Zisis è stato riscattato dal Cska (per 350 mila euro), e a Siena ne guadagnerà 850 mila, e ha fatto un buon affare perché chiedeva 1,3 milioni all’Olympiakos col quale è arrabbiatissimo; 2) l’Olympiakos più che mai vuole investire su McIntyre il quale sfoglia la margherita fra il club del Pireo e quello della “Triple crown”, il Panathinaikos, che per fargli posto nel ruolo di guardia è disposto a transare con la declinante star Jasikevicius per l’ultimo anno di contratto; 3) Il Panathinaikos lusinga McIntyre dicendo che col suo gioco, il giocatore avrebbe dei vantaggi rispetto a Siena; 4) l’Olympiakos ha avviato una trattativa con Kaukenas, e quindi stop per il momento al passaggio a Milano.