di Enrico Campana
SIENA. La ferale notizia di Luca Finetti che la sera della Provaccia, una sera maledetta con i Quattro Verdi in piazza, dopo un’intensa giornata dedicata alla sua professione di Medico dello Sport s’accascia per un malore al volante della sua auto che va a sbattere contro un guard rail me l’ha data dalla Sardegna un Valerio Bianchini affranto e incredulo, spiegandomi di aver tenuto uno stretto rapporto umano con suo assistente degli anni di Siena. Una specie di fil rouge fatto di confidenze personali e chiacchiere di basket con colui che a metà degli Anni Novanta ha diviso il tempo del fortunato passaggio a Nord Ovest, quando è maturata la liason fra la Mens Sana e le sue istituzioni.
Era stato però Dado Lombardi a a farlo diventare un personaggio nel suo genere. Lo considerava un po’ un genio e un po’ il suo Sancho Panza, uno scudiero di valore col quale condividere le confidenze, confrontarsi sulle scelte, scherzare per spezzare le tensioni di una gara. Tensioni che Dado Lombardi sapeva benissimo tendere fin quasi allo stremo, unico mezzo per spremere il massimo da una squadretta negletta, che viveva di una piccola sponsorizzazione della banca, non ancora gratificata dalla visione lungimirante del sindaco Piccini. Presa sull’orlo della C da un saggio presidente quale Giancarlo Rossi, quella Mens Sana stabilì il record di due promozioni in un anno solare, impresa straordinaria che dischiuse poi altri obiettivi. Quando il frutto divenne maturo e appetitoso, toccò ad altri a coglierla, come capita sempre nella vita, magari sarebbe bello che uno ti ringraziasse e ricordasse, ma c’est la vie. Certo, questa strana coppia, uno massiccio e debordante e l’altro a misura umana, costretto a fumare una sigaretta dietro l’altra quando il capo s’innervosiva, è stato un asse perfetto sia per la squadra, per l’organizzazione del vivaio ma anche per tenere alto lo spirito.
Luca, già assistente di Ezio Cardaioli, aveva una testa fine e incapace di retropensieri, era soprattutto una figura leale e serena, con una missione sola, come pochi allenatori yuppie oggi sanno coltivare: l’amore per la palestra, i fondamentali, la cura dei particolari, l’importanza dei piccoli gesti, la crescita dei giovani, il lato del divertimento senza l’ossessione del risultato tipo "il fine giustifica i mezzi", l’urlo che spezza a volte la passione dei ragazzi, un danno magari irreparabile. Il suo traguardo era divertirsi col basket finchè fosse possibile, ma cercare di completare gli studi in medicina, e la sua uscita non facile da un ambiente che avrebbe avuto ancora bisogno dei suoi valori positivi si può dire abbia spianato la strada alla scalata del più giovane Pianigiani. che rappresentava la fatale evoluzione professionistica del ruolo di vice in carriera.
Stava cambiando repentinamente un mondo, soprattutto punto d’equilibrio del “pianeta verde” molto professionale e tolemaico, ma Luca col suo genio semplice e partecipativo e quella faccia da attore caratterista dell’umana commedia popolare, riuscì a conservare tutto il suo piccolo mondo antico quando la Virtus Siena gli chiese – 10 anni fa – di ricoprire il ruolo di medico sportivo, e in seguito di offrire il prezioso contributo come consigliere tecnico anche per gli allenatori. Una scelta felicissima per quella sua passione unica e – come dire? – quasi a fondo perduto, di medico senza frontiere del canestro.
Lo ricorda così, confuso, distrutto, incapace di trovare parole, Fabio Bruttini, a nome di tutta la grande famiglia della Virtus, una costola vitale della cultura sportiva senese. “Era una figura della quale una società non poteva fare a meno, non solo come medico sportivo. Aiutava tutti, i suoi consigli erano preziosi per tutti gli allenatori, li ha dispensati ai ragazzi, a noi, ma è stato un riferimento anche per i nostri allenatori, Salieri, Billeri e Vezzosi. Quattro anni fa gli chiesi di entrare ufficialmente nel consiglio, e la sua disponibilità fu totale, appassionata, all’occorrenza faceva anche il tifoso, e da ultimo ci ha portato anche il figlio quindicenne, Carlo. Non riesco a concentrarmi su un pensiero fisso, un ricordo, dico che è tutto così assurdo, e che a Siena la vigilia di un Palio sia vissuta come un grande lutto cittadino”.
Il grande evento ha causato un rinvio dell’autopsia a martedì mattina, per cui i funerali verranno spostati a mercoledì alle 10 dalla chiesa di Santa Petronilla proprio nei pressi di quell’Antiporto e dello “snacche” dove tutti quella della famiglia si ritrovavano a quei tempi da Nucci e da Brunina e dalla loro straordinaria mamma. Ripassando da quelle parti, certamente un fremito muoverà l’aria di questo agosto sconcertante, non basta un premio, un memorial per ricordare una figura che ti riporta sempre a un sorriso, a una gentilezza, a una frase positiva. Credo che giustamente alla prima partita della prossima stagione, sarà per lui il primo applauso, caro Luca che la terra ti sia lieve e l’affetto tuo sia restituito.
Con le mie sincere condoglianze alla moglie Lucia, al figlio Carlo e a tutti quelli della sua famiglia e che gli sono stati vicini. Se ne vanno le persone, gli esempi rimangono.
SIENA. La ferale notizia di Luca Finetti che la sera della Provaccia, una sera maledetta con i Quattro Verdi in piazza, dopo un’intensa giornata dedicata alla sua professione di Medico dello Sport s’accascia per un malore al volante della sua auto che va a sbattere contro un guard rail me l’ha data dalla Sardegna un Valerio Bianchini affranto e incredulo, spiegandomi di aver tenuto uno stretto rapporto umano con suo assistente degli anni di Siena. Una specie di fil rouge fatto di confidenze personali e chiacchiere di basket con colui che a metà degli Anni Novanta ha diviso il tempo del fortunato passaggio a Nord Ovest, quando è maturata la liason fra la Mens Sana e le sue istituzioni.
Era stato però Dado Lombardi a a farlo diventare un personaggio nel suo genere. Lo considerava un po’ un genio e un po’ il suo Sancho Panza, uno scudiero di valore col quale condividere le confidenze, confrontarsi sulle scelte, scherzare per spezzare le tensioni di una gara. Tensioni che Dado Lombardi sapeva benissimo tendere fin quasi allo stremo, unico mezzo per spremere il massimo da una squadretta negletta, che viveva di una piccola sponsorizzazione della banca, non ancora gratificata dalla visione lungimirante del sindaco Piccini. Presa sull’orlo della C da un saggio presidente quale Giancarlo Rossi, quella Mens Sana stabilì il record di due promozioni in un anno solare, impresa straordinaria che dischiuse poi altri obiettivi. Quando il frutto divenne maturo e appetitoso, toccò ad altri a coglierla, come capita sempre nella vita, magari sarebbe bello che uno ti ringraziasse e ricordasse, ma c’est la vie. Certo, questa strana coppia, uno massiccio e debordante e l’altro a misura umana, costretto a fumare una sigaretta dietro l’altra quando il capo s’innervosiva, è stato un asse perfetto sia per la squadra, per l’organizzazione del vivaio ma anche per tenere alto lo spirito.
Luca, già assistente di Ezio Cardaioli, aveva una testa fine e incapace di retropensieri, era soprattutto una figura leale e serena, con una missione sola, come pochi allenatori yuppie oggi sanno coltivare: l’amore per la palestra, i fondamentali, la cura dei particolari, l’importanza dei piccoli gesti, la crescita dei giovani, il lato del divertimento senza l’ossessione del risultato tipo "il fine giustifica i mezzi", l’urlo che spezza a volte la passione dei ragazzi, un danno magari irreparabile. Il suo traguardo era divertirsi col basket finchè fosse possibile, ma cercare di completare gli studi in medicina, e la sua uscita non facile da un ambiente che avrebbe avuto ancora bisogno dei suoi valori positivi si può dire abbia spianato la strada alla scalata del più giovane Pianigiani. che rappresentava la fatale evoluzione professionistica del ruolo di vice in carriera.
Stava cambiando repentinamente un mondo, soprattutto punto d’equilibrio del “pianeta verde” molto professionale e tolemaico, ma Luca col suo genio semplice e partecipativo e quella faccia da attore caratterista dell’umana commedia popolare, riuscì a conservare tutto il suo piccolo mondo antico quando la Virtus Siena gli chiese – 10 anni fa – di ricoprire il ruolo di medico sportivo, e in seguito di offrire il prezioso contributo come consigliere tecnico anche per gli allenatori. Una scelta felicissima per quella sua passione unica e – come dire? – quasi a fondo perduto, di medico senza frontiere del canestro.
Lo ricorda così, confuso, distrutto, incapace di trovare parole, Fabio Bruttini, a nome di tutta la grande famiglia della Virtus, una costola vitale della cultura sportiva senese. “Era una figura della quale una società non poteva fare a meno, non solo come medico sportivo. Aiutava tutti, i suoi consigli erano preziosi per tutti gli allenatori, li ha dispensati ai ragazzi, a noi, ma è stato un riferimento anche per i nostri allenatori, Salieri, Billeri e Vezzosi. Quattro anni fa gli chiesi di entrare ufficialmente nel consiglio, e la sua disponibilità fu totale, appassionata, all’occorrenza faceva anche il tifoso, e da ultimo ci ha portato anche il figlio quindicenne, Carlo. Non riesco a concentrarmi su un pensiero fisso, un ricordo, dico che è tutto così assurdo, e che a Siena la vigilia di un Palio sia vissuta come un grande lutto cittadino”.
Il grande evento ha causato un rinvio dell’autopsia a martedì mattina, per cui i funerali verranno spostati a mercoledì alle 10 dalla chiesa di Santa Petronilla proprio nei pressi di quell’Antiporto e dello “snacche” dove tutti quella della famiglia si ritrovavano a quei tempi da Nucci e da Brunina e dalla loro straordinaria mamma. Ripassando da quelle parti, certamente un fremito muoverà l’aria di questo agosto sconcertante, non basta un premio, un memorial per ricordare una figura che ti riporta sempre a un sorriso, a una gentilezza, a una frase positiva. Credo che giustamente alla prima partita della prossima stagione, sarà per lui il primo applauso, caro Luca che la terra ti sia lieve e l’affetto tuo sia restituito.
Con le mie sincere condoglianze alla moglie Lucia, al figlio Carlo e a tutti quelli della sua famiglia e che gli sono stati vicini. Se ne vanno le persone, gli esempi rimangono.