Inizia il campionato di A2 e Siena è attrezzata per ben figurare
di Umberto De Santis
SIENA. Ha fatto scalpore la foto del camion dell’Adidas che consegna a casa di James Harden (leader e top scorer degli Houston Rockets nella NBA) un carico di scarpe, ma sempre meno dei diamanti che lo sponsor DPI ha messo nelle mani di Chris Roberts appena quattro giorni fa. La Mens Sana Basket 1871, la terza società di pallacanestro col nome Mens Sana degli ultimi tre anni – ed è un altro record! – comincia la stagione con un botto mediatico che tradisce il low profile tanto gradito al presidente/direttore sportivo Lorenzo Marruganti. In un mondo dominato dalla pubblicità, sarà il marketing a pesare sempre più in maniera importante sui destini delle società sportive non solo nel basket, e bisogna adeguarsi ai tempi.
Domenica prossima (ore 18) ci sarà l’esordio in A2 tra le mura amiche del PalaEstra contro la tostissima Benacquista Latina con una formazione completamente rinnovata. Della Mens Sana dello scorso anno rimangono appena in due: Alessandro Ranuzzi in campo a fare il capitano, Matteo Mecacci in panchina a passare le consegne al nuovo head coach Alessandro Ramagli, un allenatore top per la categoria con un triennale che sa tanto di concreta programmazione. Una firma che sa tanto di stima verso la Storia mensanina e che si vuole alimentare col calore tradizionale dei tifosi e del pubblico senese.
Anche perché è stato costruito un roster giovane, tanto giovane e speriamo altrettanto talentuoso. E il difetto della gioventù è il solito da sempre: eccesso di esaltazione quando tutto va bene, eccesso di depressione – che potrebbe diventare fatale in un campionato dove ci sono ben tre retrocessioni in serie B contro una sola promozione in A – quando le cose non girano:. L’apporto del pubblico diventa fondamentale come ai bei tempi dell’Euroleague. Anche per questo vogliamo trattare il pre-campionato della Mens Sana senza entrare nel dettaglio di vittorie e sconfitte, che spesso sono occasionali e servono a rimpinguare una bacheca ovviamente vuota. Quanto parlare di un percorso, della ricerca dell’identità, come ama ripetere Ramagli.
Giovani e sconosciuti, i neo mensanini hanno solo tre giocatori di una certa fama. Chris Roberts, che dell’Europa e dell’Italia (Juvecaserta: segnò 14 punti nel 60-81 natalizio subito in casa dalla banda Crespi appena orfana di Hackett e con Rochestie in partenza), ha una certa esperienza; Dane Diliegro, pivot in cerca di rilancio dopo un anno passato a curarsi un ginocchio ma di grande impatto sotto canestro; Lorenzo Bucarelli, un prospetto di interesse europeo ma soltanto diciassettenne. Accanto a Ranuzzi ecco l’altro vecchio del gruppo (29 anni) Stefano Borsato, giocatore costante e affidabile. Mattia Udom è l’uomo, presente nella storia mensanina da molti anni, la cui crescita potrebbe contribuire molto al successo del gruppo. L’altro USA, il play Darryl Bryant, sarà il metronomo: finora ha palesato ottima visione di gioco e grande capacità nel servire assist, oltre a mettersi in proprio con entrate sorrette da un fisico quadrato, che ricorda McIntyre. Poi gli altri giovani Cacace, Cucci e Marini che stanno dimostrando come con i cambi si possa non calare in tasso tecnico tenendo alta l’intensità.
Della pre-season ci piace ricordare due vittorie a L’Aquila contro formazioni pari grado, due sconfitte a Lucca (con qualche rimpianto) contro squadre di serie A (Varese e Torino), due vittorie roboanti contro Virtus Roma e Bondi Ferrara negli ultimi tempi. Ma soprattutto ricordare come ogni step sia stato un successo nel cammino di progressione individuale e di squadra, anche quando ha dominato una certa stanchezza. Davanti a certe corazzate costruite a suon di dollaroni che navigheranno in A2 questa stagione (da Verona a Ferentino, dalla Fortitudo Bologna a Reggio Calabria, per non fare nomi), sarebbe ridicolo chiedere la luna a questo gruppo. Però pensiamo che l’insieme dei fattori che lega i giocatori sia intrigante e che non sia giusto negare loro la possibilità di raggiungere un grande risultato. Lo negarono ad Agrigento la scorsa stagione, e poi la squadra siciliana arrivò con due match ball su Torino nella serie finale, perdendo la serie A solo nella quinta ed ultima gara del playoff. Lo sa bene Mattia Udom, che in quella Moncada ha giocato. Lo sa bene Alessandro Ramagli, che alla guida di Verona lasciò strada ad Agrigento nei quarti di finale dopo aver vinto la regular season. Tutto è possibile sotto il cielo azzurro del basket.