Il responso delle Final four di Torino
SIENA. Una Final Eight confezionata in alto stile promozionale finisce dunque con l’elogio del piccolo borgo antico. La storia non può fingere a se stessa, l’appeal del basket magari guadagnerà una miglior copertura mediatica ma non può certo toccare punte da NBA nell’interesse se lo spettacolo è questo, dato per scontato il solito agonismo rusticano.
E’ stata, quella di Torino, una passerella di encomiabili “Over 30” tornati magari dal proprio passato. L’esempio migliore è Rimantas Kaukenas, che il Real Madrid aveva già messo in naftalina lo scorso anno, al pari di Marko Jaric, il “gran colpo della NBA”, che Pianigiani non ha nemmeno mandato in campo nella finale. Mossa psicologica azzeccatissima nel tentativo di stimolare l’orgoglio del Beckham del basket, magari per la sfida decisiva con Real fra due settimane, che deciderà l’esclusa fra turchi, senesi e spagnoli per i quarti di Eurolega.
Certo, la finale è stata combattuta, equilibrata, infarcita dalle solite ruvidezze del basket-.spaghetti, le azioni da cineteca sono arrivate però col contagocce. E vogliamo parlare dello spettacolo da Guinness fornito dai “big man”?. Fra i centri il migliore, rapporto punti-minuti, è stato quel Denis Marconato che Siena aveva pensionato per Michelori. Diciamocelo: Shaun Stonerook, il grande capitano, si è salvato col mestiere ma non era quello due volte MVP nelle ultime edizioni; Milovan “Mastrolindo” Rakovic si è intrappolato da solo, come a volte gli succede. E così la terza vittoria di Siena in questa Coppa per anni fonte di amarezze è maturata coi rimbalzi dei piccoletti, la tela tessuta umilmente da Nikos Zisis, adorabile abatino “ora et labora” da Monte Athos, le stilettate di Carraretto che sente le gare importanti. E soprattutto, nel ruolo di match-winner, anche stavolta si è calato “San Kristof”. E’ lui, Lavrinovic, il lituano della schiena di cristallo in questa Siena deamericanizzata (9 punti Moss, 3 Stonerook, 2 Hairston, unico ex NBA in campo) a vestire i panni del salvatore della Grande Siena. Merito ancora più grande in quanto appena uscito da una lunga degenza nell’infermeria, un problema che sembrava risolto dall’operazione estiva in una clinica israeliana per il “riassetto” della colonna vertebrale, mica uno scherzo.
Onore e gloria a Siena, anche se la gran nobilitate si parrà solo nell’Euroleague. E’ certo che questa squadra (così il club, il suo presidente-manager e l’allenatore), sa sempre quello che vuole, e come ottenerlo. Strega i rivali, il basket è affascinato da chi sfoggia potenti mezzi, l’immagine fa parte di una cultura italiana che, come vediamo, qualche problema ha portato al paese, sport compreso. Maschera tuttavia ogni volta al meglio i suoi problemi (non dimentichiamo che con McCalebb la musica è ben diversa), e le sue debolezze, mai trascura un’occasione sul suolo patrio. Stavolta riesce a vincere sul filo del rasoio con un’età media che non consente di guardare lontano, anche se che rende certamente importanti e significative le sue vittorie. Ma, amici miei vicini e lontani, sarete d’accordo su un punto: la gente (e anche il business) è affamata di spettacolo e pretende novità. Specie dallo sport, l’essenza del divenire.
Risultato – Finale : Mps Siena-Bennet Cantù 79-72 (20-12, 34-36, 58-55, 79-72); 21 Lavrinovic, 16 Zisis, 11 Kaukenas, 11 Carraretto; 16 Leunen, 15 Green, 11 Mazzarino)
Top 5: Zisis, Mike Green, Mazzarino, Kaukenas, Leunen.
Top 5 evento: Zisis (Mps), Mazzarino (Bennet), Lavrinovic (Mps), Szewzyck (Air), Ford (Montegranaro)
MVP finale: Kristof Lavrinovic
MPV evento: Sharrod Ford
Miglior italiano: Carraretto
Valutazione: 25 K.Lavrinovic (28’, 4/7, 3/3, 4/6 tl, 6 rimbalzi)
Punti: 21 K.Lavrinovic (Mps)
Rimbalzi: 6 Lavrinovic, Ortner, Micov, Leunen
Assist: 5 Kaukenas
Recuperi: 4 S.Stonerook
Perse: 4 Micov, Mazzarino
Cifre curiose: i 4 rimbalzi in attacco di Cantù e i 6 di Siena, la forza delle difese o la mediocrità dei lunghi: una bella querelle per i posteri…
Dietro la lavagna: Rakovic, 1 punto, 0/3, 1 rimbalzo, 2 falli, soli 9’
Mister coach: Andrea Trinchieri
Mister coach evento: Simone Pianigiani
Il fatto principale: Siena vince il duello ai rimbalzi grazie ai suoi bassotti (5 Zisis, 4 Carraretto), le vie del basket sono infinite …
Nota tecnica: Marconato non è al meglio, ma parte nel quintetto iniziale e da buon ex l’inossidabile “razza Piave” si fa rispettare (e… rimpiangere, visto il rendimento dei pivot senesi), andando vicino alla sua 7.a coppa.
Forum – Siena e i senesi ringraziano i giocatori per questo nuovo successo (“un cuore incredibile, quello che manca agli avversari”), affiora poi il solito finto piagnisteo sul discorso dei budget, quando l’ultimo bilancio sfiora i 20 milioni come “valore della produzione”, una cifra superiore al budget benettoniano dei tempi di Kukoc e quello del Messaggero di Ferry e Shaw (“per fare un’ottima squadra non servono milioni ma conoscere il basket”) e l’irrefrenabile peccatuccio di superbia (“c’erano dubbi?, Cantù è due spanne sotto!), ovviamente sugli scudi Nicos Zisis (“quando è venuto il suo momento ha fatto vedere quel che vale). Replica da Cantù: “Altro che due spanne sotto! Abbiamo pagato la panchina corta, ma se quel tiro da 3 a 1’20” dalla fine entrava il risultato era diverso…Siena ha un budget 3-4 volte superiore, il miracolo l’ha fatto Trinchieri”. Infine un appello ai dirigenti, precisamente al general manager Arrigoni, a fare il grande acquisto: “Basta prendere Sharrod Ford e potremmo vincere campionato e coppa”. Lo sanno tutti quanto pesi il moro re del rimbalzo e la stoppata, eppure la Virtus Bologna sfiorata la vittoria del 2009 contro i senesi l’ha messo alla porta, i risultati si vedono e il vero primato del nostro basket è che la Dotta pompa 8mila spettatori per ogni gara, con prezzi da capogiro, per avere una squadra deludente, come si è visto nelle quattro giornate torinesi e che ha dato l’impressione di boicottare l’evento. Ma non hanno fatto meglio i giocatori dell’Armani col povero “Zio Dan” uscito distrutto da questa manifestazione, nella quale sperava in cuor suo di entrare nel Guiness dei primati, ovvero portare al successo dopo un quarto di secolo il suo club. Alla prossima.