Fa pollice verso a Meneghin e alla Lega dove, lasciato il CONI, potrebbe arrivare per la grande svolta
di Enrico Campana
SIENA. Bravo Andrea Barocci che offre un buon esempio di giornalismo d’inchiesta e di scavo provocando Gianni Petrucci. Al presidentissimo del CONI, al termine del quarto e ultimo mandato (dopo Londra ill passaggio di consegne a Lello Pagnozzi sperando che il professor Monti dia un segnale, giusto per far capire cosa si aspetta e cosa vuole dare il Governo allo sport), il Corriere dello Sport ha chiesto di scendere sul parquet stanco di diatribe e pasticci, e Petrucci si è tolto il rospo. Ha scosso quella che lui definisce “una Federazione apatica”, senza risparmiare una bella tirata d’orecchi a Dino Meneghin da lui scelto peraltro 3 anni fa per uscire da un Commissariamento dimostratosi giustificato e necessario e che ha ereditato il bubbone di Baskettopoli.
“Scendere in campo per aiutare la Fip e le società a trovare un’intesa? Dico di sì, ma Meneghin – questo il tono della filippica di Petrucci – potrebbe non gradire il mio intervento… Se non è d’accordo con ciò che sostengo, lo dichiari apertamente e mi spieghi perché dovrei essere felice per quello che vedo…”
Il presidente che ha battuto anche Giulio Onesti come record di longevità, ammette anche che la bocciatura ai Giochi di Italbasket o Italpianigiani – come si è letto su qualche giornale – è passata sotto silenzio, esattamente quel che abbiamo scritto in maniera martellante. Ma il silenzio non è un problema di Meneghin, ha sempre accettato il confronto, si tratta di una copertura forte data dall’opinione, quando non “manipolata” o del tutto indifferente. Mica c’entra Meneghin, il media basket ha in Rete la sua nuova frontiera, quando c’è però il lavoro di un giornalista e non è strumento di marketing o disinformazione.
E la Lega? Brave Cantù e Siena, sottoscrivo anch’io, ma chi fa per sé fa per tre e anche troppo, invece bisognerebbe parlare di altri esempi. Anche di chi, prendi Teramo, si è trovata da un giorno all’altro con un buco da 9 milioni e adesso deve fare 3 campionati (salvarsi con un budget di 1,5 milioni quando altri ne spendono 20, salvare il basket, pagare i debiti), del bel modello di Casale che grazie al basket ha pure un impianto; l’uscita della Benetton, il caso Napoli dello scorso anno, le wild card, la Convenzione che è un gran pasticcio, il caso del passaporto di Thomas, la delega data alla Lega sulle designazioni degli arbitri fonte di polemiche e carriere anomale. E adesso l’idea di fare una A a 24 squadre quando bisognerebbe dare un taglio netto, una A a 16 con tetto salariale, rimozione dell’ipocrita status del passaportato, e una A dilettanti con due stranieri, non più di 3-4 giocatori over 26 anni e draft a fine stagione.
“Servirebbe una riforma radicale e una programmazione che ancora non c’è. La Lega pensa solo a un visto in più o in meno per gli stranieri”.Gianni Petrucci, insomma, ne ha anche per questa Lega ormai in scadenza a giugno e che pensa che gli italiani siano un peso invece che una risorsa.
ll campionato intanto si è compattato, meno distacco fra prima e ultime quattro (14 punti), soprattutto fra prima e fino alla quarta (Milano è a 2 punti da Siena, a 4 Cantù e Bologna), ma soprattutto il centro-classifica si è trasformato in alta classifica: fra la coppia Cantù-Bologna (9 vittorie, 5 sconfitte) e la zona Final Eight ben 9 squadre. Questo equilibrio tendente al ribasso generale. Insisto: questo è il frutto della politica del passaportato, lo straniero in più di straforo. livello va giù, sempre più giù. In Euroleague Milano è entrato all’ultimo giorno, fortuna che il Partizan abbia perso le ultime due gare, oltre quella decisiva con i milanesi. Senza il canestro da 3 di Basile a Desio, Cantù sarebbe stata fuori; Siena è passata dal 1° al 2° posto e non credo che la prima, il Barcellona, vincerà la Coppa dei Campioni. A livello di campionato, sono tanti gli episodi di un livello abbassato, prendiamo in esame il caso paradigmatico di Teramo, fino a ieri ultima in classifica: aveva tenuto in scacco Siena, la squadra più furba ed esperta, alla prima giornata perdendo nel finale, ha battuto nettamente Milano, e la vittoria viene dalla panchina, dal 6° uomo Brandon Brown, 28 punti, 31 di valutazione, MVP della giornata. Se una formazione di bassa classifica si può permettere un 6° uomo americano che ha giocato in mezzo mondo, Polonia, Grecia, Croazia, Corea e Venezuela, il risultato è maggior equilibrio, maggior interesse localistico ma minore all’esterno, tanto da giustificare ancora una volta il duro commento di Gianni Petrucci contro l’immobilismo della sua amata Federazione.
Andiamoci però piano a vedere una sfiducia nei confronti di Meneghin, una sua precisa scelta 3 anni fa. Un grande filosofo diceva che quando Dio prende di mira qualcuno lo vuole mettere alla prova, mai Petrucci si comporterebbe come Saturno. Ha dovuto prendere una posizione drastica contro l’ennesima invasione di campo della Lega, che ha fatto passare anno dopo anno, esempio dopo esempio, il 7° straniero e vorrebbe far partire un campionato a 24 squadre. Che significa ancora una volta andare dalla parte opposta della logica. Questo considerato lo stato di salute di molti club, la crisi dell’Italia, la poco entusiasmante risposta alla liberizzazione Tv, il contributo alla Nazionale e i risultati determinati da questo quinquennio dai club che hanno avuto come capofila un club “vinci tutto”, salvo in Europa.. Un traguardo che il nostro basket peraltro ha già vinto 15 volte, con più squadre e più degli spagnoli, russi e greci, per cui le priorità della pallacanestro italiana sono ben altre, e ben più urgenti. Come portare certezze, spegnere i conflitti, smontare il problema di blocco di potere creato dalla Lega con una ricaduta anche sugli arbitraggi, sul comparto designazioni, perché oggi non c’è un solo club contento di quello che è stato fatto. E con l’uscita della Benetton ci vorrà un bel ribaltone perché certi “Sistemi” tanto decantati non funzionano allo stesso modo da altre parti, e bisogna scegliere un livellamento in funzione di rinnovamento come deterrente alla crisi economica. E quindi Petrucci con la sua filippica potrebbe aver mandato un segnale di disponibilità al movimento, magari nel ruolo di Commissioner, ruolo che significa uno stipendio attuale di 350 mila euro, più della Lega Calcio, se è vero che le speranze della candidatura olimpica per Roma 2020 sono ridotte al lumicino, perché le casse nazionali sono vuote. Alla Federazione andrebbe Gaetano Laguardia in versione cancelliere, la scelta meno traumatica e più logica, che confermerà Dino Meneghin per il marketing e come testimonial. Il Veneto vorrebbe Crotti, appoggiato da Lombardia e Emilia, ma lui dice però che si ritirerà del tutto.
Certo è che il Sistema attuale abbia pagato la scarsa rappresentatività ed esperienza come uomini di sport e diplomazia dei suoi attuali vertici, venuti dal mondo bancario. Un tandem che ha stretto un giro stretto di alleanze più che di consensi, non ha saputo creare un dialogo con gli stessi imprenditori, né dividere con loro le responsabilità, attrarre nuovi investitori, conquistare una popolarità con la gente, essere dinamica e umile, cercare un minimo di interesse comune e ricorrere solo all’alchimia delle formula, fino a quando con le wild card è uscito il 17. Nel senso del campionato a 17 squadre, un numero sfigato. E c’è stata anche un’occupazione di enormi spazi, fino alla nazionale, anche quelle giovanili, occupazione anche mediatica a volte asfissiante o comunque ripetitiva, che ha annoiato, alla lunga, e che deve rifluire per arrivare a una gestione più collettiva, a misura dei tempi, senza contrapposizioni pretestuose.
Petrucci rappresenta il perfetto super partes, questa svolta nella sua lunga carriera non è un’ipotesi astratta. Si devono, per il buon futuro del basket, evitare sovrapposizioni, altre mosse di potere, c’è bisogno di tutti e non di guerricciole e divisioni e purghe considerando un nemico chi porta idee e magari può dare un contributo d’esperienza. Mai creare polemiche, che sono boomerang. Vedi ad esempio le eccellenti prestazioni del trio italiano della NBA, messo brutalmente sotto accusa da chi poco ha capito il valore enorme di quella risorsa. A 3 mesi dal disastroso europeo, con Bargnani, Gallinari e Belinelli abbiamo difatti per la prima volta 3 starters (contro i soli 12 della Spaghetti League, con 17 squadre ). Bargnani è 7° fra i grandi marcatori e il giocatore franchigia di Toronto non più squadra materasso, mentre Danilo Gallinari è la star di Denver, che con 6 vittorie è fra le poche sorprese di questo inizio stagione. Non a caso, la giuria ha incluso Bargnani e Gallinari nel voting-ballot per scegliere le due squadre dell’Est e dell’Ovest che si affronteranno il 26 febbraio nell’All Star Game.
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