di Enrico Campana
L’anno scorso l’Amata aveva messo il piede sulla mina vagante per eccellenza del basket, la Scavolini. Il debutto con Cantù, già mazzolata due volte sulla via della conquista della prima Coppa Italia e del Grande Slam, come si parla con insistenza nell’ambiente, nascondeva le incognite di ogni confronto sportivo, con la variabile degli scontri ad eliminazione diretta, presunto tallone d’Achille. Cantù, fornitore ufficiale della Real Casa Senese, ha dimostrato di essere in grande forma, è in crescita, può essere un cliente pericoloso per i playoff e ha fatto con onore il suo dovere di “vittima predestinata” contro una Mps “economy run”. La versione ideale per una squadra che deve dosare le forze, mimetizzarsi il più possibile, vedere che aria tira. Risultato?. Giù la saracinesca, Cantù costretta al 38 % nel tiro da sotto dallo scudo stellare, dove Benjamin Eze ha superato un’altra prova verso la maturità come big man anche nelle grandi occasioni (stavolta hanno lasciato il segno i suoi stopponi). Anche se al coach senese – che da un po’ di tempo non recita più il ruolo di “Doctor Pianigiani e mister Piantigiani” – credo non sia piaciuto lo scout alla voce rimbalzi, unica voce dove Cantù è stata superiore. E quindi vittoria ottenuta mattone su mattone, col sacrificio, l’organizzazione, il solito patrimonio delle palle recuperate ma stavolta ancor più quello delle palle perse, solo 7 in tutta la gara. Credo anche questo sia un record.
Detto anche che saggiamente la società ha reinserito, dopo due mesi difficili, Morgan Finley, la possibile sesta marcia, rinunciando al suo self service McDonald, che anche l’ex Berti ha fatto la sua parte con un -3 di valutazione nei 9 minuti giocati, perché il campionato fa poco per i giovani e ci si aspetta da Meneghin (che ai suoi tempi è stato mandato in campo a 16 anni da un ginnasiarca sconosciuto che di nome faceva Messina. Non l’Ettore guerriero ma Nicola detto Nico, un professore che veniva da Potenza, era una vera… potenza per la carica che sapeva trasmettere a vinse al primo colpo lo scudetto con una squadra che doveva salvarsi e che segnava più di 90 punti). Insomma, quella storica squadra varesina che non potrà mai essere dimenticata, oggi può essere avvicinata al Dream team senese, ma solo come risultati. Però il basket ovvero lo sport (e lo sport che si gioca con la testa, prima che con le mani) è come la natura, alla fine si prende le sue rivincite. E passa il testimone in un’annata molto delicata per le sorti della nostra nazionale che, già esclusa dalle Olimpiadi, deve acciuffare l’ultimo posto per gli europei in Polonia nella roulette a 6 dove temibilissima è la Francia.
Però Bologna ha certificato la crescita tecnica e di personalità del trascinatore della squadra rivelazione dell’anno, Teramo, che credo abbia un budget inferiore ai 3 milioni. Stiamo parlando di Beppe Poeta, proclamato MVP da una rivista; mi associo, “songh’e pazz a’Peppiniello”.. però su questi referendum creativi la Lega deve porre la sua ufficialità, rispettare quindi la voce “valutazione di rendimento”, nella quale è al 10 posto“Beppe ‘e lametta” ). Poeta è stato felicemente definito sulla Gazzetta da Andrea Tosi lo Steve Nash italiano, anche se a me ricorda più il leggendario Tiny Archibald come gioco, che però era mancino e nero. E a proposito dell’utilità di avere un Poeta in squadra, voglio citare Aristofane, il grande commediografo dell’antichità greca, il quale scriveva: “A che serve un poeta?. Che diamine, a salvare la città!
Come diceva il radiocronista Bertoluzzi la domenica pomeriggio, vi restituisco la linea e prevedo che la Fortezza diventerà in finale un osso duro. Con i 5 punti per i vincitori nella classifica europea i bolognesi toglierebbero a Roma la seconda licenza permanente per l’Eurolega, si tratta di grossi interessi anche se non capisco come mai questo basket italiano si appiattisce davanti a certe mostruose copiature della NBA: La storia del basket deve garantire l’Eurolega a Milano, Bologna, Roma, Cantù, Treviso, Scavolini, Varese, e prevedo battaglia grossa nei prossimi mesi nei palazzi della comunità europea come già avvenne per Bosman. Uno non può alzarsi il mattino e dettare il prezzo del pane, come ai tempi dei Borboni.