di Enrico Campana
SIENA. Anche se, gira e rigira, alla fine il club degli squadroni è sempre lo stesso, in queste 23 edizioni di un campionato che non è la NBA ma che ha definitivamente svuotato, salvo eccezioni, i campionati nazionali, si tratta solo della seconda finale fra Barcellona e Olympiakos. Due squadre di forte identità europea, di marcato spirito nazionale che dalla piccola finale dello scorso anno (vinta dagli spagnoli) hanno dato quel segnale di crescita di svolta smarcandosi, per prima cosa, una volta tanto dal “potere slavo” che ha dominato le 22 edizioni delle Final Four attraverso i suoi spietati allenatori ai quali entrambe devono però l’unica vittoria di una storia nella quale ci sono più finali perse. Ne sanno qualcosa i catalani che ne hanno perso ben 4, due volte a file contro Spalato nel ’90 e ’91, e nel ’96 e ’97 contro gli emergenti greci, prima il Panathinaikos e poi l’Olympiakos che sono costate patologie di fegato irreparabili al vecchio Aito. Per la verità la storia ha negato la giusta gloria anche al focoso Ioannis Ioannis, proprio colui che ha portato gli “olimpici” ateniesi per due volte al passo del grande successo perdendo da due squadre spagnole ma non il Barcellona. Dovesse vincere l’Olympiakos, oltre a rovesciare il pronostico, i greci diventerebbero la squadra più vincente della decade con un quarto successo oltre le 3 del Panathinaikos, mentre per la continuità
L'Oscar simbolico va al Cska che non ce l’ha fatta contro il Barcellona in una partita di svolta, commettendo in semifinale il grande errore di giocare in “stile Messina” (in gergo la up tempo, il basket stupendamente micragnoso) non avendo più Ettore Messina, l’unico in grado di colmare quei 10 punti di differenza in una partita col punteggio più basso, mi dicono, della storia delle Final Four. A proposito di statistiche, una squadra non vinceva più nell’overtime dal 2004, stavolta è stata premiato l’Olympiakos mentre la crescita prodigiosa del Partizan Belgrado grazie allo stupendo reclutamento avviato negli ultimi due anni da Dule Vujosevic, l’esegeta di Borges e dei classici che però l’Italia non ha voluto tenere perché lui lavora e soffre in maniche di camicia, non si presenta in giacca e cravatta come vogliono quelli che lo sport lo succhiano fino al midollo, lo conoscono solo per convenienza e non come filosofia. Con i vari Vesely, Maric e McCalebb il grande e poco fortunato “Dule”, il papà di giocatori come Danilovic e Divac, rappresenta una lezione per gli spendaccioni esterofili. Il budget della sua squadra non è superiore a quel grande sacrificio che il popolo catalano ha dovuto fare per strappare alla NBA Ricky Rubio. I 3,5 milioni di euro, giustificati dal valore del ragazzo, un Marzorati meno verticale ma più direttore d’orchestra, e dal cosiddetto “orgullo catalan” , non certo inferiore allo spirito dei nostri amati leghisti padani, ma con ben altre sfaccettature, sono diventati il primo passo per la conquista del vertice continentale e un possibile nuovo ciclo. E alla prima occasione, Ricky, una figura che suscita simpatia e fa un gran bene alla popolarità del basket infestata da mercenari che considerano la spaghetti-league un bancomat, l’occasione per apprezzare la cucina italiana e la “dolce vita”, ha posato il suo mattone d’oro con uno vero e poprio show contro gli ingessati giganti russi tristemente “demessinizzati”, basta vedere la differenza enorme nelle le cifre della valutazione di gioco, 80 a 49, contro l’84-84 delle altre due squadre, con un’overtime che ha esaltato la bellezza del nostro sport.
Ironia della sorte, la squadra più forte sotto canestro, vedere le cifre e quel che hanno fatto Maric, l’australiano di sangue serbo, e il ceko Vesely, ha perso dall’Olympiakos per i rimbalzi offensivi, ben 16 per i greci, alcuni cruciali come quello ghermito da Josh Childress che ha portato l’Olympiakos al supplementare, e i 3 dell’omerico Bourousis negli ultimi 5 drammatici minuti dove è toccato mettere il sigillo alla vittoria dalla lunetta a un serbo. Parliamo di Milos Teodosic, un genio del basket, una guardia-play che l’estate scorsa l’Olympiakos aveva messo sul mercato e ha dovuto ritirare perché nessuno crede in questi giocatori “croce e delizia”. Voglio immaginare cosa sarebbe una trazione-posteriore McIntyre-Teodosic, roba da mandare in solluchero anche la NBA.
Premiata l’umiltà massima di Panagiotis Giannakis, a suo tempo una grande guardia-play spalla di Nicos Galis nell’Aris, un allievo del grande maestro Ioannidis. Ha svolto bene il suo lavoro, è riuscito a creare il giusto mix fra i suoi pezzi da NBA, Childress e il lituano Kleiza, sbarcato quest’anno al Pireo, e i greci, i vari Papaloukas e Bourusis, a fare soprattutto del ciccione Schortanidis, 140 chili senza sconto, un Barkley con minor tecnica e peso, un elemento prezioso, non ha pianto per l’indisponibilità di un giocatore chiave quale Yotham Halperin, la guardia israeliana miglior realizzatore nei due incontri di questa stagione con gli slavi. Complimenti, anche se forse una finale Barcellona-Partizan sarebbe stata perfetta per suggellare un basket europeo che volta pagina, non è sottomesso agli yankee, è un serbatoio d’oro per la NBA, e quella NCAA europea che dovrebbe prendere meglio forma attraverso campionati nazionali, a volte spocchiosi e costosi e meno divertenti. E puniti dal pubblico e dagli sponsor in tempi di tv, pay-tv e della preziosa e demistificante Rete.
Dopo il turno di riposo, per i fortunati 15 mila di Parigi-Bercy e via Tv per ben 199 paesi alle ore 18 Finale 3° posto: Partizan Belgrado-Cska Mosca, ore 21 finale 1° posto Regal Barcellona-Olympiakos Atene (nessun precedente in questa stagione).
Così le semifinali
Regal Barcellona-Cska 64-54 (12-11, 17-10, 18-20, 17-13). Regal Barcellona: Rubio 10, Navarro 10, Morris 2, Mickeal 8, Lorbek 7; Basile, Lakovic 3, Vasquez, Ndong 9, Grimau 4. N.e. Sada. All: Xavi pascual. Statistiche: Tiro: 17/32 (53%), da 3, 6/24 (25%), Tl 12/14 (85,7%), Rimbalzi: 41 (28+13), Assist 13, Recuperate 5, Perse 11, Stoppate 2-2, Falli 12-15, Valutazione 80. Cska Mosca: Planinic, Longdon 12, Siskaukas 19, Khryapa 5, Kaun 9; Smodis, Holden 7, Mensah-Bonsu, Ponkrashov 2, Vorontsevic.N.e.: Kurbanov, Sokolov. All.: Evgeny Pashutin. Statistiche: Tiro: 16/42 (38%), da 3, 6/26 (23%), Tl 4/9 (44,4%), Rimbalzi 39 (22+17), Assist 11, Recuperate 8, Perse 9, Stoppate 2-2, Falli 15-12, Valutazione 49. Arbitri: Brazauskas (Lit), Christodolou (Gr), Chambon (Fra).
Olympiakos Atene-Partizan Belgrado 80-83 ts (15-17, 11-18, 24-19, 15-15; 13-16). Olympiakos Atene: Penn, teodosic 17, Kleiza 19, Childress 17, Schortsanidis 11; Papaloukas 10, Borousis 9, Beverlyu, Vujcic, Vassilopoulos, Mavrokefalidis. N.e: Halperin. All. Panagiotis Giannakis. Statistiche: Tiro: 21/39 (53,8%), da 3, 4/23 (17,3%), Tl 29/38 (76,3%), Rimbalzi 39 (23+16), Assist 8, Recuperi 12, Perse 13, Stoppate 1-6, Falli 24-30, Valutazione 84.Partizan Belgrado: McCalebb 21, Roberts 5, Kecman 11, Vasely 13, Vranes; Maric 17, Rasic 5, Bozic 8, Djekic, Mitrovic, Milosevic. N.e.: Sinovec. All: Dule Vujosevic. Statistiche: Tiro 19/35 (54,2%), da 3, 7/23 (30,4%), Tl 21/30 (70%), Rimbalzi 35 (24/11), Assist 19, recuperi 9, perse 17, Stoppate 6-1, Falli 30-24, Valitazione 84. Arbitri: Bachar (Isr), Facchini (Ita), Hierrezuelo (Spa).
Albo d’oro Final Four
1988 Gand: Philips Milano (all.: Franco Casalini, Ita); 1989 Monaco: Jugoslastika Spalato (Bozidar Maljkovic, Srb), 1990 Saragozza: Jugoplastika Spalato (Bozadar Maljkovic), 1991 Parigi: Pop 84 Spalato (Zeliko Pavlicevic, Cro), 1992 Istanbul: Partizan Belgrado (Zeljko Obradovic, Srb), 1993 Atene: Limoges (B.Malikovic), 1994 Tel Aviv: Joventud Badalona (Z.Obradovic), 1995 Saragozza: Real Madrid (Z.Obradovic), 1996 Parigi: Panathinaikos Atene (B.Lajkovic), 1997 Roma: Olympiakos (Dusan Ivkovic, Srb), 1998 Barcellona: Kinder Bologna (Ettore Messina, Ita), 1999 Monaco: Zalgiris Kaunas (J.Kazlaukas, Lit), 2000: Salonicco: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic), 2001 Parigi: Maccabi Teal Aviv (Pini Gershon, Isr), 2002 Bologna: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic), 2003 Barcellona. Regal Barcellona (Svetislav Pesic, Srb), 2004 Tel Aviv: Maccabi (Pini Gershon), 2005 Mosca: Maccabi Tel Aviv (P.Gershon), 2006 Praga: Cska Mosca (Ettore Messina, Ita), 2007 Atene: Panathinaikos (Z.Obradovic), 2008 Madrid: Cska Mosca (Ettore Messina), 2009 Berlino: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic)
SIENA. Anche se, gira e rigira, alla fine il club degli squadroni è sempre lo stesso, in queste 23 edizioni di un campionato che non è la NBA ma che ha definitivamente svuotato, salvo eccezioni, i campionati nazionali, si tratta solo della seconda finale fra Barcellona e Olympiakos. Due squadre di forte identità europea, di marcato spirito nazionale che dalla piccola finale dello scorso anno (vinta dagli spagnoli) hanno dato quel segnale di crescita di svolta smarcandosi, per prima cosa, una volta tanto dal “potere slavo” che ha dominato le 22 edizioni delle Final Four attraverso i suoi spietati allenatori ai quali entrambe devono però l’unica vittoria di una storia nella quale ci sono più finali perse. Ne sanno qualcosa i catalani che ne hanno perso ben 4, due volte a file contro Spalato nel ’90 e ’91, e nel ’96 e ’97 contro gli emergenti greci, prima il Panathinaikos e poi l’Olympiakos che sono costate patologie di fegato irreparabili al vecchio Aito. Per la verità la storia ha negato la giusta gloria anche al focoso Ioannis Ioannis, proprio colui che ha portato gli “olimpici” ateniesi per due volte al passo del grande successo perdendo da due squadre spagnole ma non il Barcellona. Dovesse vincere l’Olympiakos, oltre a rovesciare il pronostico, i greci diventerebbero la squadra più vincente della decade con un quarto successo oltre le 3 del Panathinaikos, mentre per la continuità
L'Oscar simbolico va al Cska che non ce l’ha fatta contro il Barcellona in una partita di svolta, commettendo in semifinale il grande errore di giocare in “stile Messina” (in gergo la up tempo, il basket stupendamente micragnoso) non avendo più Ettore Messina, l’unico in grado di colmare quei 10 punti di differenza in una partita col punteggio più basso, mi dicono, della storia delle Final Four. A proposito di statistiche, una squadra non vinceva più nell’overtime dal 2004, stavolta è stata premiato l’Olympiakos mentre la crescita prodigiosa del Partizan Belgrado grazie allo stupendo reclutamento avviato negli ultimi due anni da Dule Vujosevic, l’esegeta di Borges e dei classici che però l’Italia non ha voluto tenere perché lui lavora e soffre in maniche di camicia, non si presenta in giacca e cravatta come vogliono quelli che lo sport lo succhiano fino al midollo, lo conoscono solo per convenienza e non come filosofia. Con i vari Vesely, Maric e McCalebb il grande e poco fortunato “Dule”, il papà di giocatori come Danilovic e Divac, rappresenta una lezione per gli spendaccioni esterofili. Il budget della sua squadra non è superiore a quel grande sacrificio che il popolo catalano ha dovuto fare per strappare alla NBA Ricky Rubio. I 3,5 milioni di euro, giustificati dal valore del ragazzo, un Marzorati meno verticale ma più direttore d’orchestra, e dal cosiddetto “orgullo catalan” , non certo inferiore allo spirito dei nostri amati leghisti padani, ma con ben altre sfaccettature, sono diventati il primo passo per la conquista del vertice continentale e un possibile nuovo ciclo. E alla prima occasione, Ricky, una figura che suscita simpatia e fa un gran bene alla popolarità del basket infestata da mercenari che considerano la spaghetti-league un bancomat, l’occasione per apprezzare la cucina italiana e la “dolce vita”, ha posato il suo mattone d’oro con uno vero e poprio show contro gli ingessati giganti russi tristemente “demessinizzati”, basta vedere la differenza enorme nelle le cifre della valutazione di gioco, 80 a 49, contro l’84-84 delle altre due squadre, con un’overtime che ha esaltato la bellezza del nostro sport.
Ironia della sorte, la squadra più forte sotto canestro, vedere le cifre e quel che hanno fatto Maric, l’australiano di sangue serbo, e il ceko Vesely, ha perso dall’Olympiakos per i rimbalzi offensivi, ben 16 per i greci, alcuni cruciali come quello ghermito da Josh Childress che ha portato l’Olympiakos al supplementare, e i 3 dell’omerico Bourousis negli ultimi 5 drammatici minuti dove è toccato mettere il sigillo alla vittoria dalla lunetta a un serbo. Parliamo di Milos Teodosic, un genio del basket, una guardia-play che l’estate scorsa l’Olympiakos aveva messo sul mercato e ha dovuto ritirare perché nessuno crede in questi giocatori “croce e delizia”. Voglio immaginare cosa sarebbe una trazione-posteriore McIntyre-Teodosic, roba da mandare in solluchero anche la NBA.
Premiata l’umiltà massima di Panagiotis Giannakis, a suo tempo una grande guardia-play spalla di Nicos Galis nell’Aris, un allievo del grande maestro Ioannidis. Ha svolto bene il suo lavoro, è riuscito a creare il giusto mix fra i suoi pezzi da NBA, Childress e il lituano Kleiza, sbarcato quest’anno al Pireo, e i greci, i vari Papaloukas e Bourusis, a fare soprattutto del ciccione Schortanidis, 140 chili senza sconto, un Barkley con minor tecnica e peso, un elemento prezioso, non ha pianto per l’indisponibilità di un giocatore chiave quale Yotham Halperin, la guardia israeliana miglior realizzatore nei due incontri di questa stagione con gli slavi. Complimenti, anche se forse una finale Barcellona-Partizan sarebbe stata perfetta per suggellare un basket europeo che volta pagina, non è sottomesso agli yankee, è un serbatoio d’oro per la NBA, e quella NCAA europea che dovrebbe prendere meglio forma attraverso campionati nazionali, a volte spocchiosi e costosi e meno divertenti. E puniti dal pubblico e dagli sponsor in tempi di tv, pay-tv e della preziosa e demistificante Rete.
Dopo il turno di riposo, per i fortunati 15 mila di Parigi-Bercy e via Tv per ben 199 paesi alle ore 18 Finale 3° posto: Partizan Belgrado-Cska Mosca, ore 21 finale 1° posto Regal Barcellona-Olympiakos Atene (nessun precedente in questa stagione).
Così le semifinali
Regal Barcellona-Cska 64-54 (12-11, 17-10, 18-20, 17-13). Regal Barcellona: Rubio 10, Navarro 10, Morris 2, Mickeal 8, Lorbek 7; Basile, Lakovic 3, Vasquez, Ndong 9, Grimau 4. N.e. Sada. All: Xavi pascual. Statistiche: Tiro: 17/32 (53%), da 3, 6/24 (25%), Tl 12/14 (85,7%), Rimbalzi: 41 (28+13), Assist 13, Recuperate 5, Perse 11, Stoppate 2-2, Falli 12-15, Valutazione 80. Cska Mosca: Planinic, Longdon 12, Siskaukas 19, Khryapa 5, Kaun 9; Smodis, Holden 7, Mensah-Bonsu, Ponkrashov 2, Vorontsevic.N.e.: Kurbanov, Sokolov. All.: Evgeny Pashutin. Statistiche: Tiro: 16/42 (38%), da 3, 6/26 (23%), Tl 4/9 (44,4%), Rimbalzi 39 (22+17), Assist 11, Recuperate 8, Perse 9, Stoppate 2-2, Falli 15-12, Valutazione 49. Arbitri: Brazauskas (Lit), Christodolou (Gr), Chambon (Fra).
Olympiakos Atene-Partizan Belgrado 80-83 ts (15-17, 11-18, 24-19, 15-15; 13-16). Olympiakos Atene: Penn, teodosic 17, Kleiza 19, Childress 17, Schortsanidis 11; Papaloukas 10, Borousis 9, Beverlyu, Vujcic, Vassilopoulos, Mavrokefalidis. N.e: Halperin. All. Panagiotis Giannakis. Statistiche: Tiro: 21/39 (53,8%), da 3, 4/23 (17,3%), Tl 29/38 (76,3%), Rimbalzi 39 (23+16), Assist 8, Recuperi 12, Perse 13, Stoppate 1-6, Falli 24-30, Valutazione 84.Partizan Belgrado: McCalebb 21, Roberts 5, Kecman 11, Vasely 13, Vranes; Maric 17, Rasic 5, Bozic 8, Djekic, Mitrovic, Milosevic. N.e.: Sinovec. All: Dule Vujosevic. Statistiche: Tiro 19/35 (54,2%), da 3, 7/23 (30,4%), Tl 21/30 (70%), Rimbalzi 35 (24/11), Assist 19, recuperi 9, perse 17, Stoppate 6-1, Falli 30-24, Valitazione 84. Arbitri: Bachar (Isr), Facchini (Ita), Hierrezuelo (Spa).
Albo d’oro Final Four
1988 Gand: Philips Milano (all.: Franco Casalini, Ita); 1989 Monaco: Jugoslastika Spalato (Bozidar Maljkovic, Srb), 1990 Saragozza: Jugoplastika Spalato (Bozadar Maljkovic), 1991 Parigi: Pop 84 Spalato (Zeliko Pavlicevic, Cro), 1992 Istanbul: Partizan Belgrado (Zeljko Obradovic, Srb), 1993 Atene: Limoges (B.Malikovic), 1994 Tel Aviv: Joventud Badalona (Z.Obradovic), 1995 Saragozza: Real Madrid (Z.Obradovic), 1996 Parigi: Panathinaikos Atene (B.Lajkovic), 1997 Roma: Olympiakos (Dusan Ivkovic, Srb), 1998 Barcellona: Kinder Bologna (Ettore Messina, Ita), 1999 Monaco: Zalgiris Kaunas (J.Kazlaukas, Lit), 2000: Salonicco: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic), 2001 Parigi: Maccabi Teal Aviv (Pini Gershon, Isr), 2002 Bologna: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic), 2003 Barcellona. Regal Barcellona (Svetislav Pesic, Srb), 2004 Tel Aviv: Maccabi (Pini Gershon), 2005 Mosca: Maccabi Tel Aviv (P.Gershon), 2006 Praga: Cska Mosca (Ettore Messina, Ita), 2007 Atene: Panathinaikos (Z.Obradovic), 2008 Madrid: Cska Mosca (Ettore Messina), 2009 Berlino: Panathinaikos Atene (Z.Obradovic)