di Enrico Campana
SIENA. E’ un triste tempo di terremoti e di tsunami, non bisognerebbe scherzarci su, ma purtroppo è successo anche nel basket italiano. Meno male che qui non ci sono cadaveri. Le sconfitte sportive vanno e vengono, questo è il bello. Ma è vero anche che il quarto tempo di Tel Aviv ha fatto storia: 43 punti, punteggio-record di un parziale dell’Euroleague, che resisteva da 10 anni. In due occasioni si era arrivati a 41 punti col Real nel ’91 e lo Zalgiris nel 2009, ma nella regular season. Le Top 16 sarebbero – si sa – di un livello più alto…
Abbiamo invece assistito a una caduta a sasso, o meglio a un vero e proprio schianto. Episodi che non trovano ragione sia negli annali della gara ma soprattutto nella storia della Mps, specie in questa stagione dove, ad esempio, in soli 10 minuti i biancoverdi hanno subito più punti dell’intera gara a Zagabria .
La squadra più cinica, ferrata, combattiva, del campionato italiano naufraga assieme alla credibilità della Spaghetti-League, che mai ai primi di marzo era fuori da tutte le competizioni europee, salvo la Scavolini che in penombra cercherà di riconquistare l’Eurochallenge. Quella coppetta che la Virtus ha ritenuto poco cosa per il suo blasone, tanto da non onorarla più…
La Pianigiani-band rialza la testa a 10 minuti dalla fine accettando un dissennato corri-e-tira e rifugiandosi nel fallo sistematico. Da qui un 43-25 da incorniciare, invece di palificare la difesa, col suo tesoretto di lunghi a scaldare la panca, anche se a Tel Aviv decide di mettere in formazione quello che potrebbe essere il bau-bau. Parlo di quell’ Uros Slokar arrivato a Siena con squilli di tromba (padron, di chiarine da finestre di Palazzo Pubblico), come “il campione che ha fatto bene con l’Olimpia Lubiana nella prima fase dell’Euroleague e soprattutto ha dato un contributo decisivo al miglior risultato della Slovenia negli ultimi europei”. Fuori quindi un altro italiano, D’Ercole, dentro invece questo granatiere di Pomerania. E’ una mossa tattica indovinata che può pagare, plaudo quindi al club previdente che ha fatto un sacrificio economico per conquistare questa agognata coppa dei Campioni e glorificare con il grande slam un’epopea del basket. Invece “n.e.”, non entrato in campo, anche se vanta pure il nome tipico dei gladiatori romani che incute paura. E n. e. sono anche Ress e Marconato. Tre lunghi che avrebbero fatto comodo, avendo la Mps ha pagato nuovamente ai rimbalzi in una gara d’alto livello (-7 rispetto ai rivali), ma soprattutto perché con le opportune rotazioni Simone Pianigiani sarebbe arrivato alla fine con una squadra fresca dopo un mese terribile fra gare e viaggi. Ettore Messina, il suo modello, ha vinto con 42 punti della panchina, quasi il 60 del totale, contro il settebello senese morto di fatica come Dorando Petri nella famosa maratona.
Era questo della tenuta l’unico problema, ancor più del valore del Maccabi (squadra di seconda fila del pronostico, nemmeno lontanamente parente di quella degli anni d’oro, che risponde alle attese di un intero popolo, che riesce però ad insanguarsi di sangue caliente del kibbutz), quanto invece manca alla sua avversaria, bellissima selezione all star, una macchina di canestri e vittorie guidata da un allenatore azzurro che si perde però nello spazio europeo, dove contano anche le proprie identità. Vedere soprattutto i serbi, gli spagnoli, i russi.
E’ la Mps delle gare di cartello, che paga il solito pedaggio internazionale di Stonerook fuori casa, gli svolazzi gentili della farfalla nera Eze (3 rimbalzi), soprattutto l’inconsistenza (imprevista) del suo ultimo rinforzo, David Hawkins, il quale ha puntualmente toppato quest’anno in Europa, quando tutti davano per scontato che facesse la differenza, canestri, rimbalzi, difesa, carisma.
La Siena dei record consegna dunque il lasciapassare al Maccabi, una squadra atipica, con un solo pivot e nemmeno un crack (Fischer D’Oron, 4 rimbalzi a gara, chi è costui?), abbondanza di ali forte e guardie che entrano ed escono dal campo come una porta girevole, una sola star, quell’Alan Anderson che la Virtus ha scaricato due anni fa per poche migliaia di euro di buy-out e nelle due gare ha fatto vedere i sorci verdi ai senesi (ma soprattutto a Hawkins…), segnando ben 50 punti. Come Zvi Sherf due anni fa nella semifinale, anche stavolta Simone Pianigiani è finito nel sacco di una vecchia volpe israeliana della panchina, quel Pini Gherson coach-faccendiere al servizio anche della nazionale bulgara, che recluta a tutto spiano (Jaaber, Rowland, forse anche David Moss che Siena ha dato in prestito a Bologna), basta pagare, sembra, 80 mila dollari e servire per un anno la nazionale di quella che era la più fedele alleata dell’Urss e si diventa comunitari: Che teoricamente significa avere un vantaggio numerico, a scapito dei vivai.
Siena merita rispetto come squadra, società e allenatore, subisce il contrappasso di un campionato umiliato, che le offre solo passerelle e record ma non sostanza, ma è aliena alla dialettica e ancor più alla semplice critica tecnica, basta leggere le cronache della vigilia di alcuni giornali: profluvi di parole, retorica a buon mercato, nessuna analisi sulla partita, sui possibili duelli, sulle possibili mosse vincenti, quello stuzzicare il coach – come fanno i colleghi del calcio – che servono anche a riscaldare l’atmosfera. Cloroformio purissimo, parliamone dopo semmai…
La parte tattica del gioco, nelle vigilie del basket, in Italia è del tutto sparita, forse per questo sono stati pensionati due assi della dialettica quali Peterson e i Bianchini, i risultati sono lì da vedere.
A Tel Aviv si poteva perdere, certo, ma non in questo modo, bisognava vincere invece 2-0 col Real. Quella era la chiave, quel Real era malato… Era possibile metterlo fuori!. Marconato è stato la chiave del sorprendente successo in gara 1, son qui a chiedermi perchè non insistere sull’Aiace Telamonio del nostro basket, o negare una chance almeno a Uros Slokar, risparmiando Lavrinovic coi suoi problemi di schiena?
Finisce un ciclo in Europa, lo scudetto sarà invece solo una formalità. Credo che la società possa tranquillamente avere un futuro più grande di quello attuale (almeno in Europa), anche stringendo i cordoni della borsa, se solo darà a Pianigiani le coordinate giuste per fare un basket di risultati ma anche di produzione. Ha vinto molti titoli giovanili, le risorse scarseggiano in generale e una squadra come questa è anti-storica più che un controsenso – detto con ammirazione, affetto – in rapporto agli scenari.
In un panorama di un’Euroleague che offre una ventata di freschezza, dunque la buia notte di Tel Aviv regala due record da cestinare in fretta. Oltre ai 43 punti degli ultimi 10 minuti – meno dei 40 concessi al Cibona nella prima gara della stagione a Zagabria! – la Mps accentua il suo passo del gambero in Europa: dalle Final Four di due anni fa all’eliminazione nei playoff dell’anno scorso col Panathinaikos (dopo aver vinto ad Atene) e quest’anno già alla 5.a giornata delle Top 16.
PS: Magari nella sua Tv frequentatissima di ospiti la Mps-Mensana oltre all’”opinione” potrebbe inserire anche la “contropinione”,: forse i tifosi dissidenti – costretti a frequentare chat altrui – potrebbero essere più utili (o meno pericolosi) dei laudatores.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SIENA. E’ un triste tempo di terremoti e di tsunami, non bisognerebbe scherzarci su, ma purtroppo è successo anche nel basket italiano. Meno male che qui non ci sono cadaveri. Le sconfitte sportive vanno e vengono, questo è il bello. Ma è vero anche che il quarto tempo di Tel Aviv ha fatto storia: 43 punti, punteggio-record di un parziale dell’Euroleague, che resisteva da 10 anni. In due occasioni si era arrivati a 41 punti col Real nel ’91 e lo Zalgiris nel 2009, ma nella regular season. Le Top 16 sarebbero – si sa – di un livello più alto…
Abbiamo invece assistito a una caduta a sasso, o meglio a un vero e proprio schianto. Episodi che non trovano ragione sia negli annali della gara ma soprattutto nella storia della Mps, specie in questa stagione dove, ad esempio, in soli 10 minuti i biancoverdi hanno subito più punti dell’intera gara a Zagabria .
La squadra più cinica, ferrata, combattiva, del campionato italiano naufraga assieme alla credibilità della Spaghetti-League, che mai ai primi di marzo era fuori da tutte le competizioni europee, salvo la Scavolini che in penombra cercherà di riconquistare l’Eurochallenge. Quella coppetta che la Virtus ha ritenuto poco cosa per il suo blasone, tanto da non onorarla più…
La Pianigiani-band rialza la testa a 10 minuti dalla fine accettando un dissennato corri-e-tira e rifugiandosi nel fallo sistematico. Da qui un 43-25 da incorniciare, invece di palificare la difesa, col suo tesoretto di lunghi a scaldare la panca, anche se a Tel Aviv decide di mettere in formazione quello che potrebbe essere il bau-bau. Parlo di quell’ Uros Slokar arrivato a Siena con squilli di tromba (padron, di chiarine da finestre di Palazzo Pubblico), come “il campione che ha fatto bene con l’Olimpia Lubiana nella prima fase dell’Euroleague e soprattutto ha dato un contributo decisivo al miglior risultato della Slovenia negli ultimi europei”. Fuori quindi un altro italiano, D’Ercole, dentro invece questo granatiere di Pomerania. E’ una mossa tattica indovinata che può pagare, plaudo quindi al club previdente che ha fatto un sacrificio economico per conquistare questa agognata coppa dei Campioni e glorificare con il grande slam un’epopea del basket. Invece “n.e.”, non entrato in campo, anche se vanta pure il nome tipico dei gladiatori romani che incute paura. E n. e. sono anche Ress e Marconato. Tre lunghi che avrebbero fatto comodo, avendo la Mps ha pagato nuovamente ai rimbalzi in una gara d’alto livello (-7 rispetto ai rivali), ma soprattutto perché con le opportune rotazioni Simone Pianigiani sarebbe arrivato alla fine con una squadra fresca dopo un mese terribile fra gare e viaggi. Ettore Messina, il suo modello, ha vinto con 42 punti della panchina, quasi il 60 del totale, contro il settebello senese morto di fatica come Dorando Petri nella famosa maratona.
Era questo della tenuta l’unico problema, ancor più del valore del Maccabi (squadra di seconda fila del pronostico, nemmeno lontanamente parente di quella degli anni d’oro, che risponde alle attese di un intero popolo, che riesce però ad insanguarsi di sangue caliente del kibbutz), quanto invece manca alla sua avversaria, bellissima selezione all star, una macchina di canestri e vittorie guidata da un allenatore azzurro che si perde però nello spazio europeo, dove contano anche le proprie identità. Vedere soprattutto i serbi, gli spagnoli, i russi.
E’ la Mps delle gare di cartello, che paga il solito pedaggio internazionale di Stonerook fuori casa, gli svolazzi gentili della farfalla nera Eze (3 rimbalzi), soprattutto l’inconsistenza (imprevista) del suo ultimo rinforzo, David Hawkins, il quale ha puntualmente toppato quest’anno in Europa, quando tutti davano per scontato che facesse la differenza, canestri, rimbalzi, difesa, carisma.
La Siena dei record consegna dunque il lasciapassare al Maccabi, una squadra atipica, con un solo pivot e nemmeno un crack (Fischer D’Oron, 4 rimbalzi a gara, chi è costui?), abbondanza di ali forte e guardie che entrano ed escono dal campo come una porta girevole, una sola star, quell’Alan Anderson che la Virtus ha scaricato due anni fa per poche migliaia di euro di buy-out e nelle due gare ha fatto vedere i sorci verdi ai senesi (ma soprattutto a Hawkins…), segnando ben 50 punti. Come Zvi Sherf due anni fa nella semifinale, anche stavolta Simone Pianigiani è finito nel sacco di una vecchia volpe israeliana della panchina, quel Pini Gherson coach-faccendiere al servizio anche della nazionale bulgara, che recluta a tutto spiano (Jaaber, Rowland, forse anche David Moss che Siena ha dato in prestito a Bologna), basta pagare, sembra, 80 mila dollari e servire per un anno la nazionale di quella che era la più fedele alleata dell’Urss e si diventa comunitari: Che teoricamente significa avere un vantaggio numerico, a scapito dei vivai.
Siena merita rispetto come squadra, società e allenatore, subisce il contrappasso di un campionato umiliato, che le offre solo passerelle e record ma non sostanza, ma è aliena alla dialettica e ancor più alla semplice critica tecnica, basta leggere le cronache della vigilia di alcuni giornali: profluvi di parole, retorica a buon mercato, nessuna analisi sulla partita, sui possibili duelli, sulle possibili mosse vincenti, quello stuzzicare il coach – come fanno i colleghi del calcio – che servono anche a riscaldare l’atmosfera. Cloroformio purissimo, parliamone dopo semmai…
La parte tattica del gioco, nelle vigilie del basket, in Italia è del tutto sparita, forse per questo sono stati pensionati due assi della dialettica quali Peterson e i Bianchini, i risultati sono lì da vedere.
A Tel Aviv si poteva perdere, certo, ma non in questo modo, bisognava vincere invece 2-0 col Real. Quella era la chiave, quel Real era malato… Era possibile metterlo fuori!. Marconato è stato la chiave del sorprendente successo in gara 1, son qui a chiedermi perchè non insistere sull’Aiace Telamonio del nostro basket, o negare una chance almeno a Uros Slokar, risparmiando Lavrinovic coi suoi problemi di schiena?
Finisce un ciclo in Europa, lo scudetto sarà invece solo una formalità. Credo che la società possa tranquillamente avere un futuro più grande di quello attuale (almeno in Europa), anche stringendo i cordoni della borsa, se solo darà a Pianigiani le coordinate giuste per fare un basket di risultati ma anche di produzione. Ha vinto molti titoli giovanili, le risorse scarseggiano in generale e una squadra come questa è anti-storica più che un controsenso – detto con ammirazione, affetto – in rapporto agli scenari.
In un panorama di un’Euroleague che offre una ventata di freschezza, dunque la buia notte di Tel Aviv regala due record da cestinare in fretta. Oltre ai 43 punti degli ultimi 10 minuti – meno dei 40 concessi al Cibona nella prima gara della stagione a Zagabria! – la Mps accentua il suo passo del gambero in Europa: dalle Final Four di due anni fa all’eliminazione nei playoff dell’anno scorso col Panathinaikos (dopo aver vinto ad Atene) e quest’anno già alla 5.a giornata delle Top 16.
PS: Magari nella sua Tv frequentatissima di ospiti la Mps-Mensana oltre all’”opinione” potrebbe inserire anche la “contropinione”,: forse i tifosi dissidenti – costretti a frequentare chat altrui – potrebbero essere più utili (o meno pericolosi) dei laudatores.
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