di Enrico Campana
SIENA. Dino Meneghin, passato alla storia come il gladiatore del basket, da presidente li ha definiti una cosa da vomito. In effetti, coloro che hanno letto i verbali della Procura di Reggio e il dispaccio Ansa contenente frasi come “associazione per delinquere, frode sportiva, abuso d’ufficio” pencolano fra la sensazione di un “romanzo criminale” un po' caramelloso, roba da “noantri”, grandi mangiate a base di pesce di quattro insaziabili amici, e “un segnale d’allarme che potrebbe essere un principio d’incidendio”. In questo secondo caso sorprese grosse dentro scatole piccole, il topolino che partorisce il gigante. Insomma, l’opposto umoristico del cavallo di Troia.
Io che amo il basket dico che non può essere vero. E Meneghin stesso, al di là del suo giudizio nauseante, fortunatamente ce lo conferma, Ma una vicenda giudiziaria comunque porta sempre sorprese; da tempo la Fip ha creato un protocollo con l’Ufficio Entrate e la Finanza sta passando al setaccio tutto lo sport professionistico per scoprire eventuali reati valutari. La buccia di banana che tradì Al Capone, anche se nel basket non ci sono personaggi così, né li abbiamo mai conosciuti. La torta è modesta, forse i personaggi alla fine sono essi stessi modesti e tendono a sopravvalutarsi. Del resto, è la filosofia dello sport dei giganti, bisogna giganteggiare. Giganteggia in stupidità invece quell’arbitro ascoltato (solo in un secondo tempo) dal procuratore federale e subito prosciolto. Lo sfacciato tempesta di sms il capo degli arbitri, lo ringrazia, e per ben 3 volte gli chiede un commissario per continuare ad avere la certezza di un bel voto. Così magari l’anno prossimo anche lui guadagnerà un gettone da 1000 euro, potrà andare in Tv, fare gli esami per il patentino internazionale. E’ un quadretto esilarante, da commedia dei fratelli De Filippo. La punizione? Continua ad arbitrare in A-2, e ogni partita si mette in tasca un gettone che vale quanto una pensione sociale.
Facciamo questo viaggio conoscitivo dentro questo “spaccato di malaffare” con l’umiltà del cronista e una certa rassegnazione sulla possibilità che venga fatta pulizia. Per due ragioni. E’ un navigare fra i “segreti istruttori” e quelli “distruttori”. Quelli grotteschi, più angoscianti dei primi perché ormai non c’è nessuno disposto a riconoscere i propri errori. Mentre siamo ancora col fiato trattenuto aspettando il cosiddetto “de relato” – e cioè la verifica delle cose e fatti riferite da altri – e alla ricostruzione temporale delle troppe partite considerate “fasulle”, che nella prima fase dell’indagine erano non più del 20 per cento, sembra cominciato lo slalom per uscirne il più presto possibile. Ma intanto sono entrate in campo testate forti, di tutto l’arco costituzionale.
COMMISSARI SPECIALI. Sono loro che dirigono il traffico delle intercettazioni, danno buoni voti agli arbitri compiacenti, sono invitati dall’alto in maniera cruda a stroncare qualche carriera, istigati a volte anche dall’esterno. Da dirigenti di società come risulta leggendo il nome di una presidentessa toscana. Fra i commissari utilizzati dal CIA nei vari campionati 2 soli hanno licenza per spaziare dovunque, Luciano Tola di Viterbo (presidente CIA, ex arbitro di A e presidente Aiap) e Renato Baldi di Napoli (ex arbitro di A). Gli altri sono così suddivisi: Serie A: Tola, Baldi, Baldini, Nitti, Colucci (come Lega), Teofili (osservatore, non valutatore), Zancanella, Paronelli (anche designatore FIP) e Pironi. Ai tempi dell’apertura delle indagini (settembre 2007), Tola arbitrava in A, Nitti era commissario in Lega2, Teofili non aveva funzioni ispettive in A, Baldini era designatore e commissario di Lega 2, Zancanella commissario A dilettanti mentre Pironi, Paronelli, Colucci, Baldi erano già attivi in Serie A assieme a Stefano Cazzaro, ex arbitro di A (oggi designatore della Lega 2 in quota Lega con Grossi), e il presidente degli arbitri, Giovanni Garibotti, era supercommissario e controllava i commissari (Tola ha tolto questa prerogativa), e veniva designato da Alessandro Campera, responsabile designazione dei Commissari. Gianni Montella, responsabile dei commissari per la formazione ed istruzione, aveva 3 collaboratori. L’organigramma del CIA all’epoca era: presidente Giovanni Garibotti, vicepresidente Claudio Tognato, consiglieri Stefano Persichelli, Gaetano Laguardia, Valerio Bianchini.
ANOMALIE. Durante le indagini ci sono stati modifiche e spostamenti rapidi nelle carriere certamente oggetto di valutazione da parte dell’inquirente oltre al “de relato”, quella che potrebbe essere la “scatola nera”. Nessuno è stato “espulso”, l’elefantiasi è proseguita. Più delle metà dei commissari indagati (sembra che il PM abbia indicato ben 24 persone su 45), avrebbe addirittura continuato a operare nei campionati. Se non si vogliono chiamare anomalie, le originalità di questo sistema non sono poche.
L’organismo dirigente, di gestione e tecnico, ad esempio, è tutto di ex fischietti di serie A. Magari sarebbe meglio un capo “laico” o neutrale che abbia allenatori specializzati in altri aspetti, concernenti le varie categorie, e non solo un grande coach un po’ isolato quale Valerio Bianchini, che riesce a mandare messaggi solo su Facebook. Magari anche un buon confessore. Non è forse necessario poi che gli arbitri conoscano il gioco, siano aggiornati? E non occorrerebbe un rappresentante dei preparatori atletici, per essere in perfetta forma, specie se puoi fischiare fino a 51 anni? E perché no lo psicologo, figura importante in molti sport? Ho ascoltato in una tavola rotonda a Passignano il coach dello scudettino under 15, il senese Vezzosi (Virtus) dire che “mi serve per conoscere meglio il rapporto con i miei allievi”.
CAPO SUBALTERNO. Queste “stranezze” del basket cominciano dal grande “capo” degli arbitri, il quale – invece di designare – viene a sua volta designato (sic!) quale commissario dal sottoposto. Per proseguire a modifiche di mansioni e regole mai motivate tecnicamente, e con un comunicato, e finire al rapporto fra Fip e Leghe, un vero ibrido. Un compromesso fra pubblico e privato che non avrebbe ragione di essere, lo fa capire lo stesso magistrato. Uno dei due designatori è in quota Lega, non è rimborsato a gettone, come il collega Fip, ma percepisce uno stipendio (di parecchie decine di migliaia di euro, sembra fra i 40 e 50, rimborsi spese esclusi). Il collega Fip deve ratificare le sue decisioni, operazione che gli frutta un centinaio di euro. Ma non è forse una cosa umoristica, anche questa? E se guardiamo, ancora, a certe carriere, troviamo che Gaetano Laguardia, attuale vicepresidente vicario e dominus della “nuova Fip” era consigliere del CIA. E tutti son qui a chiedersi legittimamente, mica per pensar male, se non sapesse quel che i magistrati di Reggio Calabria hanno scritto nelle centinaia e centinaia di pagine.
ADELANTE CON JUICIO. Bisogna essere più che prudenti nei giudizi, specie perché esistono ancora zone d’ombra chiave, che certamente sono oggetto di attenzione dalla magistratura. L’indagine prosegue, l’ha infatti scritto la Gazzetta dello Sport, precisando che quella della Federbasket è stata chiusa. Il procuratore federale, come avevo già detto in altre puntate, era stato chiaro, spiegando che “diversi sono i sistemi e le teste dei magistrati, e soprattutto i tempi”. Per la giustizia sportiva i tempi devono essere più brevi, data per scontata un'adeguata metodologia caso per caso. Altrimenti si rischierebbe il chiacchiericcio, il “guai all’untore”. Ma certo la “grande coltre” che giaceva già da fine aprile nell’armadio è stata rimossa da Gianni Petrucci in persona, dopo la sua rielezione. Sta facendo molto, in perfetta sintonia con l’altro Gianni nazionale (l’alter ego del premier), il 3 volte presidente del CONI: il progetto scuola, la lotta al doping. E ha esplorato anche le interessanti potenzialità dell’assist Benetton, ovvero l’iniziativa “Sport, Responsabilità sociale dell’Impresa”, benedetta dal ministro del Welfare Sacconi e dal sottosegretario allo sport Rocco Crimi e da mezza dozzina di colossi economici, Benetton, Generali, Finmeccanica, Banca Intesa San Paolo, pronti a investire nello sport.
Letti i verbali arrivati da Reggio, Petrucci ha preteso che la Federbasket, sua amata creatura, si muovesse immediatamente come parte offesa. Una strigliata forte, necessaria: i signori degli anelli indugiavano da mesi, hanno forse raccolto – ci si chiede – la raccomandazione dell’inquirente? Nella carte lo scrupoloso PM, la dottoressa Maria Luisa Miranda, sembrava aver chiarito che il suo lavoro era relativo solo a uno scorcio della stagione 2008-2009, “che attualmente tutti i campionati stanno per affrontare la delicatissima fase dei playoff e dei playout”. Invece giù la saracinesca fino al termine dell’estate.
RAPPORTO SBILANCIATO. Non bisogna prendere voci o dichiarazioni come oro colato, specie da chi si trova sul banco degli accusati. Tutto è vero, fino a prova contraria, a indagini chiuse ed eventuale processo. Ma è la seconda volta che un magistrato interviene per bacchettare il basket. Ce n’è abbastanza, quindi, per dire basta per i continui bizantinismi “silenti”, anche se magari sono utili riforme (quanti sanno, ad esempio, che da questa stagione funziona una commissione di valutazione e gli arbitri si giudicano non più in base ai voti come ai tempi di “arbitropoli” ma a un questionario studiato dal supercommissario Baldi?), le millanterie, le prepotenze, i doppi ruoli, l’acquiescenza, le raccomandazioni per sé, per gli amici e adesso anche per un sempre diffuso nepotismo, l’omissione di trasparenza e controlli. E, fattore soggettivo e al tempo stesso oggettivo, quel partouze ambiguo, sbilanciato come principio, nella gestione dei fischietti fra Federbasket e Lega per quanto concerne la A.
Il problema del “malaffare”, con 41 rinvii a giudizio per un sistema che il magistrato negli atti avrebbe definito diverse volte “criminale”, lambisce davvero anche la A? E cosa può accadere? La parola definitiva al magistrato e, poi, alla sfilata dei presunti “peccatori” .
ARBITRI STPENDIATI LEGA. Un consiglio: se davvero la Lega sarà liquidata, come tuona il patron della Virtus, il nuovo consorzio dei club potrà chiedere di gestire in proprio gli arbitri e il relativo apparato, secondo le norme del lavoro e delle prestazioni professionali dei fischietti. I quali, ormai, almeno nel 50 per cento del caso, sono professionisti del pallone a spicchi con 1000 euro lordi per gara (1500 per le gare di Euroclub). E cioè 3-4 volte il mensile di un metalmeccanico, oltre a essere ospiti agli allenamenti e – fra i tanti altri vantaggi – verso un facile inserimento sociale. E con un domani assicurato, come… commissari. Soluzione intelligente che porterà, intanto, anche ad un abbattimento dei costi. Vediamo perché.
La Federbasket incassa per ogni gara un totale di 7000 euro dalle due società, i 3 fischietti per gara non costano più di 4500 euro fra gettone e rimborsi spese (3 mila di gettone, 1500 di spese). Ne rimangono 2500, utili per la copertura previdenziale e il fondo-pensione. Perché dunque non cambiare lo status giuridico dell’arbitro? Da “pubblico ufficiale incaricato di servizio pubblico” – essendo il CIA è considerato un organismo di diritto pubblico, come enti aeroportuali, marittimi, l’Anas, i molti enti e consorzi – a un contratto a progetto a tempo, 4 anni rinnovabili in base al rendimento. In fondo, si tratta solo di rimuovere l’anomalia-Colucci, in senso giurisprudenziale, non come persona. Lui, tesserato Fip, quale arbitro d’onore, e collaboratore stipendiato a progetto con la Lega Basket non è un fragile trattino? E perché, si chiede la gente, lui sì e gli altri no?
VIVA PETRUCCI. Sarà possibile che il basket torni ad essere quel laboratorio sportivo e sociale di sperimentazione e futuro dei tempi dell’avvocato Coccia, o di rispetto delle regole come con l’avvocato Porelli? Avendo dato al basket i migliori anni della nostra vita, ci auguriamo l’ipotesi che circola da tempo nel Palazzo parlando di un rimpasto del Governo: lo sport avrà un dicastero tutto suo, con un ministro tecnico, Gianni Petrucci.
SIENA. Dino Meneghin, passato alla storia come il gladiatore del basket, da presidente li ha definiti una cosa da vomito. In effetti, coloro che hanno letto i verbali della Procura di Reggio e il dispaccio Ansa contenente frasi come “associazione per delinquere, frode sportiva, abuso d’ufficio” pencolano fra la sensazione di un “romanzo criminale” un po' caramelloso, roba da “noantri”, grandi mangiate a base di pesce di quattro insaziabili amici, e “un segnale d’allarme che potrebbe essere un principio d’incidendio”. In questo secondo caso sorprese grosse dentro scatole piccole, il topolino che partorisce il gigante. Insomma, l’opposto umoristico del cavallo di Troia.
Io che amo il basket dico che non può essere vero. E Meneghin stesso, al di là del suo giudizio nauseante, fortunatamente ce lo conferma, Ma una vicenda giudiziaria comunque porta sempre sorprese; da tempo la Fip ha creato un protocollo con l’Ufficio Entrate e la Finanza sta passando al setaccio tutto lo sport professionistico per scoprire eventuali reati valutari. La buccia di banana che tradì Al Capone, anche se nel basket non ci sono personaggi così, né li abbiamo mai conosciuti. La torta è modesta, forse i personaggi alla fine sono essi stessi modesti e tendono a sopravvalutarsi. Del resto, è la filosofia dello sport dei giganti, bisogna giganteggiare. Giganteggia in stupidità invece quell’arbitro ascoltato (solo in un secondo tempo) dal procuratore federale e subito prosciolto. Lo sfacciato tempesta di sms il capo degli arbitri, lo ringrazia, e per ben 3 volte gli chiede un commissario per continuare ad avere la certezza di un bel voto. Così magari l’anno prossimo anche lui guadagnerà un gettone da 1000 euro, potrà andare in Tv, fare gli esami per il patentino internazionale. E’ un quadretto esilarante, da commedia dei fratelli De Filippo. La punizione? Continua ad arbitrare in A-2, e ogni partita si mette in tasca un gettone che vale quanto una pensione sociale.
Facciamo questo viaggio conoscitivo dentro questo “spaccato di malaffare” con l’umiltà del cronista e una certa rassegnazione sulla possibilità che venga fatta pulizia. Per due ragioni. E’ un navigare fra i “segreti istruttori” e quelli “distruttori”. Quelli grotteschi, più angoscianti dei primi perché ormai non c’è nessuno disposto a riconoscere i propri errori. Mentre siamo ancora col fiato trattenuto aspettando il cosiddetto “de relato” – e cioè la verifica delle cose e fatti riferite da altri – e alla ricostruzione temporale delle troppe partite considerate “fasulle”, che nella prima fase dell’indagine erano non più del 20 per cento, sembra cominciato lo slalom per uscirne il più presto possibile. Ma intanto sono entrate in campo testate forti, di tutto l’arco costituzionale.
COMMISSARI SPECIALI. Sono loro che dirigono il traffico delle intercettazioni, danno buoni voti agli arbitri compiacenti, sono invitati dall’alto in maniera cruda a stroncare qualche carriera, istigati a volte anche dall’esterno. Da dirigenti di società come risulta leggendo il nome di una presidentessa toscana. Fra i commissari utilizzati dal CIA nei vari campionati 2 soli hanno licenza per spaziare dovunque, Luciano Tola di Viterbo (presidente CIA, ex arbitro di A e presidente Aiap) e Renato Baldi di Napoli (ex arbitro di A). Gli altri sono così suddivisi: Serie A: Tola, Baldi, Baldini, Nitti, Colucci (come Lega), Teofili (osservatore, non valutatore), Zancanella, Paronelli (anche designatore FIP) e Pironi. Ai tempi dell’apertura delle indagini (settembre 2007), Tola arbitrava in A, Nitti era commissario in Lega2, Teofili non aveva funzioni ispettive in A, Baldini era designatore e commissario di Lega 2, Zancanella commissario A dilettanti mentre Pironi, Paronelli, Colucci, Baldi erano già attivi in Serie A assieme a Stefano Cazzaro, ex arbitro di A (oggi designatore della Lega 2 in quota Lega con Grossi), e il presidente degli arbitri, Giovanni Garibotti, era supercommissario e controllava i commissari (Tola ha tolto questa prerogativa), e veniva designato da Alessandro Campera, responsabile designazione dei Commissari. Gianni Montella, responsabile dei commissari per la formazione ed istruzione, aveva 3 collaboratori. L’organigramma del CIA all’epoca era: presidente Giovanni Garibotti, vicepresidente Claudio Tognato, consiglieri Stefano Persichelli, Gaetano Laguardia, Valerio Bianchini.
ANOMALIE. Durante le indagini ci sono stati modifiche e spostamenti rapidi nelle carriere certamente oggetto di valutazione da parte dell’inquirente oltre al “de relato”, quella che potrebbe essere la “scatola nera”. Nessuno è stato “espulso”, l’elefantiasi è proseguita. Più delle metà dei commissari indagati (sembra che il PM abbia indicato ben 24 persone su 45), avrebbe addirittura continuato a operare nei campionati. Se non si vogliono chiamare anomalie, le originalità di questo sistema non sono poche.
L’organismo dirigente, di gestione e tecnico, ad esempio, è tutto di ex fischietti di serie A. Magari sarebbe meglio un capo “laico” o neutrale che abbia allenatori specializzati in altri aspetti, concernenti le varie categorie, e non solo un grande coach un po’ isolato quale Valerio Bianchini, che riesce a mandare messaggi solo su Facebook. Magari anche un buon confessore. Non è forse necessario poi che gli arbitri conoscano il gioco, siano aggiornati? E non occorrerebbe un rappresentante dei preparatori atletici, per essere in perfetta forma, specie se puoi fischiare fino a 51 anni? E perché no lo psicologo, figura importante in molti sport? Ho ascoltato in una tavola rotonda a Passignano il coach dello scudettino under 15, il senese Vezzosi (Virtus) dire che “mi serve per conoscere meglio il rapporto con i miei allievi”.
CAPO SUBALTERNO. Queste “stranezze” del basket cominciano dal grande “capo” degli arbitri, il quale – invece di designare – viene a sua volta designato (sic!) quale commissario dal sottoposto. Per proseguire a modifiche di mansioni e regole mai motivate tecnicamente, e con un comunicato, e finire al rapporto fra Fip e Leghe, un vero ibrido. Un compromesso fra pubblico e privato che non avrebbe ragione di essere, lo fa capire lo stesso magistrato. Uno dei due designatori è in quota Lega, non è rimborsato a gettone, come il collega Fip, ma percepisce uno stipendio (di parecchie decine di migliaia di euro, sembra fra i 40 e 50, rimborsi spese esclusi). Il collega Fip deve ratificare le sue decisioni, operazione che gli frutta un centinaio di euro. Ma non è forse una cosa umoristica, anche questa? E se guardiamo, ancora, a certe carriere, troviamo che Gaetano Laguardia, attuale vicepresidente vicario e dominus della “nuova Fip” era consigliere del CIA. E tutti son qui a chiedersi legittimamente, mica per pensar male, se non sapesse quel che i magistrati di Reggio Calabria hanno scritto nelle centinaia e centinaia di pagine.
ADELANTE CON JUICIO. Bisogna essere più che prudenti nei giudizi, specie perché esistono ancora zone d’ombra chiave, che certamente sono oggetto di attenzione dalla magistratura. L’indagine prosegue, l’ha infatti scritto la Gazzetta dello Sport, precisando che quella della Federbasket è stata chiusa. Il procuratore federale, come avevo già detto in altre puntate, era stato chiaro, spiegando che “diversi sono i sistemi e le teste dei magistrati, e soprattutto i tempi”. Per la giustizia sportiva i tempi devono essere più brevi, data per scontata un'adeguata metodologia caso per caso. Altrimenti si rischierebbe il chiacchiericcio, il “guai all’untore”. Ma certo la “grande coltre” che giaceva già da fine aprile nell’armadio è stata rimossa da Gianni Petrucci in persona, dopo la sua rielezione. Sta facendo molto, in perfetta sintonia con l’altro Gianni nazionale (l’alter ego del premier), il 3 volte presidente del CONI: il progetto scuola, la lotta al doping. E ha esplorato anche le interessanti potenzialità dell’assist Benetton, ovvero l’iniziativa “Sport, Responsabilità sociale dell’Impresa”, benedetta dal ministro del Welfare Sacconi e dal sottosegretario allo sport Rocco Crimi e da mezza dozzina di colossi economici, Benetton, Generali, Finmeccanica, Banca Intesa San Paolo, pronti a investire nello sport.
Letti i verbali arrivati da Reggio, Petrucci ha preteso che la Federbasket, sua amata creatura, si muovesse immediatamente come parte offesa. Una strigliata forte, necessaria: i signori degli anelli indugiavano da mesi, hanno forse raccolto – ci si chiede – la raccomandazione dell’inquirente? Nella carte lo scrupoloso PM, la dottoressa Maria Luisa Miranda, sembrava aver chiarito che il suo lavoro era relativo solo a uno scorcio della stagione 2008-2009, “che attualmente tutti i campionati stanno per affrontare la delicatissima fase dei playoff e dei playout”. Invece giù la saracinesca fino al termine dell’estate.
RAPPORTO SBILANCIATO. Non bisogna prendere voci o dichiarazioni come oro colato, specie da chi si trova sul banco degli accusati. Tutto è vero, fino a prova contraria, a indagini chiuse ed eventuale processo. Ma è la seconda volta che un magistrato interviene per bacchettare il basket. Ce n’è abbastanza, quindi, per dire basta per i continui bizantinismi “silenti”, anche se magari sono utili riforme (quanti sanno, ad esempio, che da questa stagione funziona una commissione di valutazione e gli arbitri si giudicano non più in base ai voti come ai tempi di “arbitropoli” ma a un questionario studiato dal supercommissario Baldi?), le millanterie, le prepotenze, i doppi ruoli, l’acquiescenza, le raccomandazioni per sé, per gli amici e adesso anche per un sempre diffuso nepotismo, l’omissione di trasparenza e controlli. E, fattore soggettivo e al tempo stesso oggettivo, quel partouze ambiguo, sbilanciato come principio, nella gestione dei fischietti fra Federbasket e Lega per quanto concerne la A.
Il problema del “malaffare”, con 41 rinvii a giudizio per un sistema che il magistrato negli atti avrebbe definito diverse volte “criminale”, lambisce davvero anche la A? E cosa può accadere? La parola definitiva al magistrato e, poi, alla sfilata dei presunti “peccatori” .
ARBITRI STPENDIATI LEGA. Un consiglio: se davvero la Lega sarà liquidata, come tuona il patron della Virtus, il nuovo consorzio dei club potrà chiedere di gestire in proprio gli arbitri e il relativo apparato, secondo le norme del lavoro e delle prestazioni professionali dei fischietti. I quali, ormai, almeno nel 50 per cento del caso, sono professionisti del pallone a spicchi con 1000 euro lordi per gara (1500 per le gare di Euroclub). E cioè 3-4 volte il mensile di un metalmeccanico, oltre a essere ospiti agli allenamenti e – fra i tanti altri vantaggi – verso un facile inserimento sociale. E con un domani assicurato, come… commissari. Soluzione intelligente che porterà, intanto, anche ad un abbattimento dei costi. Vediamo perché.
La Federbasket incassa per ogni gara un totale di 7000 euro dalle due società, i 3 fischietti per gara non costano più di 4500 euro fra gettone e rimborsi spese (3 mila di gettone, 1500 di spese). Ne rimangono 2500, utili per la copertura previdenziale e il fondo-pensione. Perché dunque non cambiare lo status giuridico dell’arbitro? Da “pubblico ufficiale incaricato di servizio pubblico” – essendo il CIA è considerato un organismo di diritto pubblico, come enti aeroportuali, marittimi, l’Anas, i molti enti e consorzi – a un contratto a progetto a tempo, 4 anni rinnovabili in base al rendimento. In fondo, si tratta solo di rimuovere l’anomalia-Colucci, in senso giurisprudenziale, non come persona. Lui, tesserato Fip, quale arbitro d’onore, e collaboratore stipendiato a progetto con la Lega Basket non è un fragile trattino? E perché, si chiede la gente, lui sì e gli altri no?
VIVA PETRUCCI. Sarà possibile che il basket torni ad essere quel laboratorio sportivo e sociale di sperimentazione e futuro dei tempi dell’avvocato Coccia, o di rispetto delle regole come con l’avvocato Porelli? Avendo dato al basket i migliori anni della nostra vita, ci auguriamo l’ipotesi che circola da tempo nel Palazzo parlando di un rimpasto del Governo: lo sport avrà un dicastero tutto suo, con un ministro tecnico, Gianni Petrucci.