di Augusto Mattioli
SIENA. La mattina in classe con la sua quarta elementare nella scuola in Fortezza. La sera in palestra alla Virtus per allenare la squadra degli under 16 di basket, un gruppo sul quale la società sta investendo. Il maestro/coach Andrea Spinello, 37 anni, prima della chiusura a causa dell’epidemia aveva la giornata piena dalla mattina alla sera. Scuola e sport attualmente sono dunque bloccati e Spinello si è dovuto per forza adattare continuando, da lontano con i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione, ad avere rapporti giornalieri con i più piccoli che lo chiamano maestro e con gli under 16 che lo chiamano coach.
L’epidemia ha fatto sparire il rapporto diretto, la pacca sulle spalle, il contatto vero, stravolgendo ritmi di lavoro che sembravano andare avanti ogni giorno, immutabili. Ora ci si parla da lontano. Dice il maestro: “A scuola bene o male si cerca di ripartire”. Aggiunge il coach: “La pallacanestro è tutta ferma. Un contatto con i giocatori c’è attraverso lo schermo del computer”.
Il blocco della scuola ha costretto lui e gli altri insegnanti a cambiare tutto. “Facciamo didattica a distanza, mandiamo anche qualche lezione registrata al computer ma non bassa. I bambini hanno troppo bisogno del contatto“, sottolinea Spinello. In effetti con i giovanissimi lavorare a distanza sembra più complicato anche se, a quanto ne sappiamo, l’impegno degli insegnanti è consistente “Per quanto riguarda il basket anche con i ragazzi ci sentiamo al computer, manteniamo quel rapporto che avevamo prima. Parliamo degli esercizi fisici che sono stati dati dal preparatore atletico e degli argomenti riguardanti il basket e non solo. Insomma cerchiamo di mantenere i contatti che avevamo prima. Però da un giorno all’altro tutto il mondo è cambiato”. Dal quel quattro marzo quando ognuno è dovuto restare a casa. Ed ora si naviga a vista in attesa che quel virus sparisca anche se le perdite sono pesanti.
“Certo – sottolinea – la tecnologia ci sta aiutando a mantenere rapporti. A scuola da un giorno all’altro abbiamo cambiato il modo di insegnare. Per una settimana abbiamo fatto formazione sulle tecnologie che poi con qualche difficoltà abbiano usato per fare lezione”. Lo stato d’animo del maestro/coach, è quello della nostalgia per quello che era fino a qualche giorno fa il suo lavoro. Di insegnante ai bambini della sua quarta nella speranza che a settembre tutto sia finito. Di allenatore di basket, sport spesso dalle forti emozioni.
”Sì, ho nostalgia degli allenamenti, delle emozioni del campo, delle partite. In fondo anche il basket è una scuola di vita, formativo. E devo dire che i ragazzi dell’under 16 hanno reagito bene, hanno capito quali sono le regole e le rispettano”.
E’ già un buon risultato.