Il presidente Michele Rizzi traccia il profilo del rugby
a cura di Massimo Calamuneri
SIENA. Nelle settimane scorse vi abbiamo raccontato come alcune delle più importanti realtà sportive senesi attive nel mondo del Basket (Costone Siena, Virtus Siena e CUS Siena), del Rugby e dell’Atletica leggera hanno reagito alla crisi finanziaria che ha colpito il Monte dei Paschi.
Passando da una disciplina all’altra il trend sin qui rilevato è stato molto diverso; da una parte le società di basket hanno dovuto porre in essere tutta una serie di sacrifici economici e tecnici (come auto retrocessioni e tagli dei costi), dall’altra realtà quali il CUS Siena Rugby o la UISP Atletica hanno potuto contenere i danni evitando di incappare in dolorosi bagni di sangue.
Chiudiamo la panoramica sul rugby proponendovi l’intervista al Presidente del Siena Rugby Club 2000 Michele Rizzi, che ha parlato di un movimento in salute e in uno stato di crescita tale da aver bisogno di nuove infrastrutture ed impianti per poter continuare ad essere adeguatamente alimentato.
Qual è l’attuale situazione economica della vostra società? State incontrando maggiori difficoltà rispetto al passato, considerata in particolare la crisi finanziaria che ha colpito l’intera città dopo il caso Monte dei Paschi?
Già da alcuni anni stiamo molto attenti a pianificare e chiudere i bilanci annuali in parità reale, gestendo le attività in funzione delle disponibilità economiche che si basano soprattutto su autofinanziamento ed alcune collaborazioni con realtà economiche del nostro territorio ormai radicate negli ultimi anni. È per questo che la crisi finanziaria senese ci ha colpito meno duramente che altre realtà del panorama sportivo del territorio.
La vostra società vanta tra i propri sponsor la presenza di Banca Cras; da quanto tempo la Banca vi sponsorizza?
La Banca CRAS ha legato il suo nome ormai da un lustro non solo al rugby senese ma a tutta l’attività, soprattutto quella giovanile, del CUS; in realtà non si tratta solamente di mera sponsorizzazione finanziaria, ma di una vera collaborazione che ha portato ad uno stretto legame sul territorio dando vita ad eventi sportivi giovanili e progetti di formazione scolastici di ampio respiro.
Banca Cras elargisce meno finanziamenti rispetto al passato?
Il contributo annuale che la Banca eroga alla sezione rugby del CUS non ha subito significative variazioni negative negli ultimi due anni anche se non è cresciuto proporzionalmente all’espandersi dell’attività indicando una ferma volontà di sostenere il nostro sport anche in momenti di generale difficoltà.
Attualmente siete alla ricerca di altri sponsor? Se si, state incontrando difficoltà a reperirne in questo momento?
Siamo sempre alla ricerca di sostegni economici al continuo crescere degli impegni posti dagli ormai quasi 300 praticanti di tutte le età e di entrambi i sessi ed è difficile, come lo è sempre stato anche negli anni precedenti, trovare chi si avvicini al rugby con la necessaria passione per sponsorizzarlo, ma chi lo fa poi difficilmente si allontana una volta conosciuta la nostra realtà.
Per ovviare alle generali difficoltà economiche, molte società dell’Hinterland senese hanno puntato forte sui settori giovanili. Questa politica viene adottata anche dalla vostra società?
In verità noi puntiamo tutto sulla formazione giovanile non per ragioni economiche, non abbiamo infatti pagato mai alcun giocatore, ma perché questo è l’unico modo per dare futuro al nostro gioco e soprattutto ai valori su cui si fonda.
Se dovesse giudicare l’attuale stato di salute del movimento rugbistico senese cosa direbbe?
Siamo così tanto in salute che non abbiamo più spazi sufficienti e sufficientemente adeguati per ospitare tutte le attività di formazione ed agonistiche che riusciamo ad organizzare. Anche le risorse umane qualificate, che un tempo erano scarse, tanto che eravamo costretti cronicamente a cercare aiuto fuori dal nostro territorio, crescono ora proporzionalmente ai praticanti. Inadeguati per qualità e dimensioni rimangono ora solo gli spazi strutturali che rappresentano il nostro obiettivo dei prossimi anni su cui concentrare tutte le risorse disponibili, finanziarie ed umane.
Quali sono le prospettive di questo sport nel contesto senese, toscano e nazionale?
Proprio per quanto espresso sopra e per la capacità del rugby di rispondere in primis ad esigenze formative etiche e fisiche, sono convinto che possa diventare rapidamente un riferimento importante nel panorama regionale e nazionale, a patto che gli impianti sportivi dedicati ed una stretta sinergia con gli istituti scolastici crescano di pari passo alla popolarità mediatica che ormai ha raggiunto.
Parlando del rugby a livello nazionale, l’assessore allo Sport Tafani ha recentemente parlato di un movimento in grande crescita, supportato in particolare dal lavoro prodotto dalla FIR negli ultimi anni; lei come giudica l’operato della FIR? Ritiene che per questo sport esistano ancora margini di crescita o il movimento italiano ha toccato l’apice delle sue possibilità?
In realtà l’operato della federazione è solo all’inizio per quanto riguarda la formazione e la pratica a livello di base. Gli investimenti più importanti sono stati diretti al livello della nazionale maggiore per agganciare mediaticamente e finanziariamente le opportunità create dal rapido sviluppo del professionismo dal 1995 ad oggi. L’attenzione alla formazione, con i fatti e non solo a parole, è un argomento molto recente e per quanto riguarda aree periferiche come la nostra ancora in fase embrionale ed ancora affidato all’iniziativa personale di pochi dirigenti appassionati e caparbi. Tutto questo per dire che siamo solo all’inizio e che i margini di crescita sono potenzialmente notevoli se adeguatamente sostenuti da una politica regionale e nazionale di ampie vedute e di seri programmi a lungo termine.
SIENA. Nelle settimane scorse vi abbiamo raccontato come alcune delle più importanti realtà sportive senesi attive nel mondo del Basket (Costone Siena, Virtus Siena e CUS Siena), del Rugby e dell’Atletica leggera hanno reagito alla crisi finanziaria che ha colpito il Monte dei Paschi.
Passando da una disciplina all’altra il trend sin qui rilevato è stato molto diverso; da una parte le società di basket hanno dovuto porre in essere tutta una serie di sacrifici economici e tecnici (come auto retrocessioni e tagli dei costi), dall’altra realtà quali il CUS Siena Rugby o la UISP Atletica hanno potuto contenere i danni evitando di incappare in dolorosi bagni di sangue.
Chiudiamo la panoramica sul rugby proponendovi l’intervista al Presidente del Siena Rugby Club 2000 Michele Rizzi, che ha parlato di un movimento in salute e in uno stato di crescita tale da aver bisogno di nuove infrastrutture ed impianti per poter continuare ad essere adeguatamente alimentato.
Qual è l’attuale situazione economica della vostra società? State incontrando maggiori difficoltà rispetto al passato, considerata in particolare la crisi finanziaria che ha colpito l’intera città dopo il caso Monte dei Paschi?
Già da alcuni anni stiamo molto attenti a pianificare e chiudere i bilanci annuali in parità reale, gestendo le attività in funzione delle disponibilità economiche che si basano soprattutto su autofinanziamento ed alcune collaborazioni con realtà economiche del nostro territorio ormai radicate negli ultimi anni. È per questo che la crisi finanziaria senese ci ha colpito meno duramente che altre realtà del panorama sportivo del territorio.
La vostra società vanta tra i propri sponsor la presenza di Banca Cras; da quanto tempo la Banca vi sponsorizza?
La Banca CRAS ha legato il suo nome ormai da un lustro non solo al rugby senese ma a tutta l’attività, soprattutto quella giovanile, del CUS; in realtà non si tratta solamente di mera sponsorizzazione finanziaria, ma di una vera collaborazione che ha portato ad uno stretto legame sul territorio dando vita ad eventi sportivi giovanili e progetti di formazione scolastici di ampio respiro.
Banca Cras elargisce meno finanziamenti rispetto al passato?
Il contributo annuale che la Banca eroga alla sezione rugby del CUS non ha subito significative variazioni negative negli ultimi due anni anche se non è cresciuto proporzionalmente all’espandersi dell’attività indicando una ferma volontà di sostenere il nostro sport anche in momenti di generale difficoltà.
Attualmente siete alla ricerca di altri sponsor? Se si, state incontrando difficoltà a reperirne in questo momento?
Siamo sempre alla ricerca di sostegni economici al continuo crescere degli impegni posti dagli ormai quasi 300 praticanti di tutte le età e di entrambi i sessi ed è difficile, come lo è sempre stato anche negli anni precedenti, trovare chi si avvicini al rugby con la necessaria passione per sponsorizzarlo, ma chi lo fa poi difficilmente si allontana una volta conosciuta la nostra realtà.
Per ovviare alle generali difficoltà economiche, molte società dell’Hinterland senese hanno puntato forte sui settori giovanili. Questa politica viene adottata anche dalla vostra società?
In verità noi puntiamo tutto sulla formazione giovanile non per ragioni economiche, non abbiamo infatti pagato mai alcun giocatore, ma perché questo è l’unico modo per dare futuro al nostro gioco e soprattutto ai valori su cui si fonda.
Se dovesse giudicare l’attuale stato di salute del movimento rugbistico senese cosa direbbe?
Siamo così tanto in salute che non abbiamo più spazi sufficienti e sufficientemente adeguati per ospitare tutte le attività di formazione ed agonistiche che riusciamo ad organizzare. Anche le risorse umane qualificate, che un tempo erano scarse, tanto che eravamo costretti cronicamente a cercare aiuto fuori dal nostro territorio, crescono ora proporzionalmente ai praticanti. Inadeguati per qualità e dimensioni rimangono ora solo gli spazi strutturali che rappresentano il nostro obiettivo dei prossimi anni su cui concentrare tutte le risorse disponibili, finanziarie ed umane.
Quali sono le prospettive di questo sport nel contesto senese, toscano e nazionale?
Proprio per quanto espresso sopra e per la capacità del rugby di rispondere in primis ad esigenze formative etiche e fisiche, sono convinto che possa diventare rapidamente un riferimento importante nel panorama regionale e nazionale, a patto che gli impianti sportivi dedicati ed una stretta sinergia con gli istituti scolastici crescano di pari passo alla popolarità mediatica che ormai ha raggiunto.
Parlando del rugby a livello nazionale, l’assessore allo Sport Tafani ha recentemente parlato di un movimento in grande crescita, supportato in particolare dal lavoro prodotto dalla FIR negli ultimi anni; lei come giudica l’operato della FIR? Ritiene che per questo sport esistano ancora margini di crescita o il movimento italiano ha toccato l’apice delle sue possibilità?
In realtà l’operato della federazione è solo all’inizio per quanto riguarda la formazione e la pratica a livello di base. Gli investimenti più importanti sono stati diretti al livello della nazionale maggiore per agganciare mediaticamente e finanziariamente le opportunità create dal rapido sviluppo del professionismo dal 1995 ad oggi. L’attenzione alla formazione, con i fatti e non solo a parole, è un argomento molto recente e per quanto riguarda aree periferiche come la nostra ancora in fase embrionale ed ancora affidato all’iniziativa personale di pochi dirigenti appassionati e caparbi. Tutto questo per dire che siamo solo all’inizio e che i margini di crescita sono potenzialmente notevoli se adeguatamente sostenuti da una politica regionale e nazionale di ampie vedute e di seri programmi a lungo termine.