Le considerazioni del tecnico Scarpelli e dell'assistente Belardi
La bella stagione della under 14 volge al termine. Prima di archiviarla sentiamo le considerazioni del tecnico Luca Scarpelli e del suo assistente Luca Belardi.
“I risultati, dice Scarpelli, nella categoria under 14 non rivestono ancora un’importanza primaria. Non esiste infatti un campionato, non c’è una classifica finale. Le squadre devono compiere un certo numero di incontri per raggiungere l’‘obbligatorietà’ prevista dalla FIR. Ebbene, la prima squadra ne ha disputati 18, la seconda uno in meno. Tuttavia anche i risultati sono stati soddisfacenti. La prima squadra, composta da ragazzi nati nel 2000, è stata sconfitta solo cinque volte. La seconda, con i nati nel 2001, ha perso qualche match in più ma è venuta fuori alla distanza sia come gruppo che come singoli. Soddisfacenti anche la tournée in Provenza, dove in un contesto di elevata qualità tecnica abbiamo comunque colto una vittoria, e il Torneo nazionale di Perugia, concluso con una sola sconfitta”.
Che tipo di gioco è stato praticato?
“Abbiamo svolto, continua Scarpelli, il gioco più adatto ai nostri ragazzi, poco pesanti, veloci e portati al movimento d’attacco. Quindi abbiamo insegnato loro a far uscire velocemente la palla dai raggruppamenti e ad attaccare lo spazio. Un po’ meno bene la difesa, dove ancora c’è la possibilità di migliorare”.
Com’è andato il lavoro con i ragazzi, Il rugby è una disciplina severa e l’adolescenza un’età non facile?
Risponde Belardi. “Il nostro gruppo aveva numeri un po’ risicati. Per ‘lavorare bene con due squadre avevamo bisogno di 40 atleti, ma non siamo andati oltre i 35. Tenendo conto delle malattie, dello studio, di qualche infortunio, è stata dura. Ma il lavoro motivazionale ha dato i suoi frutti. Hanno mostrato maturità”.
Prosegue Scarpelli: “Purtroppo, per una serie di motivi, gran parte della gioventù italiana dispone di un livello psicomotorio non eccelso, inferiore a quello di altre nazioni europee per una serie di motivi che non è possibile trattare in questa sede. Il nostro lavoro parte dunque dalla base e, ovviamente i tempi si allungano. E’ anche per questo che gli atleti debuttano in nazionale a 24 anni, invece che a 20 come nelle altre nazioni ovali evolute. Comunque, si badi bene, questo problema riguarda tutta la società italiana e dunque tutte le discipline sportive. Concludo dicendo che siamo particolarmente orgogliosi di aver centrato l’obbligatorietà con entrambe le squadre. Molti nostri ragazzi sono stati convocati nella selezione regionale. In Toscana solo Gispi Prato e Firenze 1931 ci sono riuscite. Ciò dà diritto anche a un buon contributo FIR”.
L’ultima parola è di Luca Belardi: “Era il mio debutto in una categoria in cui si comincia a vedere il rugby dei grandi. Finora, infatti, mi ero confrontato e formato con il minirugby, un altro mondo. E’ una bella esperienza, confortata dal confronto positivo con Luca. Ho visto la crescita dei ragazzi, tra i quali, mi fa piacere dirlo, c’è anche mio figlio Cesare”.