di Enrico Campana
SIENA. In scadenza di mandato il “Governo Ceccherini”, il periodico della Provincia di Siena ha pubblicato il consuntivo 2004-2009 liquidando in 30 righe (su 80 pagine) “La promozione dello Sport” nemmeno sufficienti alla sola premessa del progetto-pilota per le elementari che ha coinvolto quasi tutti i comuni, 80 scuole e 10 mila ragazzini. Una cifra molto alta se parametrata a questi anni di scarsissima natalità e al 2% totale in più di nuovi residenti nel periodo.
“Il bambino sceglie lo sport” gestito- grazie a un contributo-investimento adeguato – in pratica tutto dal CONI che a Siena è davvero più che la quinta colonna dello sport e con Roberto Montermini, ex giocatore mensanino, ha dato continuità all’opera di Ernesto Rabizzi (riconosciutagli negli anni dalla civitas con cariche istituzionali del primo livello) è stato giustamente il cavallo di battaglia di un assessorato dinamico, competente, trovatosi fra le mani d’improvviso, come altri suoi colleghi delle altre province anche la patata bollente del Progetto Provinciale dello Sport. In pratica, dall’inizio del 2000 la Regione ha delegato in toto la gestione dello sport territoriale, promozione, impianti, ricerca, comunicazione, organizzazione, alle Province.
Tutte le cose nuove sono positive, e quando si parla di abolire le province bisognerebbe pensare al “buco nero” culturale e gestionale che verrebbe a crearsi, soprattutto in questo momento in cui lo sport può dare un enorme contributo all’integrazione di nuovi italiani giunti da ogni dove che, a volte, tendono a isolarsi o a essere isolati.
Forse il progetto riguardante il bambino delle elementari sarà dal nuovo assessore collegato a un passaggio quasi obbligato, quello legato all’educazione sportiva dei 10.349 studenti delle scuole superiori che rappresenta un vero problema uscendo dal proprio contesto. Un problema nazionale che ha portato, secondo la denuncia del CONI, negli ultimi anni a una crisi di vocazione e quindi una perdita di tesserati in uno strato cuscinetto della nuova società, quello che conduce alla maggiore età e nel voto dove sono presenti fenomeni di bullismo e spesso il branco indirizza certe scelte esautorando anche la migliore delle famiglie.
Credo sia opportuno partire subito, con un messaggio incisivo e semplice, tipo “attàccati allo sport!”, in sede territoriale senza aspettare interventi dall’alto (specie con questi venti di crisi) essendo la Provincia di Siena una delle più invidiate d’Italia. Dispone infatti di mezzi, impianti e ha due squadre professionistiche in serie A, una delle quali è addirittura invincibile. In una delle prossime puntate cercherò di divertirmi a fare una classifica di rendimento (percentuali di vittorie-sconfitte della squadra di calcio e di basket), per cui non è detto che lo sport di Siena sia dietro a Roma o Milano. Se il Comune di Siena è però davvero una sorta di Sportland con la sua potente banca pubblica, la realtà circostante porta a una dicotomia non facile da gestire per la scarsa densità demografica per kmq (68.83 %, una cifra da Finlandia e Norvegia), che dipende da un’economia ancora prevalentemente agricola, una giusta protezione dovuta a un ambiente unico, vanto e gloria dell’Umanità, e la posizione un po’ decentrata del territorio senese rispetto ai grandi nodi ferroviari e autostradali italiani.
Quando Giorgio Del Ciondolo mi affidò l’incarico di stendere il Progetto Provinciale per lo Sport, immediatamente mi misi al lavoro di buona lena. Mentre altre province creavano vere e proprie task force, come quella di Pisa, il mio compito fu quello di cercare di dare un’identità progettuale al territorio, cosa meno facile rispetto ad altre città del Granducato. Ad esempio, Livorno s’impegnava a dar risalto agli sport legati al mare o praticati sulla costa, mentre Pistoia si concentrava sulla sua montagna, l’Abetone; per Siena il problema era più complesso: il suo forte e competitivo baricentro, un nocciolo di 50-60mila abitanti però molto invecchiato per la statistica, e le molte realtà sparse e poco omogenee della mappa territoriale, e difficilmente collegabili per problemi di trasporto. Con una offerta di impianti variegata: chi troppo e chi niente. E certo non per colpa degli amministratori, bensì per la poco omogeneità di uno spicchio d’Italia che ha un po’ di tutto e che procede secondo la sua storia, per cui dentro le mura di Porta Camollia deve essere forte e quasi inespugnabile.
Ho lavorato quasi due anni, e spesso ho ringraziato il “mio” assessore, ammirandolo per la competenza, l’entusiasmo, la passione sportiva vera, per l’opportunità che mi dava di conoscere lo sport dalla parte delle radici.
Ho fatto il giro dei 36 comuni, spiegato le mie idee nel corso delle riunioni territoriali incontrando gli assessori e i sindaci, mi sono confuso fra la pittoresca folla degli antenati del ciclismo, quelli dell’Eroica, corsa sullo sterrato; ho apprezzato gli sforzi di Sinalunga per organizzare ogni anno la gran fondo di mountain bike con un migliaio di praticanti. Ho partecipato sotto la pioggia battente a una podistica nel Chianti, che assicurava a tutti una bottiglia di buon rosso; ho visto crescere anno dopo anno il parco dello sport di Monteroni, il suo torneo di tennis divenire la maggior prova del Granducato e un grande parco solare d’estate e le sue Monteroniadi trasformate in una bella festa italo-francese; mi sono entusiasmato per l’attività dei maratoneti scalzi di Rapolano, quello della società Piero Valenti che hanno fatto più chilometri di un drappello di bersaglieri; ho apprezzato lo sforzo del sindaco di Chiusi per creare un centro remiero sulle sponde del suo piccolo lago, o quello di Montepulciano per far rivivere gli impianti sportivi, rilanciare la pista dell’atletica; un pallino questo anche del sindaco di Abbadia, che da ex praticante di questa disciplina avrebbe voluto trasformare lo storico anello del suo verdissimo stadio nella pista dei record grazie all’altura.
Mi rammarico di non essere riuscito, nei quasi due anni, a creare un calendario degli eventi, a produrre una spinta motivazionale a favore delle gare caratterizzanti del territorio che meriterebbero ben altre attenzioni da parte dei media. Al formulario mi risposero non più del 5 per cento, forse perché non avevo un ufficio. L’unica piccola delusione l’ho avuta quando appena ottenuto l’incarico (in pompa magna, in una grande villa sulla strada del Chianti, perbacco…) mi è sembrato giusto visitare per primo l’assessore allo sport di Siena , ed esporgli il mio programma. Per ottimizzare il costo degli impianti e tenere desta una città invecchiata, gli suggerii di realizzare assieme un progetto-pilota dedicato alla Terza Età, giusto anche per dare un seguito a un loro convegno. “In questo modo, si creano anche quei simpatici volontari dello sport che caratterizzano gli eventi sportivi nei paesi anglosassoni, e non costano niente”, spiegai. “Guardi – mi rispose sferzante – i nostri volontari prestano servizio all’ospedale!”.
Eppure il mio progetto semplificato e realizzabile con pochissimi costi, mi è stato chiesto da diverse province, e mi consola almeno vederlo pubblicato in un testo di valore scientifico del Centro Nazionale delle Ricerche patrocinato dall’Università di Pisa e di Bologna e da Exposanità sotto il titolo “Lo sport ti allunga la vita”. Gli uomini passano, e magari le buone idee con loro. Peccato.
SIENA. In scadenza di mandato il “Governo Ceccherini”, il periodico della Provincia di Siena ha pubblicato il consuntivo 2004-2009 liquidando in 30 righe (su 80 pagine) “La promozione dello Sport” nemmeno sufficienti alla sola premessa del progetto-pilota per le elementari che ha coinvolto quasi tutti i comuni, 80 scuole e 10 mila ragazzini. Una cifra molto alta se parametrata a questi anni di scarsissima natalità e al 2% totale in più di nuovi residenti nel periodo.
“Il bambino sceglie lo sport” gestito- grazie a un contributo-investimento adeguato – in pratica tutto dal CONI che a Siena è davvero più che la quinta colonna dello sport e con Roberto Montermini, ex giocatore mensanino, ha dato continuità all’opera di Ernesto Rabizzi (riconosciutagli negli anni dalla civitas con cariche istituzionali del primo livello) è stato giustamente il cavallo di battaglia di un assessorato dinamico, competente, trovatosi fra le mani d’improvviso, come altri suoi colleghi delle altre province anche la patata bollente del Progetto Provinciale dello Sport. In pratica, dall’inizio del 2000 la Regione ha delegato in toto la gestione dello sport territoriale, promozione, impianti, ricerca, comunicazione, organizzazione, alle Province.
Tutte le cose nuove sono positive, e quando si parla di abolire le province bisognerebbe pensare al “buco nero” culturale e gestionale che verrebbe a crearsi, soprattutto in questo momento in cui lo sport può dare un enorme contributo all’integrazione di nuovi italiani giunti da ogni dove che, a volte, tendono a isolarsi o a essere isolati.
Forse il progetto riguardante il bambino delle elementari sarà dal nuovo assessore collegato a un passaggio quasi obbligato, quello legato all’educazione sportiva dei 10.349 studenti delle scuole superiori che rappresenta un vero problema uscendo dal proprio contesto. Un problema nazionale che ha portato, secondo la denuncia del CONI, negli ultimi anni a una crisi di vocazione e quindi una perdita di tesserati in uno strato cuscinetto della nuova società, quello che conduce alla maggiore età e nel voto dove sono presenti fenomeni di bullismo e spesso il branco indirizza certe scelte esautorando anche la migliore delle famiglie.
Credo sia opportuno partire subito, con un messaggio incisivo e semplice, tipo “attàccati allo sport!”, in sede territoriale senza aspettare interventi dall’alto (specie con questi venti di crisi) essendo la Provincia di Siena una delle più invidiate d’Italia. Dispone infatti di mezzi, impianti e ha due squadre professionistiche in serie A, una delle quali è addirittura invincibile. In una delle prossime puntate cercherò di divertirmi a fare una classifica di rendimento (percentuali di vittorie-sconfitte della squadra di calcio e di basket), per cui non è detto che lo sport di Siena sia dietro a Roma o Milano. Se il Comune di Siena è però davvero una sorta di Sportland con la sua potente banca pubblica, la realtà circostante porta a una dicotomia non facile da gestire per la scarsa densità demografica per kmq (68.83 %, una cifra da Finlandia e Norvegia), che dipende da un’economia ancora prevalentemente agricola, una giusta protezione dovuta a un ambiente unico, vanto e gloria dell’Umanità, e la posizione un po’ decentrata del territorio senese rispetto ai grandi nodi ferroviari e autostradali italiani.
Quando Giorgio Del Ciondolo mi affidò l’incarico di stendere il Progetto Provinciale per lo Sport, immediatamente mi misi al lavoro di buona lena. Mentre altre province creavano vere e proprie task force, come quella di Pisa, il mio compito fu quello di cercare di dare un’identità progettuale al territorio, cosa meno facile rispetto ad altre città del Granducato. Ad esempio, Livorno s’impegnava a dar risalto agli sport legati al mare o praticati sulla costa, mentre Pistoia si concentrava sulla sua montagna, l’Abetone; per Siena il problema era più complesso: il suo forte e competitivo baricentro, un nocciolo di 50-60mila abitanti però molto invecchiato per la statistica, e le molte realtà sparse e poco omogenee della mappa territoriale, e difficilmente collegabili per problemi di trasporto. Con una offerta di impianti variegata: chi troppo e chi niente. E certo non per colpa degli amministratori, bensì per la poco omogeneità di uno spicchio d’Italia che ha un po’ di tutto e che procede secondo la sua storia, per cui dentro le mura di Porta Camollia deve essere forte e quasi inespugnabile.
Ho lavorato quasi due anni, e spesso ho ringraziato il “mio” assessore, ammirandolo per la competenza, l’entusiasmo, la passione sportiva vera, per l’opportunità che mi dava di conoscere lo sport dalla parte delle radici.
Ho fatto il giro dei 36 comuni, spiegato le mie idee nel corso delle riunioni territoriali incontrando gli assessori e i sindaci, mi sono confuso fra la pittoresca folla degli antenati del ciclismo, quelli dell’Eroica, corsa sullo sterrato; ho apprezzato gli sforzi di Sinalunga per organizzare ogni anno la gran fondo di mountain bike con un migliaio di praticanti. Ho partecipato sotto la pioggia battente a una podistica nel Chianti, che assicurava a tutti una bottiglia di buon rosso; ho visto crescere anno dopo anno il parco dello sport di Monteroni, il suo torneo di tennis divenire la maggior prova del Granducato e un grande parco solare d’estate e le sue Monteroniadi trasformate in una bella festa italo-francese; mi sono entusiasmato per l’attività dei maratoneti scalzi di Rapolano, quello della società Piero Valenti che hanno fatto più chilometri di un drappello di bersaglieri; ho apprezzato lo sforzo del sindaco di Chiusi per creare un centro remiero sulle sponde del suo piccolo lago, o quello di Montepulciano per far rivivere gli impianti sportivi, rilanciare la pista dell’atletica; un pallino questo anche del sindaco di Abbadia, che da ex praticante di questa disciplina avrebbe voluto trasformare lo storico anello del suo verdissimo stadio nella pista dei record grazie all’altura.
Mi rammarico di non essere riuscito, nei quasi due anni, a creare un calendario degli eventi, a produrre una spinta motivazionale a favore delle gare caratterizzanti del territorio che meriterebbero ben altre attenzioni da parte dei media. Al formulario mi risposero non più del 5 per cento, forse perché non avevo un ufficio. L’unica piccola delusione l’ho avuta quando appena ottenuto l’incarico (in pompa magna, in una grande villa sulla strada del Chianti, perbacco…) mi è sembrato giusto visitare per primo l’assessore allo sport di Siena , ed esporgli il mio programma. Per ottimizzare il costo degli impianti e tenere desta una città invecchiata, gli suggerii di realizzare assieme un progetto-pilota dedicato alla Terza Età, giusto anche per dare un seguito a un loro convegno. “In questo modo, si creano anche quei simpatici volontari dello sport che caratterizzano gli eventi sportivi nei paesi anglosassoni, e non costano niente”, spiegai. “Guardi – mi rispose sferzante – i nostri volontari prestano servizio all’ospedale!”.
Eppure il mio progetto semplificato e realizzabile con pochissimi costi, mi è stato chiesto da diverse province, e mi consola almeno vederlo pubblicato in un testo di valore scientifico del Centro Nazionale delle Ricerche patrocinato dall’Università di Pisa e di Bologna e da Exposanità sotto il titolo “Lo sport ti allunga la vita”. Gli uomini passano, e magari le buone idee con loro. Peccato.