Per la Virtus è arrivata la notizia che il premio per il miglior dirigente è andato a Gioberto Pallari, attuale team manager della prima squadra. Un riconoscimento che va a premiare quelle persone che lavorano nell’ombra e che però sono il vero motore delle piccole/grandi società come la Virtus:
«Questo premio voglio sottolineare che non è frutto di una singola persona – dice Gioberto Pallari – bensì di tutto uno staff societario. Per questo ringrazio il Presidente, il consiglio, la segreteria e tutti quanti. Ma il grazie più grande va senza dubbio alla famiglia, perché senza avere delle persone disponibili accanto sarebbe impossibile dedicare tutto questo tempo alla Virtus. Sono entrato a contatto con il “pianeta” Virtus nel 1988 per seguire mio figlio che giocava nelle giovanili. Poi Alessandro Finetti mi ha trasmesso la passione che nel corso degli anni tanti altri mi hanno alimentato. Fu Umberto Vezzosi a volermi per fare l’accompagnatore dell’annata 1987 e poi Cesare Mannini mi ha spinto ad entrare nel gruppo della prima squadra, dove ormai sono da 4 anni».
Quali sono i compiti che lei svolge come team manager della Consum.it Virtus Siena?
«Oltre ovviamente a tutto ciò che deve fare un team manager dal punto di vista organizzativo, mi piace molto tenere i rapporti umani con tutte le componenti che ci sono nella pallacanestro: giocatori, allenatori, dirigenti, arbitri, giornalisti. A volte non è facile tenere sempre buoni rapporti con tutti, ma credo che il fatto di poterci ancora riuscire sia una delle cose più belle che ci sia in questi campionati, sempre più professionali ma non per questo meno a “portata di mano”. Poi se invece parliamo di giovanili, lì è davvero un mondo dorato dove amicizia, rispetto sono ancora dei valori totalmente portanti. Mi piacerebbe che la Virtus proseguisse esattamente la strada che ha intrapreso: avere un settore giovanile di alto livello con i prospetti più interessanti d’Italia e una prima squadra che si mantenga tranquillamente in A Dilettanti. Il tutto ovviamente in un clima amichevole e familiare come nella Virtus è ormai un aspetto imprescindibile».
Lei che di partite ne ha viste davvero tante in questi ultimi anni, quali sono quelle che la fanno ancora emozionare?
«La vittoria più importante è stata sicuramente quella di Matera nel 2006 quando ci siamo praticamente salvati andando inaspettatamente a vincere in trasferta; la squadra era allenata da Francesco Binetti. Mentre, la vittoria più bella è sicuramente stata il trionfo in Coppa di Lega dell’anno scorso. Però, ho un’altra gara che mi resterà per sempre nella mente: la vittoria di due anni fa con il tiro da metà campo di Tomasiello contro Veroli, quel canestro mi ha dato una soddisfazione davvero enorme».
Lei ha visto passare tanti giocatori, allenatori, dirigenti, tutte persone dalle quali è riuscito a “prendere” qualcosa?
«Certo perché da tutti impari cose diverse, ognuno ti dà un modo di lavorare diverso. E’ chiaro che le persone hanno pregi e difetti, così come li ho io. L’importante è riuscire a plasmare il tutto, imparando dagli errori fatti. Questo ti permette di rimanere in contatto con tutti, anche chi poi cambia squadra. Io ad esempio sono molto legato ad ex rossoblu come Macaro, Gattoni e Lele Rossi, ma in realtà continuo a rimanere in contatto con tutti. L’unico grande rimpianto, se mi permettete, è Zambrini».