Siena sarebbe la sede ideale per il basket. Ma ce n'è per ogni provincia
FIRENZE. Dopo il “no” definitivo della sindaca di Roma, Virginia Raggi, alla candidatura della capitale per le Olimpiadi del 2024, il presidente del Consiglio regionale toscano, Eugenio Giani, rilancia la candidatura di Firenze e della Toscana per l’edizione 2028.
Giani considera positivamente l’ipotesi di destinare la varie specialità sportive alle varie province della regione. Siena, ça va sans dire, sarebbe il luogo ideale per ospitare il basket, mentre Arezzo potrebbe occuparsi del ciclismo, Grosseto degli sport di mare, Pistoia la pallavolo, mentre a Livorno si potrebbero tenere gli sport di combattimento e a Pisa il nuoto. Il tutto senza colate di cemento, ma semplicemente ammodernando gli impianti esistenti…
“Io ritengo che le Olimpiadi siano una grande opportunità, se bene impostate, e non una colata di cemento come ha detto la sindaca Raggi – ha spiegato Giani –. Mi pare evidente che la candidatura di Roma sia ormai caduta, si è chiuso un capitolo. E il premier Renzi aveva tracciato una linea: se nel 2024 Roma non lo farà, l’Italia deve candidarsi per il 2028”.
“Per il 2028 ci sono tutte le condizioni perché la regione possa preparare la sua candidatura – afferma Giani –. Formalmente è la candidatura di Firenze, nella sostanza è la candidatura della Toscana, che può offrire una scelta articolata di impianti coinvolgendo numerose città”.
“Ovviamente dovrebbe essere avviata anche una politica di infrastrutture – ha osservato il presidente del Consiglio regionale –. Ma ricordo che la Toscana ha una serie di infrastrutture ancora da fare, già giudicate necessarie, che potrebbero quindi essere realizzate senza alcun pregiudizio ambientale recuperando i fondi necessari”. Ad esempio le tre corsie per la Firenze-Mare e per la Fi-Pi-Li, nuovi bracci stradali nella Valdelsa fino al mare, l’Alta velocità “fatta come si deve”.
“Sarebbero – ha concluso Giani – Olimpiadi ‘vintage’, per cui non ci sarebbe cementificazione, ma solo la realizzazione di quello che si dice, ormai da trenta o quaranta anni, che serva alla Toscana”.