di Enrico Campana
TORINO. Francesco Molinari non ha vinto per la seconda volta il BMW Italian Open, colpa di un disgraziato 3° giro al quale ha rimediato con un giro finale da fuoriclasse, rimontando ben 25 posizioni e chiudendo al 6° posto. Il golf, sport generoso, consente anche agli ultimi di essere i primi, come è successo all’argentino Daniel Vancsik, il vincitore, il quale – vinto nel 2007 il Madeira Open dopo ben 49 tornei senza raggiungere i Top Ten – è ripiombato nella mediocrità; il suo miglior risultato di questa stagione è stato il 42° posto in Spagna della scorsa settimana.
Dicevo di Molinari, a soli 26 anni però è un giocatore fatto e finito, è il n.1 del tour, facendo una classifica con la media dei piazzamenti più alti degli ultimi due mesi del Tour Europeo: il 3° posto all’Open di Andalusia, il 3° al’Open del Portogallo, l’11° (dopo essere stato 7°) all’Open di Spagna e il 6° di Torino concluso con uno strepitoso 65 al giro finale. Sul viale del tramonto Costantino Rocca, la gloria del golf italiano il quale ha piazzato ben 5 bandierine tricolori fra i primi 25 posti, la rivelazione di questa edizione torinese nella reggia dei Savoia (e degli Agnelli) è stato il 16enne Mattia Manassero di Negrar (Verona) , che sta facendo razzia di titoli giovanili ma ha anche vinto una settimana fa lo scudetto tricolore medal ed è già nel mirino di tutte le grandi università americane.
Ma non si dà ancora per vinto Franco Chimenti, il quale – incassato un lusinghiero successo personale al CONI – è riuscito a costruire per la prima volta un’opposizione reale dentro il Palazzo con 24 voti, uno in più del candidato meno votato della lista-Petrucci, che peraltro figurava anche nel suo schieramento, pescando magari qualche provvidenziale consenso.
Il professore non è venuto a Torino per recitare l’epitaffio del golf e di se stesso, e al gala dell’Open ha regalato un momento di ironia per niente amara, magari piuttosto tattica allo scopo di far capire di come reggerà la barra di comando del golf per i prossimi quattro anni, forte di un consenso del 98 per cento, e quale sarà il suo ruolo come leader dell’opposizione. Opposizione certificata con oltre il 30 per cento dei voti, e che non potrà essere “vessata” dalla cinica (e immediata) risposta dell’assemblea romana alla richiesta di dialogo. Un’assemblea che non può non sconcertare chi dovrà aprire i cordoni della borsa al CONI e l’organo vigilante, il Sottosegretario allo Sport, perchà ha puntellato il presidente nel mirino con una giunta di fedelissimi non proprio felicemente agli onori delle cronache dell’Olimpiade o del doping.
“Non prevedevo questo momento e vi voglio ringraziare per l’espressione di condoglianza…”, ha attaccato il professore, impagabile quando parla a braccio. “Le grandissime dimostrazioni di affetto – ha aggiunto dopo aver raccolto un applauso per la battuta – mi hanno commosso. Ho voluto partecipare alla competizione con la certezza di poter vincere con la serietà e la determinazione messa in altre occasioni, e penso che se non ci fosse stata un’ultima notte penso che avrei vinto bene”.
Un accenno forte alla notte dei lunghi coltelli del CONI, per cui ben 22 (se non di più) delle 46 adesioni certificate (sulla parola) si spostano grazie ai Richelieu di palazzo sul candidato uscente, ed ecco confezionato il tipico verdetto da “ragion di stato”.
“Ma Roma non è Torino, questa Torino che ci ha voluto premiare portando in questi giorni al golf molta gente competente, che ha rispetto di tutti. Sì, Roma…Vengo dal mondo universitario dove si parla e si legge di baroni, ma io che in quel mondo ci vivo non me ne sono mai accorto. Quello è un mondo di cultura”, ha osservato facendo un parallelismo a due Italie, quella del palazzo e quella del fare.
E subito ecco un’altra battuta ammiccante che ha provocato un divertito applauso: “Ho cercato di far capire che il golf è uno sport popolare, forse mi sono sbagliato, diciamo che è uno sport di èlite popolare…”.
“Il golf italiano vi dice grazie, andremo avanti con grande successo e diventeremo più grandi”, ha aggiunto annunciando la prossima sfida che ha il traguardo olimpico con il meeting del CIO per l’ammissione del golf ai Giochi del 2016 a Tokio o in Brasile.
L’Open rimane a Torino che vuole la Ryder Cup del 2018, nel giro di un anno però apriranno due meravigliosi campi nel senese, quello della Bagnaia e di Montalcino “by Ferragamo”. Non è escluso che, come è avvenuto per altri golf-resort, anche questi due green griffati chiedano di ospitare l’Open d’Italia. L’architetto Trent Jones Jr. che ha lavorato a Bagnaia, non solo è fra i maggiori progettisti al mondo, ma è figlio del grande Trent Jones Sr. che 30 anni fa ha immaginato il percorso nella foresta incantata dell’open di quest’anno.
TORINO. Francesco Molinari non ha vinto per la seconda volta il BMW Italian Open, colpa di un disgraziato 3° giro al quale ha rimediato con un giro finale da fuoriclasse, rimontando ben 25 posizioni e chiudendo al 6° posto. Il golf, sport generoso, consente anche agli ultimi di essere i primi, come è successo all’argentino Daniel Vancsik, il vincitore, il quale – vinto nel 2007 il Madeira Open dopo ben 49 tornei senza raggiungere i Top Ten – è ripiombato nella mediocrità; il suo miglior risultato di questa stagione è stato il 42° posto in Spagna della scorsa settimana.
Dicevo di Molinari, a soli 26 anni però è un giocatore fatto e finito, è il n.1 del tour, facendo una classifica con la media dei piazzamenti più alti degli ultimi due mesi del Tour Europeo: il 3° posto all’Open di Andalusia, il 3° al’Open del Portogallo, l’11° (dopo essere stato 7°) all’Open di Spagna e il 6° di Torino concluso con uno strepitoso 65 al giro finale. Sul viale del tramonto Costantino Rocca, la gloria del golf italiano il quale ha piazzato ben 5 bandierine tricolori fra i primi 25 posti, la rivelazione di questa edizione torinese nella reggia dei Savoia (e degli Agnelli) è stato il 16enne Mattia Manassero di Negrar (Verona) , che sta facendo razzia di titoli giovanili ma ha anche vinto una settimana fa lo scudetto tricolore medal ed è già nel mirino di tutte le grandi università americane.
Ma non si dà ancora per vinto Franco Chimenti, il quale – incassato un lusinghiero successo personale al CONI – è riuscito a costruire per la prima volta un’opposizione reale dentro il Palazzo con 24 voti, uno in più del candidato meno votato della lista-Petrucci, che peraltro figurava anche nel suo schieramento, pescando magari qualche provvidenziale consenso.
Il professore non è venuto a Torino per recitare l’epitaffio del golf e di se stesso, e al gala dell’Open ha regalato un momento di ironia per niente amara, magari piuttosto tattica allo scopo di far capire di come reggerà la barra di comando del golf per i prossimi quattro anni, forte di un consenso del 98 per cento, e quale sarà il suo ruolo come leader dell’opposizione. Opposizione certificata con oltre il 30 per cento dei voti, e che non potrà essere “vessata” dalla cinica (e immediata) risposta dell’assemblea romana alla richiesta di dialogo. Un’assemblea che non può non sconcertare chi dovrà aprire i cordoni della borsa al CONI e l’organo vigilante, il Sottosegretario allo Sport, perchà ha puntellato il presidente nel mirino con una giunta di fedelissimi non proprio felicemente agli onori delle cronache dell’Olimpiade o del doping.
“Non prevedevo questo momento e vi voglio ringraziare per l’espressione di condoglianza…”, ha attaccato il professore, impagabile quando parla a braccio. “Le grandissime dimostrazioni di affetto – ha aggiunto dopo aver raccolto un applauso per la battuta – mi hanno commosso. Ho voluto partecipare alla competizione con la certezza di poter vincere con la serietà e la determinazione messa in altre occasioni, e penso che se non ci fosse stata un’ultima notte penso che avrei vinto bene”.
Un accenno forte alla notte dei lunghi coltelli del CONI, per cui ben 22 (se non di più) delle 46 adesioni certificate (sulla parola) si spostano grazie ai Richelieu di palazzo sul candidato uscente, ed ecco confezionato il tipico verdetto da “ragion di stato”.
“Ma Roma non è Torino, questa Torino che ci ha voluto premiare portando in questi giorni al golf molta gente competente, che ha rispetto di tutti. Sì, Roma…Vengo dal mondo universitario dove si parla e si legge di baroni, ma io che in quel mondo ci vivo non me ne sono mai accorto. Quello è un mondo di cultura”, ha osservato facendo un parallelismo a due Italie, quella del palazzo e quella del fare.
E subito ecco un’altra battuta ammiccante che ha provocato un divertito applauso: “Ho cercato di far capire che il golf è uno sport popolare, forse mi sono sbagliato, diciamo che è uno sport di èlite popolare…”.
“Il golf italiano vi dice grazie, andremo avanti con grande successo e diventeremo più grandi”, ha aggiunto annunciando la prossima sfida che ha il traguardo olimpico con il meeting del CIO per l’ammissione del golf ai Giochi del 2016 a Tokio o in Brasile.
L’Open rimane a Torino che vuole la Ryder Cup del 2018, nel giro di un anno però apriranno due meravigliosi campi nel senese, quello della Bagnaia e di Montalcino “by Ferragamo”. Non è escluso che, come è avvenuto per altri golf-resort, anche questi due green griffati chiedano di ospitare l’Open d’Italia. L’architetto Trent Jones Jr. che ha lavorato a Bagnaia, non solo è fra i maggiori progettisti al mondo, ma è figlio del grande Trent Jones Sr. che 30 anni fa ha immaginato il percorso nella foresta incantata dell’open di quest’anno.