I primi passi nel rugby nel Cus Siena
Qual è stata la motivazione che vi ha spinto ad andare a cercare un’esperienza nell’isola verde?
“L’anno scorso eravamo entrambi fermi, io per infortunio al ginocchio e mio fratello alla spalla. Dopo averci pensato un po’ abbiamo deciso di metterci in gioco, e di andare in un paese dove, rugbisticamente parlando, sono molto avanti rispetto a noi. In questo abbiamo avuto fortuna: nel 2009 un dirigente di spicco dei Buccaneers Rfc, ha comprato una casa a san Donato vicino Radda e ha chiesto informazioni sul rugby nella nostra provincia. Così ha saputo che due ragazzi di Radda in Chianti, io a Colorno e mio fratello Simone a Noceto, giocavamo a rugby in serie A1. Lui si è recato nel ristorante dei miei genitori, tutto addobbato di maglie da rugby, ci ha voluto conoscere di persona e ci ha detto che se fossimo stati all’altezza gli avrebbe fatto piacere portarci a giocare in Irlanda. Nelle feste pasquali del 2010 ci ha proposto nuovamente di trasferirci in Irlanda: in maggio abbiamo fatto il provino a Athlone ed essendo risultati idonei ci hanno tesserati. Abbiamo accettato, decisi a metterci in gioco, pure in una realtà completamente diversa dalla nostra, anche per fare una esperienza personale e imparare per bene l’inglese”.
Nella magica terra d’Irlanda, Athlone si trova nel bel mezzo dell’isola, lungo la strada che conduce da Dublino verso la bellissima terra del Connemara. “E’ una cittadina di 20.000 abitanti, dimensione media dei centri urbani irlandesi. In passato legata all’agricoltura e all’allevamento, ora è sede anche di industrie plastiche”.
Qual è la realtà del rugby irlandese lontano dai riflettori della Celic League e dell’Heineken Cup?
“Qui il rugby è lo sport più seguito. Purtroppo non è ancora professionistico, come invece è in Italia. La categoria dove gioco corrisponde alla Serie A1 italiana, ma a differenza di quella, le uniche squadre professioniste sono le quattro selezioni che partecipano alla Celtic League ovvero Connacht, Leinster, Ulster e Munster, che rappresentano le quattro regioni d’Irlanda. Tutte le altre squadre sono gerarchicamente sottoposte a queste: i professionisti del Connacht che non sono stati convocati per la partita di Celtic League sono distribuiti tra le società minori per tenersi in allenamento e giocare”.
Quali sono le professioni più diffuse tra i giocatori dell’Athlone?
“E’ una squadra giovane composta prevalentemente da studenti, sebbene non manchino muratori, carpentieri, idraulici … c’è un gestore di un locale pubblico e chi lavora partime per i nostri sponsor”.
Qual è la vostra posizione in classifica?
“Abbastanza buona: siamo secondi nella classifica di Prima divisione B e primi nella classifica del campionato junior Divisione 1 B (meglio conosciuto come campionato delle riserve) e secondi nella Connacht League. In aprile, se tutto va bene, disputeremo le finali valide per l’accesso in Prima divisione A”.
Tradizionalmente in Irlanda il rugby è lo sport della borghesia e delle città di Dublino e Limerick; il calcio della working class e gli sport gaelici (football e hurling) del mondo rurale. “Nel Connacht, regione rurale, gli sport gaelici sono molto amati. Qui molti parlano ancora il gaelico e alcuni, ancora, non vedono di buon occhio il rugby e il calcio, gli sport importati dai conquistatori inglesi. Gli sport gaelici rappresentano proprio l’anima del paese. Ma non dimentichiamo il golf che è uno sport molto seguito e praticato. A pochi km da qui a Roskommon c’e uno dei più bei campi d’Irlanda”.
Quante partite avete giocato?
Io e Simone abbiamo giocato prevalentemente con la squadra delle riserve in quanto siamo costretti a far giocare i professionisti del Connacht non convocati per la partita di Celtic League. Posso dire che entrambi ci siamo fatti una buone esperienza per la Connacht league, dove abbiamo giocato 4 partite: anche questo è un campionato di alto livello. Speriamo vivamente di avere presto la nostra opportunità nel campionato principale”.
Quanta differenza hai trovato con la realtà ovale italiana?
“Nelle metodologie di allenamento non c’e molta differenza. Ci alleniamo solo due volte a settimana ma le sedute sono molto più efficaci. Per quanto riguarda la velocità di gioco e di esecuzione rispetto a noi sono un altro mondo. Sono sincero, abbiamo fatto fatica per adattarci al loro tipo di gioco: con due allenamenti hanno gli stessi risultati se non migliori di una squadra professionistica italiana. A livello fisico gli irlandesi non sono enormi e infatti su quel piano me la gioco senza problemi”.
Ti piace il modo di vivere irlandese?
“Per quanto ci riguarda viviamo in modo, come dire, universitario, usciamo con i compagni di squadra e frequentiamo molte persone giovani. Qui è un altro mondo, le persone sono molto socievoli e non è difficile fare nuove conoscenze. Certo la divisa che indossiamo ci aiuta ma mi sembra di vivere nel paese dei balocchi: tutte le sere c’è una festa, fatte apposta per ritrovarsi insieme e fare serata, magari bevendo qualche Guinness. Purtroppo questo non è un bel periodo per l’Irlanda. La crisi economica si fa sentire molto. Per la prima volta la Federazione irlandese ha restituito 2.000 biglietti per la partita di Roma di sabato del Sei Nazioni. Non era mai accaduto”.
Come vedi la prossima partita di Roma tra Italia e Irlanda? Dove la vedrai?
“Sarà una partita difficile per l’Italia, speriamo di vedere in campo una Italia che abbia voglia di farsi vedere e guadagnare un bel risultato, e non dimentichiamo che Venerdì sera a Parma, nel confronto tra le due under 20, un mio compagno di squadra. Posso dire che l’under 20 irlandese darà molto filo da torcere ai nostri italiani. Vedrò le due partite nella Club house dove passeremo una serata tra compagni di squadra e amici. Ci teniamo sempre in contatto con la nostra famiglia, che ci ha molto aiutati in questa avventura, e con gli amici del Cus Siena”.