"Forza atletica e tecnica devono trovarsi in equilibrio perfetto"

SIENA. Prosegue il nostro appuntamento dedicato ai giovani talenti senesi; quest’oggi ci concentriamo sullo schermitore classe ’91 Lorenzo Bruttini, atleta tesserato per il G.S. Fiamme Azzurre – Polizia Penitenziaria. Come la maggior parte dei giovani di cui vi abbiamo raccontato la storia, anche Lorenzo ha già vinto molto: tra under 17, under 20 e under 23 si è aggiudicato medaglie di argento e bronzo ai mondiali, oro, argento e bronzo agli europei e oro, argento e bronzo agli italiani; inoltre ha vinto 4 gare di ‘Coppa del Mondo’ under 20. Coniugare sport e studio (Lorenzo è uno studente universitario iscritto presso la Facoltà di Matematica) rappresenta la sfida più grande, ma la passione verso questo sport rappresenta un collante più che efficace; dopo aver provato il fioretto, Lorenzo ha deciso di cambiare arma e provare a gareggiare con la spada. Da lì non si è più fermato. Ecco cosa ci ha raccontato.
Com’è nata la passione per questo sport?
Ho iniziato a fare scherma nel 2000, avevo 9 anni e rimasi estremamente colpito da una dimostrazione che fu svolta nella scuola elementare che frequentavo. Erano i primi di ottobre e dovevo ancora decidere quale sport praticare quell’anno, mia mamma mi aveva iscritto ad alcune lezioni di judo (sempre al CUS) la cui palestra era adiacente a quella della scherma, e di nuovo assistetti ad alcuni assalti. A quel punto il passo fu breve, niente judo! Avevo trovato lo sport che faceva per me: la scherma!
Come ti sei avvicinato a questa disciplina e quando hai pensato di poterla praticare a livello agonistico?
Come ho detto, furono le dimostrazioni delle istruttrici del CUS a farmi avvicinare a questo sport e, sotto consiglio di una di esse (Lucia Cetoloni), ci fu anche una svolta nella mia attività agonistica. Infatti nei primi anni mi ero dedicato, come la maggior parte dei bambini che iniziano scherma, al fioretto; me la cavavo, ma senza dubbio c’erano tanti ragazzi più in gamba; fu dopo una gara andata male che Lucia mi disse che secondo lei dovevo provare a fare spada. Le prime volte fu un modo per divertirsi e fare qualcosa di diverso, poi capii che ero molto più efficace nella nuova arma che nella precedente e iniziai a divertirmi di più con la spada che col fioretto. Dopo alcune gare decisamente positive mi dedicai quindi completamente alla spada, consapevole di poter proseguire con altri buoni risultati.
Qual è il rapporto che hai con in tuo maestro?
Con il mio maestro, Alberto Carboni, ho un rapporto fantastico. Ha l’età di mio padre ma scherziamo come se fossimo coetanei, mentre quando c’è da mettersi sotto e lavorare lasciamo poco spazio alle chiacchiere, siamo quindi molto in sintonia. Apprezzo anche moltissimo il fatto che lui si dedichi in maniera importante a questo sport, ad esempio concordando con me orari particolari della giornata in cui incontrarsi per una lezione individuale, nonostante il suo lavoro sia completamente diverso.
Che tipo di risultati hai ottenuto sin qui?
I risultati che ho ottenuto con la scherma, per ora a livello giovanile, mi hanno portato sul podio di varie competizioni a livello italiano, europeo e mondiale. Tra under 17, under 20 e under 23 ho vinto medaglie di argento e bronzo ai mondiali, oro, argento e bronzo agli europei e oro, argento e bronzo agli italiani; inoltre ho vinto 4 gare di ‘Coppa del Mondo’ under 20.
Che tipo di preparazione fisica conduci per poterti mantenere ai tuoi livelli?
La preparazione fisica sta diventando preponderante anche in uno sport come il nostro, considerato che fino a poco tempo fa era una disciplina di destrezza. E’ quindi necessario svolgere un’attività di tipo prettamente fisico accanto ad una buona preparazione tecnica. Personalmente svolgo tre sedute settimanali di un’ora e mezzo l’una, incentrate su diverse aree neuromuscolari per incrementare o mantenere la forza, gli altri giorni affianco all’allenamento tecnico alcuni esercizi di rapidità.
Ti è mai pesato rinunciare al tempo libero o agli amici per allenarti?
Mi pesa ogni giorno rinunciare ad altri svaghi, ma ormai devo dire che ci sono abituato. Il calcetto con gli amici, i fine settimana con la ragazza e tutta una serie di altre ‘evasioni’ non sono così frequenti; però ho imparato ad apprezzarle quando ne ho la possibilità e d’altro canto mi rendo conto che svolgo un’attività remunerativa che mi lascia molto più libero durante i giorni della settimana di quanto non possano fare altri impieghi.
Sacrificheresti la possibilità di avviare una certa carriera professionale pur di continuare a praticare questa disciplina?
Il problema della decisione tra sport e studio, di conseguenza fra attività agonistica e attività professionale, è da me molto sentito. Ho la fortuna di cavarmela molto bene in entrambi gli ambiti e allo stesso tempo la sfortuna di non essere un fenomeno in nessuno dei due; sicuramente voglio laurearmi e cercare di affiancare un percorso di studi il più completo possibile ad uno sport che per forza di cose non prevede guadagni milionari. L’idea è quindi quella di continuare a fare scherma e considerarla una priorità finché avrò mezzi fisici e risultati soddisfacenti, per poi dedicarmi ad altro.
Cosa ti attrae di questo sport in maniera particolare?
Ciò che mi affascina di questo sport è senza dubbio il fatto di non privilegiare troppo l’aspetto fisico a scapito di quello tecnico-mentale e viceversa. Per riuscire nella scherma è secondo me fondamentale un costante impegno a livello fisico, ma sono altrettanto importanti la concentrazione e l’attenzione, le quali possono derivare solo da uno stato di tranquillità mentale e da una condizione psicofisica di serenità. Questo, secondo me, è l’aspetto più complicato da curare e quindi il più attraente…
Se dovessi convincere un bambino o un giovane ad approcciarsi a questa disciplina che cosa gli diresti?
A chi volesse intraprendere la strada della scherma direi di godere di tutti gli aspetti formativi che possiede uno sport individuale e di combattimento come il nostro. In primis: il rispetto per l’avversario, il controllo delle reazioni emotive, la capacità di accettare le sconfitte e la possibilità di migliorarsi imparando dai propri errori. Se poi dovessero arrivare anche delle soddisfazioni sportive, sarà tutto ancora più stimolante e divertente.
Com’è nata la passione per questo sport?
Ho iniziato a fare scherma nel 2000, avevo 9 anni e rimasi estremamente colpito da una dimostrazione che fu svolta nella scuola elementare che frequentavo. Erano i primi di ottobre e dovevo ancora decidere quale sport praticare quell’anno, mia mamma mi aveva iscritto ad alcune lezioni di judo (sempre al CUS) la cui palestra era adiacente a quella della scherma, e di nuovo assistetti ad alcuni assalti. A quel punto il passo fu breve, niente judo! Avevo trovato lo sport che faceva per me: la scherma!
Come ti sei avvicinato a questa disciplina e quando hai pensato di poterla praticare a livello agonistico?
Come ho detto, furono le dimostrazioni delle istruttrici del CUS a farmi avvicinare a questo sport e, sotto consiglio di una di esse (Lucia Cetoloni), ci fu anche una svolta nella mia attività agonistica. Infatti nei primi anni mi ero dedicato, come la maggior parte dei bambini che iniziano scherma, al fioretto; me la cavavo, ma senza dubbio c’erano tanti ragazzi più in gamba; fu dopo una gara andata male che Lucia mi disse che secondo lei dovevo provare a fare spada. Le prime volte fu un modo per divertirsi e fare qualcosa di diverso, poi capii che ero molto più efficace nella nuova arma che nella precedente e iniziai a divertirmi di più con la spada che col fioretto. Dopo alcune gare decisamente positive mi dedicai quindi completamente alla spada, consapevole di poter proseguire con altri buoni risultati.
Qual è il rapporto che hai con in tuo maestro?
Con il mio maestro, Alberto Carboni, ho un rapporto fantastico. Ha l’età di mio padre ma scherziamo come se fossimo coetanei, mentre quando c’è da mettersi sotto e lavorare lasciamo poco spazio alle chiacchiere, siamo quindi molto in sintonia. Apprezzo anche moltissimo il fatto che lui si dedichi in maniera importante a questo sport, ad esempio concordando con me orari particolari della giornata in cui incontrarsi per una lezione individuale, nonostante il suo lavoro sia completamente diverso.
Che tipo di risultati hai ottenuto sin qui?
I risultati che ho ottenuto con la scherma, per ora a livello giovanile, mi hanno portato sul podio di varie competizioni a livello italiano, europeo e mondiale. Tra under 17, under 20 e under 23 ho vinto medaglie di argento e bronzo ai mondiali, oro, argento e bronzo agli europei e oro, argento e bronzo agli italiani; inoltre ho vinto 4 gare di ‘Coppa del Mondo’ under 20.
Che tipo di preparazione fisica conduci per poterti mantenere ai tuoi livelli?
La preparazione fisica sta diventando preponderante anche in uno sport come il nostro, considerato che fino a poco tempo fa era una disciplina di destrezza. E’ quindi necessario svolgere un’attività di tipo prettamente fisico accanto ad una buona preparazione tecnica. Personalmente svolgo tre sedute settimanali di un’ora e mezzo l’una, incentrate su diverse aree neuromuscolari per incrementare o mantenere la forza, gli altri giorni affianco all’allenamento tecnico alcuni esercizi di rapidità.
Ti è mai pesato rinunciare al tempo libero o agli amici per allenarti?
Mi pesa ogni giorno rinunciare ad altri svaghi, ma ormai devo dire che ci sono abituato. Il calcetto con gli amici, i fine settimana con la ragazza e tutta una serie di altre ‘evasioni’ non sono così frequenti; però ho imparato ad apprezzarle quando ne ho la possibilità e d’altro canto mi rendo conto che svolgo un’attività remunerativa che mi lascia molto più libero durante i giorni della settimana di quanto non possano fare altri impieghi.
Sacrificheresti la possibilità di avviare una certa carriera professionale pur di continuare a praticare questa disciplina?
Il problema della decisione tra sport e studio, di conseguenza fra attività agonistica e attività professionale, è da me molto sentito. Ho la fortuna di cavarmela molto bene in entrambi gli ambiti e allo stesso tempo la sfortuna di non essere un fenomeno in nessuno dei due; sicuramente voglio laurearmi e cercare di affiancare un percorso di studi il più completo possibile ad uno sport che per forza di cose non prevede guadagni milionari. L’idea è quindi quella di continuare a fare scherma e considerarla una priorità finché avrò mezzi fisici e risultati soddisfacenti, per poi dedicarmi ad altro.
Cosa ti attrae di questo sport in maniera particolare?
Ciò che mi affascina di questo sport è senza dubbio il fatto di non privilegiare troppo l’aspetto fisico a scapito di quello tecnico-mentale e viceversa. Per riuscire nella scherma è secondo me fondamentale un costante impegno a livello fisico, ma sono altrettanto importanti la concentrazione e l’attenzione, le quali possono derivare solo da uno stato di tranquillità mentale e da una condizione psicofisica di serenità. Questo, secondo me, è l’aspetto più complicato da curare e quindi il più attraente…
Se dovessi convincere un bambino o un giovane ad approcciarsi a questa disciplina che cosa gli diresti?
A chi volesse intraprendere la strada della scherma direi di godere di tutti gli aspetti formativi che possiede uno sport individuale e di combattimento come il nostro. In primis: il rispetto per l’avversario, il controllo delle reazioni emotive, la capacità di accettare le sconfitte e la possibilità di migliorarsi imparando dai propri errori. Se poi dovessero arrivare anche delle soddisfazioni sportive, sarà tutto ancora più stimolante e divertente.