La storia di una giovane atleta al centro della nostra rubrica sui talenti senesi
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di Max Calamuneri
SIENA. Una passione nata per caso mentre assisteva ad un’Olimpiade, l’amore per uno sport che l’ha portata a calcare le prime palestre all’età di 4 anni e mezzo, i sacrifici quotidiani per proseguire ed alimentare quella che sta divenendo ormai una professione: questo e molto altro ci ha raccontato Beatrice Monaco, giovane schermitrice al centro della nostra rubrica sui talenti dell’interland senese.
Come testimoniato anche dalle interviste realizzate ad Alice Volpi e Lorenzo Bruttini, la scuola schermistica senese sforna talenti e forma atleti impartendo lezioni fisiche e psicofisiche di grande levatura. La compresenza di questi due elementi è del resto fondamentale per il raggiungimento dei traguardi già raggiunti dai giovani del settore, ed anche il palmares di Beatrice fornisce un’ulteriore conferma in tal senso: campionessa italiana under 17, campionessa europea under 20 (sia individuale che a squadre), campionessa europea under 20 a squadre e terza individuale (sia nel 2010 che nel 2012), campionessa mondiale under 20 a squadre (nel 2011) e campionessa mondiale under 20 a squadre e terza individuale nel 2012. Ecco cosa ci ha raccontato in dettaglio.
Com’e nata la passione per questo sport?
La passione per questo sport è nata in maniera molto casuale; in famiglia nessuno aveva mai neanche sentito parlare di questo sport ed io invece sono sempre stata attratta da spade e duelli (ero una grande fan di Zorro!) A soli 4 anni mi sono ritrovata a guardare le Olimpiadi e mi sono incantata su un assalto, da li poi è nato definitivamente l amore!
Come ti sei avvicinata a questa disciplina e quando hai pensato di poterla praticare a livello agonistico?
A questo sport mi sono avvicinata appunto grazie alla tv che me l’ha fatto scoprire. Mi sono trovata in palestra a 4 anni e mezzo ed ho capito subito che sarebbe stata la scelta giusta. Il pensiero che sarebbe diventato anche il mio “lavoro” è venuto pian piano con il tempo.
Qual è il rapporto che hai con in tuo maestro?
Il rapporto con il maestro è una parte fondamentale di questo sport, e fortunatamente ho sempre cercato di impostare un rapporto che andasse anche al di là del solo aspetto “professionale”.
Che tipo di risultati hai ottenuto sin qui?
Fin qua ho conseguito diversi risultati sia in campo italiano che internazionale: sono stata campionessa italiana under 17, campionessa europea under 20 sia individuale che a squadre (nel 2009), campionessa europea under 20 a squadre e terza individuale (sia nel 2010 che nel 2012), campionessa mondiale under 20 a squadre (nel 2011) e campionessa mondiale under 20 a squadre e terza individuale (nel 2012).
Che tipo di preparazione fisica conduci per poterti mantenere ai tuoi livelli?
La preparazione fisica è indubbiamente molto importante e deve essere impostata in maniera specifica per le qualità fisiche e tecniche dell’atleta, quindi proprio per questo ognuno di noi segue un proprio programma di preparazione fisica mirato anche ad arrivare agli obiettivi stagionali nella migliore forma possibile.
Ti è mai pesato rinunciare al tempo libero o agli amici per allenarti?
Sicuramente questo sport ha tolto molto tempo alla mia vita privata e ci sono stati momenti in cui avrei voluto poter “vivere” come un normalissimo adolescente, però i tanti sacrifici fatti sono stati ampiamente ripagati dalle tante soddisfazioni sia in pedana sia fuori, in quanto questa disciplina mi ha permesso di viaggiare e vedere tantissimi posti diversi, di conoscere persone speciali che hanno fatto si che questo sport sia diventato anche il mio lavoro (presso il gruppo sportivo della guardia di finanza).
Sacrificheresti la possibilità di avviare una certa carriera professionale pur di continuare a praticare questa disciplina?
Spero che questo sport mi regali ancora moltissime soddisfazioni e spero di poterlo continuare ancora per molto, però sinceramente ho l’interesse anche a intraprendere una carriera lavorativa che si distacca da esso. Sono iscritta alla Facoltà di Biologia presso l’Università di Siena e spero che un giorno quest’altra mia passione possa svilupparsi come lavoro.
Cosa ti attrae di questo sport in maniera particolare?
Ci sono molti lati di questo sport che mi attraggono come ad esempio il confronto diretto con l’avversario e il fatto di essere solo tu e le tue “abilità” che sono chiamate a confrontarsi con quelle di un altro atleta. Non si può contare sull’aiuto di nessun altro.
Se dovessi convincere un bambino o un giovane ad approcciarsi a questa disciplina che cosa gli diresti?
Ad un bambino consiglierei di scegliere questo sport perché è sicuramente molto “divertente” visto dagli occhi di un bambino; di certo si tratta di una disciplina che sa entrarti dentro e che ti porta a crescere sia come atleta ma anche e soprattutto come persona. È uno sport che mi ha aiutato tanto anche nello studio, mi ha aiutato a sapermi organizzare e gestire, mi ha reso indipendente e responsabile in molte occasioni.
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