Particolare intervento di aspirazione meccanica al Policlinico
SIENA. Un eccezionale intervento salva paziente con ictus ischemico acuto. La particolare operazione di aspirazione meccanica del grosso trombo presente nel cervello, entrando dall’arteria femorale, è stato effettuato presso l’AOU Senese dal dottor Samuele Cioni, neurointerventista dell’U.O.C. NINT, in una paziente di 78 anni giunta al Pronto Soccorso dopo 2 ore dall’esordio di gravi sintomi neurologici. L’eccezionalità dell’intervento sta nelle dimensioni della formazione trombotica, dal diametro di circa 1 cm, rimossa da una arteria cerebrale senza frammentazione e con ripristino completo del circolo intracranico. “L’esame angio-TC – spiega il dottor Cioni – mostrava l’occlusione dell’apice della carotide interna sinistra e, nonostante la tempistica fosse compatibile con un trattamento di fibrinolisi endovenosa sistemica, tale terapia risultava controindicata per pregressi eventi emorragici. Questo tipo di occlusione, chiamata anche ‘occlusione a T’, è una condizione particolarmente pericolosa perché impedisce l’attivazione dei compensi dal circolo di Willis e comunemente comporta l’instaurarsi di un infarto cerebrale emisferico con rischio di morte o di grave complicanze”. In questi casi infatti, la formazione trombotica occludente, spesso di origine cardiogena, è troppo voluminosa per poter risentire favorevolmente dei farmaci fibrinolitici somministrati per via endovenosa o per poter essere estratta o frammentata con manovre meccaniche endovascolari.
“Nel nostro caso – prosegue Cioni – la sorte sfavorevole della paziente è stata completamente ribaltata grazie alla pronta attivazione della sala neurointerventistica dove abbiamo lavorato in èquipe con il dottor Matteo Bellini, eseguendo rapidamente una procedura endovascolare d’avanguardia consistente nell’impiego di un sistema triassiale telescopico di cateteri introdotti dall’arteria femorale fino alla carotide intracranica, con i quali il trombo è stato raggiunto, oltrepassato, catturato aprendo uno stent e rimosso a ritroso con manovre di recupero di un catetere dentro l’altro, sino all’estrazione definitiva dall’inguine. La paziente è stata dimessa dalla Stroke Unit dopo due settimane con minimo deficit motorio residuo e in miglioramento”. Questo tipo di procedura rappresenta la punta più evoluta dell’interventistica nel trattamento dell’ictus che, in associazione o in alternativa alla fibrinolisi endovenosa, contribuisce al compimento e alla finalizzazione ottimale del Percorso Stroke nel nostro territorio, attuato con la massima efficienza dal 118, dal Pronto Soccorso, dalla Stroke Unit e dalla Neuroimmagini-Neurointerventistica dell’ospedale Santa Maria alle Scotte.
“Nel nostro caso – prosegue Cioni – la sorte sfavorevole della paziente è stata completamente ribaltata grazie alla pronta attivazione della sala neurointerventistica dove abbiamo lavorato in èquipe con il dottor Matteo Bellini, eseguendo rapidamente una procedura endovascolare d’avanguardia consistente nell’impiego di un sistema triassiale telescopico di cateteri introdotti dall’arteria femorale fino alla carotide intracranica, con i quali il trombo è stato raggiunto, oltrepassato, catturato aprendo uno stent e rimosso a ritroso con manovre di recupero di un catetere dentro l’altro, sino all’estrazione definitiva dall’inguine. La paziente è stata dimessa dalla Stroke Unit dopo due settimane con minimo deficit motorio residuo e in miglioramento”. Questo tipo di procedura rappresenta la punta più evoluta dell’interventistica nel trattamento dell’ictus che, in associazione o in alternativa alla fibrinolisi endovenosa, contribuisce al compimento e alla finalizzazione ottimale del Percorso Stroke nel nostro territorio, attuato con la massima efficienza dal 118, dal Pronto Soccorso, dalla Stroke Unit e dalla Neuroimmagini-Neurointerventistica dell’ospedale Santa Maria alle Scotte.
(Nella foto il dottor Cioni ed il dottor Bellini)