L'ormone "salvavita" nelle malattie cardiovascolari
SIENA. Nella terapia delle malattie cardiovascolari l’ormone Relaxina sta dando prova di straordinaria efficacia anche nel ridurre la mortalità. E grazie agli eccellenti risultati di uno studio multicentrico appena conclusosi in 11 paesi, tra cui l’Italia, su 1.161 pazienti colpiti da collasso cardiaco, la multinazionale del farmaco Novartis ha progettato due nuovi test di analoghe dimensioni dedicati all’ipertensione e alla preeclampsia, una sindrome che colpisce le donne in gravidanza. Ne ha dato notizia il professor Marco Metra, cardiologo dell’Università di Brescia, intervenendo a Firenze al congresso internazionale sulla Relaxina in chiusura oggi (prossimo appuntamento a Shanghai tra quattro anni). Il programma dei due nuovi studi clinici è già stato messo a punto, ha spiegato: per l’ipertensione sono stati reclutati anche i pazienti, per la preeclampsia lo si sta facendo. Quanto al trial sul collasso cardiaco, essendo il primo mai organizzato su larga scala il mondo scientifico ne aspettava con evidente interesse i risultati. La Fase III ha consentito appunto di verificare efficacia e sicurezza della Relaxina. “Abbiamo il dovere della prudenza”, ha aggiunto Metra, “ma il test è stato davvero molto incoraggiante”.
I dettagli saranno comunicati a novembre negli Stati Uniti al congresso della American Heart Association (AHA). Intanto ne sono stati illustrati obiettivi e contesto. Al collasso cardiaco si deve in effetti il più alto tasso di mortalità tra le malattie cardiovascolari. Il cuore non riesce più a pompare sangue a sufficienza per nutrire l’organismo e il 50% circa dei pazienti muore nell’arco di 5 anni, in particolare i casi acuti e improvvisi (2 milioni l’anno in EU e Usa) costretti a ricoveri ospedalieri urgenti.
L’obiettivo era dunque di accertare gli effetti della Relaxina sulla dispnea (o difficoltà a respirare) e la tolleranza al farmaco. Fin dal ricovero i pazienti sono stati perciò trattati con infusioni indovenose per 48 ore in aggiunta a diuretici e altri farmaci, comparando tutto ciò con le cure a base di placebo allegati al trattamenti standard per il collasso cardiaco. Uno studio di sei mesi che ha dato appunto risultati importanti in termini di riduzione della mortalità. Da aggiungere che nella circostanza è stata usata Relaxina sintetica (Serelaxina, di cui Novartis detiene il brevetto), mentre la maggior parte dei ricercatori si serve di Relaxina animale, per lo più di origine porcina. I risultati non sono diversi: in entrambi i casi l’ormone induce un processo di vasodilatazione che crea nell’organismo condizioni vitalizzanti e addirittura rigeneranti. “Anche questo studio”, ricorda il professor Mario Bigazzi, presidente del congresso e della Relaxina Foundation, “conferma i nostri test e le nostre convinzioni, ossia che la Relaxina è un ormone salvavita. Agisce beneficamente su tutti gli organi e possiamo per questo affermare che, riducendo la mortalità, a suo modo allunga la vita”.
I dettagli saranno comunicati a novembre negli Stati Uniti al congresso della American Heart Association (AHA). Intanto ne sono stati illustrati obiettivi e contesto. Al collasso cardiaco si deve in effetti il più alto tasso di mortalità tra le malattie cardiovascolari. Il cuore non riesce più a pompare sangue a sufficienza per nutrire l’organismo e il 50% circa dei pazienti muore nell’arco di 5 anni, in particolare i casi acuti e improvvisi (2 milioni l’anno in EU e Usa) costretti a ricoveri ospedalieri urgenti.
L’obiettivo era dunque di accertare gli effetti della Relaxina sulla dispnea (o difficoltà a respirare) e la tolleranza al farmaco. Fin dal ricovero i pazienti sono stati perciò trattati con infusioni indovenose per 48 ore in aggiunta a diuretici e altri farmaci, comparando tutto ciò con le cure a base di placebo allegati al trattamenti standard per il collasso cardiaco. Uno studio di sei mesi che ha dato appunto risultati importanti in termini di riduzione della mortalità. Da aggiungere che nella circostanza è stata usata Relaxina sintetica (Serelaxina, di cui Novartis detiene il brevetto), mentre la maggior parte dei ricercatori si serve di Relaxina animale, per lo più di origine porcina. I risultati non sono diversi: in entrambi i casi l’ormone induce un processo di vasodilatazione che crea nell’organismo condizioni vitalizzanti e addirittura rigeneranti. “Anche questo studio”, ricorda il professor Mario Bigazzi, presidente del congresso e della Relaxina Foundation, “conferma i nostri test e le nostre convinzioni, ossia che la Relaxina è un ormone salvavita. Agisce beneficamente su tutti gli organi e possiamo per questo affermare che, riducendo la mortalità, a suo modo allunga la vita”.