La proposta è dei ricercatori dell
SIENA. Rivedere le carte del rischio sismico in Italia e formulare nuove mappe, non soltanto basate sul calcolo probabilistico, ai fini della programmazione di efficaci interventi di prevenzione. E’ questa la proposta del gruppo di geofisica dell’Università di Siena, guidato dal professor Enzo Mantovani, che, sulla base dei dati raccolti in oltre vent’anni di osservazioni e studi, indica nuovi modelli per la determinazione della sismicità sul territorio italiano. Superando il metodo PSHA (Probabilistic Seismic Hazard Assessment), che si fonda sul calcolo probabilistico, Mantovani propone un metodo deterministico che parte dall’osservazione del territorio, del suo assetto tettonico e della sua storia dal punto di vista sismologico.
“La conoscenza sulla storia dei sismi in Italia e tutti i dati geologici di cui siamo in possesso, fino ai più recenti sismi verificatisi in valle Padana – afferma Mantovani – ci devono necessariamente portare ad affrontare questo tema in modo diverso da quanto fatto finora. Questo ai fini dell’applicazione della più coerente programmazione della prevenzione dei disastri. Abbiamo ormai la dimostrazione che un terremoto non è un fenomeno da affrontare attraverso calcoli statistici. Le attuali mappe del rischio costruite su queste basi hanno rivelato in molti casi di sottovalutare la reale portata del rischio. Incrociando i dati sull’assetto tettonico di ogni area con la rispettiva storia sismica possiamo invece ottenere carte più affidabili. Laddove abbiamo applicato i nostri modelli abbiamo ottenuto mappe che raccontano di un rischio in molti casi più elevato di quello comunemente ritenuto”.
Allo stato attuale Mantovani e il suo gruppo hanno redatto carte della stima della pericolosità sismica in due Regioni, la Toscana e l’ Emilia-Romagna, che hanno loro commissionato gli studi al fine della progettazione di interventi di mitigazione del rischio sismico nei rispettivi territori.
“La conoscenza sulla storia dei sismi in Italia e tutti i dati geologici di cui siamo in possesso, fino ai più recenti sismi verificatisi in valle Padana – afferma Mantovani – ci devono necessariamente portare ad affrontare questo tema in modo diverso da quanto fatto finora. Questo ai fini dell’applicazione della più coerente programmazione della prevenzione dei disastri. Abbiamo ormai la dimostrazione che un terremoto non è un fenomeno da affrontare attraverso calcoli statistici. Le attuali mappe del rischio costruite su queste basi hanno rivelato in molti casi di sottovalutare la reale portata del rischio. Incrociando i dati sull’assetto tettonico di ogni area con la rispettiva storia sismica possiamo invece ottenere carte più affidabili. Laddove abbiamo applicato i nostri modelli abbiamo ottenuto mappe che raccontano di un rischio in molti casi più elevato di quello comunemente ritenuto”.
Allo stato attuale Mantovani e il suo gruppo hanno redatto carte della stima della pericolosità sismica in due Regioni, la Toscana e l’ Emilia-Romagna, che hanno loro commissionato gli studi al fine della progettazione di interventi di mitigazione del rischio sismico nei rispettivi territori.