La sperimentazione italiana è coordinata da Siena
SIENA. Presentati all’ASCO, il congresso mondiale di oncologia in corso a Chicago, i risultati della sperimentazione italiana di una nuova terapia per i pazienti con melanoma avanzato e metastasi cerebrale. Lo studio, chiamato Nibit – M1, è stato coordinato da Siena, dall’équipe di Immunoterapia Oncologica del policlinico Santa Maria alle Scotte, diretta da Michele Maio, e ha coinvolto 7 centri italiani. I risultati sono positivi e si aprono quindi nuove prospettive di cura per questi pazienti, sino ad ora esclusi dalle sperimentazioni cliniche.
“Abbiamo utilizzato un anticorpo monoclonale, l’ipilimumab, associandolo ad un chemioterapico, la fotemustina – spiega Maio – in pazienti con melanoma metastatico e anche in quelli che presentavano metastasi cerebrali, che si manifestano in circa il 40% dei casi di malattia avanzata. Lo studio di fase II ha coinvolto 86 pazienti, con un tasso di risposta complessivo di circa il 50% ed una sopravvivenza dei pazienti ad un anno superiore al 50%, un risultato davvero incoraggiante che ci porta ad aprire una nuova sperimentazione di fase III, trattando quindi un numero maggiore di pazienti con melanoma e metastasi cerebrali”. Lo studio coordinato dal dottor Maio è stato scelto e selezionato dall’ASCO su un totale di 15mila ricerche. Sarà sempre Siena, tramite il NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, a coordinare il nuovo studio che si chiamerà Nibit-M2.
“Saranno arruolati, a partire da settembre 2012 – prosegue Maio – circa 150 pazienti. Si tratta di uno studio nato e disegnato a Siena che coinvolgerà 10 centri in tutta Italia. Con lo studio Nibit-M1 abbiamo raggiunto risultati importanti nel migliorare il controllo della malattia anche cerebrale. Con Nibit M2 puntiamo a valutare il tasso di sopravvivenza a lungo termine per poi eventualmente traslare i risultati raggiunti su altri tipi di tumore”. È la prima volta al mondo che è stata realizzata una sperimentazione di questo tipo, una via tutta italiana contro il melanoma. “L’anticorpo utilizzato – conclude Maio – ha un meccanismo d’azione ‘rivoluzionario’. Agisce, infatti, al livello delle cellule del sistema immunitario, attraverso un procedimento che rimuove i ‘blocchi’ della risposta immunitaria antitumorale. L’Italia ha svolto un ruolo essenziale nello sviluppo clinico della molecola.”
“Abbiamo utilizzato un anticorpo monoclonale, l’ipilimumab, associandolo ad un chemioterapico, la fotemustina – spiega Maio – in pazienti con melanoma metastatico e anche in quelli che presentavano metastasi cerebrali, che si manifestano in circa il 40% dei casi di malattia avanzata. Lo studio di fase II ha coinvolto 86 pazienti, con un tasso di risposta complessivo di circa il 50% ed una sopravvivenza dei pazienti ad un anno superiore al 50%, un risultato davvero incoraggiante che ci porta ad aprire una nuova sperimentazione di fase III, trattando quindi un numero maggiore di pazienti con melanoma e metastasi cerebrali”. Lo studio coordinato dal dottor Maio è stato scelto e selezionato dall’ASCO su un totale di 15mila ricerche. Sarà sempre Siena, tramite il NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, a coordinare il nuovo studio che si chiamerà Nibit-M2.
“Saranno arruolati, a partire da settembre 2012 – prosegue Maio – circa 150 pazienti. Si tratta di uno studio nato e disegnato a Siena che coinvolgerà 10 centri in tutta Italia. Con lo studio Nibit-M1 abbiamo raggiunto risultati importanti nel migliorare il controllo della malattia anche cerebrale. Con Nibit M2 puntiamo a valutare il tasso di sopravvivenza a lungo termine per poi eventualmente traslare i risultati raggiunti su altri tipi di tumore”. È la prima volta al mondo che è stata realizzata una sperimentazione di questo tipo, una via tutta italiana contro il melanoma. “L’anticorpo utilizzato – conclude Maio – ha un meccanismo d’azione ‘rivoluzionario’. Agisce, infatti, al livello delle cellule del sistema immunitario, attraverso un procedimento che rimuove i ‘blocchi’ della risposta immunitaria antitumorale. L’Italia ha svolto un ruolo essenziale nello sviluppo clinico della molecola.”