Le informazioni del satellite hanno permesso all'Osservatorio Astronomico senese di dare la "caccia" al raro evento
SIENA. Il 20 aprile scorso, un breve impulso di radiazione elettromagnetica gamma ad altissima energia, proveniente dalle profondità del cosmo, è stato rilevato dal satellite della Nasa Swift in orbita terrestre. Le informazioni elaborate dall’osservatorio spaziale sono state immediatamente trasmesse a Terra per consentire ai ricercatori di osservare, anche nella luce visibile, l’eventuale emissione residua dell’evento denominato GRB 210420B.
E’ quindi iniziata una vasta caccia al lampo gamma proveniente dalla costellazione di Ercole, condotta grazie ad un coordinamento mondiale di osservatori. Dalla Cina al Vecchio Continente passando da Russia, Ucraina e Kazakistan, finanche dall’Antartide, proseguendo poi dalle Isole Canarie al Messico sino agli Stati Uniti. Telescopi di grande diametro sparsi in tutto il mondo hanno tentato l’individuazione dell’elusivo evento per poterlo studiare e caratterizzare.
L’unico team italiano che ha partecipato alla ricerca è stato quello dell’Osservatorio Astronomico di Montarrenti, composto da Simone Leonini, Massimo Conti, Paolo Rosi e Luz Marina Tinjaca Ramirez. A sole 4 ore dalla sua rilevazione, è stato possibile puntare il telescopio automatico di mezzo metro di diametro, gestito dall’Unione Astrofili Senesi, in direzione dell’impulso gamma, interrompendo le attività programmate e continuando ad osservare l’oggetto sino alle prime luci dell’alba.
I dispositivi elettronici dei nostri ricercatori sono stati in grado di registrare l’affascinante evento cosmico. Questo è riconducibile ad una cataclismica esplosione associata alle fasi finali del ciclo vitale di una stella, dalla massa 30-40 volte quella del Sole, che collassa in un buco nero. Il materiale residuo della stella viene espulso attraverso un getto che viaggia ad una velocità prossima a quella della luce, che può “bucare” la stella e produrre il lampo gamma, che possiamo osservare solo se l’emissione avviene in direzione della Terra.
Perché il getto possa emergere, è necessario liberare in pochi secondi una grandissima quantità di energia, più di quella emessa dal Sole nel corso della sua intera esistenza di 10 miliardi di anni.
Per questo motivo, i lampi gamma sono considerati per qualche momento gli oggetti più potenti dell’Universo dopo il Big Bang.
Questa catastrofica esplosione li rende potenzialmente pericolosi per la vita, tanto da poter essere ritenuti causa dell’estinzione di massa avvenuta sulla Terra 450 milioni di anni fa, 200 milioni di anni prima dell’era dei dinosauri. Fortunatamente i lampi gamma sono piuttosto rari e la probabilità che questo accada nella nostra galassia è di una ogni milione di anni.
Grazie poi al Gran Telescopio Canarias, il più grande telescopio ottico al mondo con i suoi oltre 10 m di diametro, è stato possibile definire che la luce di questa immensa deflagrazione cosmica ha viaggiato per circa 9,5 miliardi di anni, alla velocità di 300 mila chilometri al secondo, prima di raggiungere il nostro pianeta. Quando GRB 210420B si è originato, la Terra ed il Sistema Solare ancora non si erano formati e l’Universo aveva poco più del 30% della sua attuale età.
La flebile luce che dopo un incredibile viaggio ha raggiunto gli strumenti dei ricercatori senesi, consentirà alla comunità scientifica internazionale di cogliere una rara opportunità per indagare un Universo ancora adolescente, ricostruendo la storia della sua evoluzione fino ad ere ben più antiche di quanto normalmente sia possibile fare, utilizzando i lampi gamma come vere e proprie macchine del tempo.
Segue rappresentazione artistica di un lampo gamma
(crediti: NASA, ESA e M. Kornmesse)