di Michele Pinassi*
“Il revenge porn è riconosciuto come reato in Germania, Israele e Regno Unito, e in trentaquattro Stati degli Usa. In Italia, invece, non esiste alcuna legge specifica.”
SIENA. Ho appena firmato una petizione on-line per chiedere l’introdurre del reato di “diffusione di immagini e video sessualmente espliciti” senza in consenso dell’interessato, conosciuto come revenge porn.
L’iniziativa è dell’Associazione Insieme In Rete, “che si propone di favorire l’esercizio consapevole della cittadinanza digitale, attraverso iniziative di contrasto al diffondersi di hate speech e disinformazione e promuovendo programmi di educazione civica nelle scuole.“
Si parla di revenge porn quando vengono diffuse in Rete (attraverso chat, forum o social network) immagini intime senza il consenso del soggetto ripreso, per vendetta. Spesso siamo davanti a deliberate azioni vendicative, conseguenti alla fine di una relazione, oppure come un qualcosa che inizia per scherzo o vanteria e poi diventa virale, provocando conseguenze anche molto gravi (ricorderete Tiziana Cantone, la giovane ragazza napoletana morta suicida dopo che un suo video intimo era stato diffuso in rete).
In alcuni Paesi esistono già leggi che riconoscono specificatamente il revenge porn, prevedendo pene specifiche. In Italia, invece, “l’unica possibilità riconosciuta alle vittime è fare riferimento alla normativa sui reati di diffamazione, estorsione, violazione della privacy e trattamento scorretto dei dati personali, che non recepisce, però, la gravità e la peculiarità del fenomeno.”.
«ll bello è che è una battaglia trasversale, che è politica ma è apartitica. Metterebbe d’accordo tutti e noi ci crediamo profondamente»
Silvia Semenzin, associazione Insieme in Rete
La stessa Polizia Postale, nel suo resoconto annuale di attività per l’anno 2018, conferma come “L’ultima modalità della violenza sulle donne è il fenomeno dei c.d. stupri virtuali: all’interno di gruppi chiusi i partecipanti di sesso maschile condividono foto, ricercate sui social o copiate da contatti whatsapp, di donne ignare, ritratte nella loro vita quotidiana, dando poi sfogo a fantasie violente e comportamenti offensivi.”. Anche se non si tratta sempre di revenge porn, sono comunque odiosi reati di violenza sulle donne di cui abbiamo già parlato anche su questo blog.
Nella speranza, quindi, che anche nella giungla normativa italiana riesca a trovare posto questo reato, forse uno tra i più odiosi e spregevoli, cerchiamo di sostenere i promotori e di sollecitare la classe politica ad agire.
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