I canali di compravendite sono pieni di stratagemmi truffaldini più o meno ingegnosi. Come l’anticipo di denaro per assicurare la merce acquistata
di Michele Pinassi*
SIENA. Forse qualcuno pensa che le truffe via Internet abbiano una forte componente tecnologica. Spesso, invece, le truffe seguono meccanismi molto più tradizionali, solo che sfruttano i moderni canali di comunicazione telematica.
Vi racconto una truffa abbastanza banale che mi è accaduta via Facebook Marketplace, uno dei luoghi di compravendita più gettonati di questi tempi. Per motivi personali, ho messo in vendita diversi oggetti e, ovviamente, non sono mancati i tentativi di truffa facilmente riconoscibili da profili utente con informazioni palesemente fasulle o senza attività. A uno di essi, un po’ per gioco un po’ per curiosità, ho deciso di far finta di abboccare. Il tutto si è svolto in modo abbastanza scontato, con un tale “Jean-Luc Stéphane” che mi chiede “Buon pomeriggio, è ancora disponibile?”:
più o meno nella normalità, fino a ora. E poi inizia la truffa:
Al che mi arriva, sulla casella di posta elettronica che gli ho indicato, una finta mail di UPS serviceupsexpress397@gmail.com
e subito, via Messenger, il presunto acquirente inizia a spingermi nell’acquisto di questi buoni:
Per quanto mi riguarda, la banale truffa finisce qui. Il meccanismo, semplicissimo, in sostanza si basa sul convincere il venditore che per finalizzare l’acquisto serve un qualche tipo di “pagamento” anticipato, che sia una “assicurazione”, una “tassa doganale” o qualsiasi altra menzogna abbastanza convincente per invitare il venditore ad anticipare i soldi, convinto che si tratti solo di una noiosa formalità. Non credo ci sia bisogno di sottolineare che, dopo aver acquistato questi “buoni” e fornito i relativi codici, come indicato dal gentile acquirente, esso scomparirà (assieme ai buoni, ovvio) e qualsiasi pretesa diventerà immediatamente vana…
Le red flag per gli acquisti on-line, che comunque hanno sempre una minima percentuale di rischio, sono:
- pagare per vendere, con qualsiasi scusa venga fornita come motivazione;
- pagamento attraverso ricariche, buoni o strumenti comunque non tracciabili;
- prezzo troppo basso rispetto al valore di mercato;
- venditori o acquirenti esteri, con profili vuoti, privati o palesemente fasulli;
Strumenti di pagamento come PayPal offrono anche garanzie aggiuntive, anche se talvolta con commissioni un po’ più alte, e sono strumento migliore per evitare di far circolare i propri dati relativi al conto corrente o alla carta di credito.
E voi, siete stati vittima di truffe online? Vi va di raccontarle?
*www.zerozone.it