“Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete. Il guerriero non è chi combatte,
perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.
Il guerriero per noi è chi sacrifica sé stesso per il bene degli altri.”
Toro Seduto
La notizia è arrivata improvvisa, con un tweet: TNT Village ha chiuso. Da venerdì il sito web tntvillage.scambioetico.org riporta la triste notizia: Purtroppo su decisione di Di Liberto, non imputabile alla nostra volontà e con estremo rammarico, vi informiamo che il sito e il forum sono chiusi.
Anche se qualche voce riferisce che si tratta solo di una temporanea sospensione, credo che le vicende giudiziarie che hanno investito TNT Village e il suo fondatore, Luigi Di Liberto, abbiano influito non poco sull’estrema decisione.
Anche se sul sito di TNT Village non è memorizzato nessun contenuto illegale, nel luglio 2018 il sito finisce sotto inchiesta per diffusione illegale di contenuti coperti da diritto d’autore. Non per la prima volta che TNT Village si trova a dover affrontare una causa legale del genere, negli oltre 13 anni di attività.
Peraltro, rispetto a molti altri siti di torrent, TNT Village ha sempre adottato un principio “etico” sulla condivisione del materiale, oltre a non aver mai accettato alcun tipo di pubblicità sulle sue pagine e non aver mai diffuso virus o malware: rappresentava, più che un sito di scambio torrent, un vero e proprio progetto di riforma della normativa sul Copyright.
Tuttavia, il suo ruolo di “mediatore” tra chi diffonde il materiale protetto da copyright attraverso le reti peer-to-peer, lo ha reso bersaglio delle cause legali intentate dalle major (cosa si rischia utilizzando il peer-to-peer con materiale protetto da diritto d’autore senza scopo di lucro lo ricorda l’avv. Sarzana in un articolo su Vice “Cosa rischi scaricando, caricando o guardando illegalmente serie tv e film in streaming“).
Anche se non sono un fruitore di torrent, soprattutto da quando con poche euro al mese posso accedere a cataloghi davvero sterminati di film e serie TV comodamente via Rete, devo riconoscere che spesso questo è l’unico modo per riuscire a recuperare un vecchio film o produzioni “di nicchia”, magari di case cinematografiche ormai scomparse.
Spesso la Rete è l’unica speranza per gli amanti di generi particolari, produzioni ormai introvabili o, semplicemente, non più in commercio. Ed è su questo punto che vale la pena, secondo me, fare una seria riflessione.
Il mondo della tecnologia cambia velocemente e già oggi riuscire a vedere un vecchio film memorizzato su un VHS è praticamente impossibile. Da un certo punto di vista, la possibilità offerta dalla Rete di svincolarsi dal medium è già un grosso passo in avanti per la conservazione di prodotti della conoscenza, come sono i film.
La facilità con cui è possibile oggi condividere materiale digitale attraverso la Rete (lo ricordo: condividere! Non c’è nessun furto, inteso come sottrazione di materiale!) ha reso possibile la divulgazione di un enorme patrimonio culturale prima relegato a polverosi scantinati o archivi nascosti chissà dove. Talvolta questa condivisione ha violato alcune clausole, come il diritto d’autore. Certe volte in modo in modo fraudolento (come chi condivide sul web i film appena usciti al cinema) ma altre volte per semplice volontà di non far scomparire un patrimonio cinematografico che, altrimenti, rischierebbe l’estinzione.
Attenzione, con questo non voglio giustificare chi viola la normativa sul diritto d’autore! Ma forse sarebbe opportuno valutare bene dove finisce l’interesse privato e dove inizia quello pubblico, ricordandosi che anche i film sono cultura e che dopo un ragionevole lasso di tempo, necessario per garantire ai produttori e autori un congruo compenso, debbano diventare di dominio pubblico. Utopia? No, non credo. Da un lato c’è la volontà di certe lobby di mantenere saldo il predominio sull’enorme patrimonio cinematografico, lucrandoci, dall’altro ci sono i cittadini, interessati a poterne fruire, anche con mezzi non sempre del tutto leciti.
Se siamo convinti che la cultura sia il mezzo per l’emancipazione dei cittadini dalla schiavitù dell’ignoranza e se riteniamo che anche il cinema sia cultura, dobbiamo promulgare leggi in grado di tutelare in modo ragionevole gli interessi di tutti gli attori in gioco.
Soprattutto, sarebbe opportuno iniziare a colpire chi realmente lede gli interessi della collettività e non chi, con il proprio tempo, mette a disposizione di tutti un catalogo di contenuti spesso impossibili da recuperare attraverso i canali “ufficiali”.
Ahoy, TNT Village!
Michele Pinassi
www.zerozone.it