di Michele Pinassi*
“Nelle mani dello Stato la forza si chiama diritto, nelle mani dell’individuo si chiama delitto” (Max Stirner)
SIENA. Qualche giorno fa ho ricevuto la clip di una trasmissione televisiva dove un tale, in merito al delitto di Luca Sacchi, attacca con veemenza l’uso della crittografia dicendo che in uno Stato democratico andrebbe vietata e che “la gente onesta non ha niente da nascondere“. Del refrain “non ho niente da nascondere” ne abbiamo già parlato più volte: tutti abbiamo qualcosa da nascondere, anche solo la nostra rubrica telefonica, la cronologia del browser o i messaggini sullo smartphone. Banalmente, la nostra vita privata.
È lecito usare la cifratura per proteggere la nostra vita privata e le nostre comunicazioni riservate? Secondo me Sì, assolutamente, tanto che la stessa Costituzione Italiana recita: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Art. 13 Costituzione Italiana
La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge. Art. 15 Costituzione Italiana
Come abbiamo più volte visto, l’invasività delle forme di sorveglianza massiva è sempre maggiore, la tecnologia offre anche delle soluzioni per aumentare il nostro livello di protezione. Signal è una di queste soluzioni, sviluppata dalla Open Whisper Systems: una app di messaggistica istantanea totalmente libera e open-source, che implementa protocolli crittografici robusti e sicuri (per chi fosse interessato al codice, è tutto disponibile sul repository GitHub github.com/signalapp).
I use Signal every day. #notesforFBI (Spoiler: they already know) https://t.co/KNy0xppsN0 Edward Snowden (@Snowden) November 2, 2015
Signal, analogamente alle altre app di chat realtime, permette di creare gruppi, effettuare chiamate audio e video, verificare singolarmente gli account dei tuoi amici attraverso la scansione del QRcode per evitare intromissioni indebite: tutte le comunicazioni sono cifrate e protette in modo sicuro.
Anche WhatsApp e Telegram, altre due app molto diffuse di messaggistica istantanea, implementano cifratura sicura nelle comunicazioni. Solo che, soprattutto per WhatsApp, il codice sorgente non è pubblicato e quindi non è possibile verificare né la robustezza del protocollo né se ci sono backdoor per rendere intercettabili le nostre comunicazioni. Per Telegram, solo nelle chat end-to-end viene applicata la cifratura sicura a chiave pubblica/privata e non viene lasciata traccia – dichiarano – neanche sui loro server.
Da quando ho installato Signal, ed è ormai già oltre un anno, ho visto che moltissimi esponenti politici – di cui ho il numero – lo stanno utilizzando, oltre a essere lo strumento preferito da alcuni giornalisti del settore per la ricezione di notizie riservate: certamente non ha ancora la popolarità delle altre app (anche se la vicenda dell’omicidio di Luca Sacchi lo ha fatto balzare agli onori delle cronache) ma sicuramente ha confermato la sua validità, soprattutto destando così tanta preoccupazione negli inquirenti. Se vuoi provarlo, ecco l’app Signal per Android e Signal per iPhone.
Concludendo, senza essere necessariamente considerato un criminale o un malintenzionato, l’uso di strumenti di anonimizzazione e di crittografia forte nella nostra quotidianità, che sia l’app Signal, TOR o l’uso di PGP/GPG per la posta elettronica, permette di tutelare i nostri diritti costituzionalmente garantiti e limitare l’enorme pervasività della sorveglianza a cui siamo continuamente sottoposti.
P.S. Se volete contattarmi in modo sicuro, potete provare anche Keybase attraverso l’utente @michelepin