
SIENA. Da Siena Pirata riceviamo e pubblichiamo.
“La lettera aperta inviata al ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara dall’Associazione Italiana Software Libero[1] solleva nuovamente il sempre più grave problema del software all’interno delle scuole.
La digitalizzazione è ormai presente in qualsiasi aspetto del nostro quotidiano e l’ambito dell’istruzione non ne fa eccezione. Digitalizzazione che passa anche anche e soprattutto attraverso piattaforme informatiche proprietarie, dove il codice sorgente è chiuso e solamente l’azienda che lo ha sviluppato ne conosce con precisione il funzionamento: per capirsi, è come acquistare un’auto con il cofano chiuso a chiave apribile solamente dalle officine autorizzate.
Nessuno acquisterebbe un’auto così, ma per il software la comune scarsa percezione dell’importanza strategica di poter avere soluzioni a codice aperto ha diffuso in modo prepotente piattaforme commerciali all’interno anche delle istituzioni scolastiche, che trattano i dati personali particolari dei nostri figli: quelli sul loro rendimento. Dati che potrebbero, in un futuro neanche troppo distante, provocare conseguenze poco piacevoli nel loro futuro. Per questi motivi è fondamentale conoscere come le piattaforme digitali trattano e conservano i dati personali e, non a caso, l’articolo 68 del Codice dell’Amministrazione Digitale (il “CAD”) prevede che le PA, scuole incluse, devono privilegiare soluzioni digitali open source e che le stesse possano acquisire soluzioni proprietarie solo ove “risulti motivatamente l’impossibilità di accedere a soluzioni già disponibili all’interno della pubblica amministrazione, o a software liberi o a codici sorgente aperto, adeguati alle esigenze da soddisfare”.
Nella lettera aperta al ministro Valditara, infatti, l’Associazione Software Libero ricorda che nel portale Developers Italia si trova l’applicazione giua@school, che integra un registro elettronico per le scuole, ricordando quindi che soluzioni aperte disponibili per le scuole italiane sono già realtà; ricordando anche che “l’uso del software proprietario da parte della P.A. danneggia la nostra economia, rende il mercato meno libero e favorisce un gruppo minoritario di aziende che privano il nostro paese di cospicui introiti fiscali”. Oltre all’aspetto squisitamente economico, perché “secondo alcune stime la spesa per le licenze del software è pari ad alcuni miliardi di euro all’anno”.
Come Associazione Siena Pirata ci uniamo all’appello dell’Associazione Software Libero e sollecitiamo i dirigenti scolastici e rettori della nostra città ad intraprendere un percorso virtuoso di migrazione verso soluzioni a codice aperto e libero, garantendo adeguata tutela per i dati personali degli studenti che un cospicuo risparmio economico che può essere dirottato verso altre esigenze didattiche.
Ricapitolando, se può sembrare assurdo acquistare auto con il cofano chiuso a chiave, perché acquistare software proprietario closed-source è ritenuto normale?
[1] https://www.softwarelibero.it/