La tecnologia spesso lascia scoprire "abitudini segrete". Ecco le info del "babbo smart
“An Ex Boyfriend once got me a Fitbit for Christmas. I loved it. We synched up, motivated each other… didn’t hate it until he was unaccounted for at 4am and his physical activity levels were spiking on the app wish the story wasn’t real.”
Jane Slater
La questione è semplice: i braccialetti che monitorano la nostra attività fisica, che sia FitBit o altro, dicono molto delle nostre abitudini.
Come ha scoperto l’ormai “ex” fidanzato della giornalista statunitense Jane Slater, “beccato” proprio a causa dell’intensa attività fisica registrata dal braccialetto nelle ore notturne, questi braccialetti registrano tutto, anche quello che non vorremmo che fosse registrato, come “l’intensa attività fisica durante le ore notturne“.
Non è il primo caso in cui l’attività registrata da questi braccialetti (ne esistono di svariate marche e tipologie) viene utilizzata per “smascherare” qualcuno: già nel 2017 un tribunale del Connecticut ha usato i dati di un fitness tracker come prova in un caso di omicidio.
Senza arrivare a casi così estremi, ma comunque indicativi dello Stato di Sorveglianza in cui viviamo, è bene ricordare che il problema non sta tanto nel braccialetto in sé, spesso poco più che una manciata di sensori di movimento e di accelerazione con un display e CPU, quanto il trasferimento ed elaborazione dei dati raccolti presso i server del produttore: da qui, questi dati possono essere usati per svariati scopi, tra cui la profilazione delle nostre abitudini. Se poi decidiamo anche di condividerli con il nostro partner, come ha fatto la giornalista americana, aggiungiamo una sana dose di “masochismo” volontario alla già pesante invasività intrinseca di questi dispositivi (per la cronaca: anche io ne ho uno al polso).
Ironia a parte, la questione è drammaticamente seria: i braccialetti mostrano le nostre abitudini ma anche, potenzialmente, il nostro stato di salute e le nostre abitudini sessuali. Sono dati che meritano di essere tutelati a dovere, come ben ricorderanno gli oltre 150 milioni di utenti che utilizzavano, nel 2018, l’app. MyFitnessPal di Under Armour, travolta da un pesante data breach.
Per finire, i braccialetti che misurano la nostra attività fisica sono utili e divertenti (personalmente lo uso soprattutto per stimolarmi a fare più sport) ma possono, se gestiti con leggerezza, essere usati anche contro di noi.
P.S. È stato un periodo molto impegnato, a causa del data breach che ha coinvolto l’Università di Siena, dove lavoro. Ci sarà modo di parlarne, anche approfonditamente, ma per adesso faccio a tutti i miei lettori e amici i migliori auguri di buon natale e felice anno nuovo!
Michele Pinassi
www.zerozone.it