di Michele Pinassi
“Burocrazia − una difficoltà per ogni soluzione.”
Herbert Samuel
SIENA. Avete mai provato a leggere una Privacy Policy? Oppure, come accade alla stragrande maggioranza degli utenti, avete cliccato su “Accetta tutto“, fiduciosi? È un po’ come firmare un foglio senza prima leggere cosa c’è scritto, perché ogni volta che ci iscriviamo a un servizio web sottoscriviamo un contratto d’uso e accettiamo il trattamento dei nostri dati personali nei modi previsti, di cui spesso non abbiamo consapevolezza.
Certo, nella privacy policy c’è scritto. C’è scritto tutto, ma spesso in linguaggio complesso, incomprensibile a chi non abbia fatto studi legali (e anche chi li avesse fatti, senza competenze nel trattamento informatico dei dati, dubito sappia comprenderli a pieno). Eppure anche il Regolamento UE 2016/679 “GDPR” prevede che…
… Il principio della trasparenza impone che le informazioni e le comunicazioni relative al trattamento di tali dati personali siano facilmente accessibili e comprensibili e che sia utilizzato un linguaggio semplice e chiaro.
Considerando 39, GDPR
Tuttavia, come già detto in un post sempre su questo blog (I have read and agree to the Terms” è la più grande menzogna del web), abbiamo tutti firmato senza sapere esattamente cosa stavamo accettando. In realtà, lo facciamo da ben prima dell’avvento di Internet: qualcuno ricorda di aver letto attentamente e compreso le EULA -End User License Agreements- che compaiono prima dell’installazione di un sistema operativo o di un software proprietario? Se proprio la dobbiamo dire tutta, quanti di noi leggono attentamente e comprendono i fogli che ci presentano sotto il naso in banca, all’assicurazione o in mille altri posti dove chiediamo un servizio?
Parliamo di una questione importante troppo spesso sottovalutata, che come conseguenza non ha solo le noiose telefonate commerciali che ci bombardano a ogni ora del giorno e della notte: parliamo dei nostri dati, d’informazioni che ci riguardano e che, potenzialmente, potrebbero danneggiarci in modi che oggi fatichiamo anche solo a immaginare.
La questione è talmente importante che Guido Scorza e gli altri membri del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali hanno deciso di promuovere e patrocinare il primo Legal Hackaton italiano (e forse Europeo) lanciato da Legal Hackers Roma che si pone l’ambizioso obiettivo di rendere più corte (almeno il 50%) e comprensibili le …informative privacy di una qualsiasi delle grandi piattaforme social e web anche utilizzando icone, simboli e altre soluzioni grafiche. Un hackaton per rendere le privacy policy qualcosa che tutti possano leggere (e capire), Wired
Obiettivo ambizioso? Sicuramente. Ma anche necessario per una maggiore tutela dei nostri dati, troppo spesso ceduti distrattamente e senza la dovuta attenzione.
L’immagine di copertina è tratta dal sito web legalhackersroma.it, promotori dell’iniziativa.