In Italia questo portale, complice la lentezza della diffusione di Internet, non ha avuto una particolare rilevanza mediatica, anche se gli utenti nostrani non mancavano
“Non apprezzi mai le cose che hai finché non le perdi.”
Kurt Cobain
MySpace è stato uno dei portali pionieri dei social network: nato nel 2003, permetteva agli utenti registrati di crearsi la propria pagina e caricarvi contenuti multimediali, tra cui foto, video, brani audio. Era di gran moda, soprattutto negli USA, prima che arrivassero prepotententemente i vari Youtube, Facebook, Instagram e Twitter.
Numerose celebrità, come il rapper Sean Kingston, sono nate proprio grazie alla possibilità offerta da MySpace di promuoversi e farsi scoprire dai cacciatori di teste, per poi essere lanciati nel mondo dell’entertainment.
In Italia questo portale, complice anche la lentezza della diffusione di Internet nel nostro Paese, non ha mai avuto una particolare rilevanza mediatica, anche se gli utenti nostrani non mancavano.
50 milioni di brani musicali persi
Dopo anni di limbo, in cui MySpace era solo uno dei tanti portali social presenti in Rete, eccolo balzare agli onori delle cronache per uno dei data breach forse più impattanti di sempre:
tutta la musica caricata nei suoi primi 12 anni durante la migrazione di un server: cancellati 50 milioni di brani da 14 milioni di artisti.
Andy Baio (@waxpancake) March 18, 2019
Da qualche giorno campeggia, nelle pagine di MySpace.com, il banner con le scuse e l’invito a contattare il loro DPO – Data Protection Officer –per eventuali chiarimenti.
There’s no cloud
Questo disastroso evento deve metterci in guardia sulla necessità di non affidare mai i propri dati importanti a infrastrutture fuori dal nostro controllo. Soprattutto quando si parla di cloud, termine di gran moda, è importante ricordarsi che “there’s no cloud: it’s just someone else computer“. E i computer, i server, i NAS, così come i grandi Data Center, possono rompersi o, come in questo caso, avere problemi di migrazione e perdere irreparabilmente i dati.
I dati digitali sono fragili
Quanto accaduto a MySpace (e a migliaia di altre aziende quotidianamente, solo che spesso non fa notizia) dimostra che non possiamo, e non dobbiamo, fidarci ciecamente delle infrastrutture. Il vero valore, e oggi sembra esserci molta più consapevolezza che nel passato, sono i dati. E i dati vanno protetti dai guasti alle infrastrutture e ai supporti fisici dove sono memorizzati.
I dati digitali sono più fragili degli altri dati a cui siamo abituati. Soprattutto quelli che conserviamo su infrastrutture e portali fuori dalla nostra gestione: pensiamo alle foto caricate sui social network e delle conseguenze se, per errore o per mille altri motivi (anche non dipendenti dalla nostra volontà), ne perdessimo la disponibilità: le nostre foto, i nostri video, rimarrebbero comunque lì, fuori dal nostro controllo. Giusto per fare un esempio, non ci sarebbe più modo di rimuovere quella foto imbarazzante che ci hanno scattato al pub qualche anno fa e che qualcuno, invidioso, ha segnalato al capoufficio, danneggiando la nostra reputazione.
Privacy e dati
La nostra privacy dipende sempre di più da come gestiamo i dati digitali che contengono le nostre informazioni personali, che siano foto, video, documenti o quant’altro. E che siamo tenuti a conservare con oculatezza.
Quanto accaduto a MySpace è, in grande, ciò che potrebbe accadere – e accade spesso – a ognuno di noi nel piccolo. I dati importanti vanno custoditi con cura, in luoghi (sia fisici che virtuali) sicuri. Se vi sembra troppo oneroso, chiedetevi sempre quanto potrebbe costarvi, anche economicamente, la perdita di questi dati.
Michele Pinassi
www.zerozone.it