Pubblicità mirata: è solo una stranissima, incredibile, coincidenza?
di Michele Pinassi
SIENA. Non mi ritengo un credulone di leggende metropolitane o complottismi. Ma visto che oggi mi è nuovamente successo una cosa strana e che, appunto, non è la prima volta che mi accade, la domanda sorge spontanea: lo smartphone mi “ascolta”?
Un passo indietro e andiamo con ordine. Ieri sera ero in auto con un mio amico, quando inizia a raccontarmi di come abbia recentemente acquistato gli elettrodomestici usando un sistema di cashback chiamato PayBack. Non avevo mai sentito parlare di questo sistema ma, in tutta sincerità, neanche mi interessa più di tanto. Insomma, il suo racconto non ha scatenato in me alcuna curiosità quindi non ho cercato né roba inerente al PayBack nè similare (Nota bene: Ovviamente avevo lo smartphone acceso, in tasca).
Improvvisamente, per la prima volta, ecco che oggi, scorrendo il feed su Facebook, mi compare proprio la pubblicità di PayBack!
Per quanto ci pensi, non ho scritto né cercato niente su PayBack. Niente che possa aver dato il via a questa profilazione. E prima della sera prima, neanche ne avevo mai sentito parlare. Coincidenza, quindi, che proprio oggi mi ritrovo questa pubblicità? Inoltre, non è la prima volta che mi accade: qualche tempo fa analoga coincidenza relativamente ad un altra cosa.
Possibile che lo smartphone ci ascolti?
Tecnicamente sì, assolutamente. Del resto sistemi come Google Now, Siri o Alexa analizzano continuamente i suoni per identificare eventuali richieste a loro indirizzate, come “Ok Google“. E lo fanno inviando continuamente l’audio catturato dai microfoni ad un sistema in cloud che analizza il flusso audio. Interpellate da un reporter della BBC, Zoe Kleinman, le big five rassicurano che non viene fatta alcuna analisi dell’audio (eh sì, non sono l’unico che ha notato queste strane coincidenze!) ma che sono le conseguenze di una targettizzazione basata su “only around information shared by members on the social network and their net surfing habits elsewhere.”
C’è da crederci?
Può essere che i dati in possesso dei “big five” siano talmente precisi da capire esattamente quello di cui si può aver bisogno. Così come può essere che lo smartphone utilizzi il microfono per carpire i suoni nell’ambiente circostante ed usare le eventuali informazioni percepite a scopi di profilazione.
Personalmente voglio continuare a credere che si sia trattata di una semplice coincidenza. Solo una stranissima, incredibile, coincidenza.