di Michele Pinassi*
“C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.” (Leonard Cohen)
SIENA. Uno degli aspetti meno noti della Rete è probabilmente la presenza dei trackers all’interno delle pagine web. Abbiamo parlato più volte di come la nostra navigazione in Rete sia costantemente monitorata per raccogliere dati sulle nostre abitudini e preferenze. Dati che vengono rivenduti e utilizzati per il microtargeting a scopo pubblicitario (e non solo).
Sono moltissime le strategie usate oggigiorno per tracciarci sul Web. Si va dai semplici codici di monitoraggio (Google Analytics, Facebook Pixels…) a strategie più raffinate come il fingerprinting del browser (ne abbiamo parlato a proposito di EFF Panopticlick).
Se utilizzate Firefox, potete divertirvi a guardare le connessioni generate dal vostro browser quando navigare sul web usando l’estensione Lightbeam. Altrimenti potete usare Blacklight, real-time website Privacy Inspector, digitando nel box l’URL del sito web che volete verificare:
Spesso questi strumenti di tracking vengono installati sui siti web in modo del tutto inconsapevole, come ad esempio i sistemi di analisi del traffico (come Google Analytics, il più diffuso). In cambio della fornitura di statistiche dettagliate su chi visita il nostro sito web, Google raccoglie le informazioni e le sfrutta commercialmente. Dovremmo tutti chiederci come può, ad esempio, sapere se a visitare il nostro sito web sono più gli uomini o le donne, i giovani e/o gli anziani…
Per capire cos’è il tracking e perché viene usato in modo così massiccio e subdolo, dobbiamo immaginarlo come avere qualcuno che, dalle nostre spalle, guarda e memorizza qualsiasi sito web visitiamo, qualsiasi link clicchiamo, qualsiasi immagine osserviamo. Questo “qualcuno” potrebbe notare che visitiamo spesso le pagine sportive, quelle di un certo sport e una certa squadra. E immediatamente inizia a comparirci la pubblicità dei prodotti relativi a quella squadra. Magari, nel frattempo, abbiamo anche un qualche problemino di salute e cerchiamo in Rete informazioni su una certa patologia. Inizieranno probabilmente ad arrivarci proposte su assicurazioni sanitarie. Notano poi che leggiamo spesso quotidiani vicini a una certa ala politica, ed ecco che quando si stanno per avvicinare le elezioni inizia a comparirci la pubblicità del candidato di quello schieramento.
Si tratta ovviamente solo di alcuni esempi.
L’analisi dei nostri dati e abitudini non si ferma certo qui: se viene rilevato che chi segue una certa squadra, ha una certa patologia e legge quotidiani di una certa ala politica ha anche una predisposizione verso il gioco d’azzardo (ad esempio), ecco che compariranno pubblicità che ci invitano a giocare.
Una gigantesca operazione di dossieraggio costante e continuato su gran parte della popolazione mondiale, almeno quella che accede e usa il web, social networks compresi.
Il sistema funziona talmente bene che qualche volta riesce addirittura ad anticipare i nostri desideri (ne abbiamo parlato in “Il cellulare ci ascolta?“), manipolando il nostro comportamento.
Dall’altra parte, ovviamente, abbiamo venditori ansiosi di vendere i loro prodotti a chi ne ha potenzialmente bisogno, ed ecco che il cerchio si chiude. E quando dico “vendere prodotti“, parlo anche di politica e della necessità di “vendere una idea“.
*www.zerozone.it