Un nuovo preoccupante fenomeno che sta prendendo piede sul Web
di Michele Pinassi*
“Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni,e poi la vita risponde” (Alessandro Baricco)
SIENA. C’era una volta Paolini, il “disturbatore televisivo” che, inseguendo le telecamere delle troupe televisive, sfruttava le dirette per qualche minuto di celebrità. Oggi, con telecamere ovunque e piattaforme di streaming a libera disposizione, qualunque imbecille -parafrasando Umberto Eco– può conquistarsi i suoi minuti di celebrità, spesso danneggiando gli altri.
La nuova moda che sta prendendo prepotentemente piede su alcune piattaforme, come Twitch, si chiama “IRL“. Acronimo per “In Real Life” (nella vita reale), vedono gli streamer andare in giro per la città con una telecamera che trasmette in diretta, insieme a una cassa bluetooth. Gli spettatori possono donare e inviare, insieme al denaro, un messaggio che viene riprodotto ad alto volume dalla cassa.
Essendo l’obiettivo degli streamer quello di massimizzare le donazioni, questi cercheranno qualunque occasione, tra cui entrare dentro gli esercizi commerciali e infastidendo clienti e personale, per conquistare visualizzazioni. Si stanno moltiplicando gli episodi di sfogo da parte degli esercenti, per ultimo quello del Crazy Cat Cafè di Milano, che stigmatizzano il comportamento dannoso di questi streamer: “Ero indecisa se scrivere questo post, ma penso sia anche giusto chiedere aiuto quando se ne ha bisogno. Purtroppo stiamo subendo un attacco mediatico causato da un episodio avvenuto questo martedì 16 giugno. Uno streamer, di cui non faremo il nome per non alimentare la visibilità, è venuto nel nostro locale, in diretta twitch. La popolarità di questo personaggio deriva dal fatto che entra nei locali o negozi e comportandosi in modo molesto, alla fine, si fa cacciare, il tutto condito dal supporto del suo pubblico in live, che lo incita in chat.
Come da copione, il suo comportamento sopra le righe ha infastidito diversi clienti ed esausti dalle iniziative dei suoi sostenitori (che hanno iniziato incessantemente a telefonare al locale, con scherzi, battute oscene e altro) abbiamo chiesto allo streamer di uscire, e cortesemente di non tornare. Pensavamo fosse tutto finito, invece da quel momento stiamo ricevendo una “shitstorm” su tutti i nostri social, ma la cosa peggiore sono le recensioni da 1 stella non veritiere che stanno intasando la nostra pagina google. Dopo mesi di lockdown, gestire nella terza settimana di apertura una situazione così spiacevole, ci sta mettendo a dura prova. Ancora increduli di quello che stiamo vivendo quello che vi chiediamo è di aiutarci a cancellare l’onda di odio che stiamo subendo scrivendo una recensione su Google sulla vostra esperienza da noi. Niente nomi, niente visibilità al personaggio, cancelliamo l’odio con l’amore e la verità.
Colpire così una piccola realtà messa già in ginocchio (come tanti) dalla pandemia, non può essere considerato goliardico, ma crudele. Grazie per l’aiuto e la condivisione!” (Dalla pagina Facebook del Crazy Cat Cafè, Milano)
È questa la portata del nuovo fenomeno che, purtroppo, sembra in costante crescita. Sarà la noia delle lunghe giornate estive e il progressivo ritorno alla normalità dopo oltre un anno di chiusure causa CoVID19, ma sicuramente le conseguenze sia economiche che reputazionali non possono essere minimizzate. Oltre, ovviamente, ai danni conseguenti al trasmettere in diretta, sul web, persone, volti, targhe dei veicoli e molte altre informazioni che meriterebbero sicuramente maggior tutela.
Il Garante della Privacy più volte si è pronunciato in merito alla videosorveglianza, anche per uso strettamente privato, evidenziando come la necessità di sicurezza non deve e non può sfociare in una lesione indiscriminata dei diritti dell’individuo, compresa la sua immagine. È pertanto evidente che essere ripresi in diretta streaming a nostra insaputa o, peggio, contro la nostra volontà, possa costituire una condotta perseguibile legalmente. Con tutte le conseguenze del caso, in cui uno stupido gioco può concludersi in modo decisamente costoso dentro l’aula di un tribunale.
Non affannatevi a dar la colpa alla tecnologia. In ogni epoca ogni nuova scoperta ha mostrato entrambe le facce della medaglia. Penso al nucleare, usato sia per scopi benefici (radioterapie) che bellici, come a mille altre scoperte e tecnologie. Il problema, secondo me, è il medesimo di molte altre situazioni in cui, purtroppo, spesso cadiamo: la mancanza di consapevolezza sulle conseguenze dei nostri comportamenti.
L’onlife, la vita reale che si interseca con il virtuale, può causare gravissime conseguenze con pochissimo sforzo: uno straordinario potere che impone a tutti i suoi utilizzatori una grande responsabilità.
Accendiamo il cervello, prima della telecamera.
*www.zerozone.it