di Michele Pinassi
SIENA. “Explain how Google tracks you and we don’t. Search secrets should remain private and away from the targeting of advertisers.”
Conversation tip from DuckDuckGo Staff
Avete mai provato a fare una stessa ricerca su Google usando due PC differenti ? Magari uno pubblico, a disposizione nella biblioteca comunale, ed il vostro ? Scoprirete che i risultati cambiano, sia nell’ordinamento che nei contenuti.
Il motivo è semplice: Google, come anche altri motori di ricerca, memorizzano il Vostro profilo e predispongono i risultati delle ricerche sulla base di alcuni fattori, tra cui il vostro comportamento in Rete, le vostre ricerche precedenti, il luogo dal quale vi state connettendo, la vostra età, il sesso etc etc etc… insomma, i motori di ricerca vi mantengono all’interno di una “bolla personale” parametrizzata secondo i dati che hanno di voi (e Google ne ha davvero tanti, vedremo poi come).
The Web Never Forgets
Un interessante progetto da parte della famosa università statunitense di Princeton, Princeton Web Transparency & Accountability Project, rivela che ormai la stragrande maggioranza dei siti web include sistemi di tracciamentopiù o meno nascosti. Google detiene in assoluto la posizione dominante, con un 76% di siti web, seguito da Facebook(25%) e da tutti gli altri (top million web sites).
Questo significa, in parole povere, che praticamente ogni nostra attività sul web viene memorizzata e tracciatadal “Big G” (e dagli altri), per sempre. Ed è interessante, a tal proposito, installare l’estensione Lightbeam di Firefox e verificare come le nostre informazioni vengono scambiate e correlate tra i siti che visitiamo (ne parleremo meglio in un prossimo articolo).
Ma come fanno ?
Ne abbiamo già parlato in passato, ad esempio a proposito del Browser Fingerprint e di come i trackers, che da un lato regalano al gestore del sito web delle fantastiche statistiche ed analisi sui visitatori (vedi Google Analytics) ma dall’altro memorizzano e tracciano le abitudini dei visitatori stessi, inclusa la posizione geografica, spiano ogni nostra attività online.
Le nostre attività sono una vera e propria miniera d’oro, perché permettono di profilarci con sempre maggiore precisione ed inviarci, ad esempio, pubblicità mirate.
Anche se il GDPR e la direttiva ePrivacy cercano di mettere un argine a questo continuo “furto” di informazioni personali, spesso siamo noi utenti che accettiamo di essere tracciati, cliccando sul pulsante “I ACCEPT” con troppa leggerezza. E non ci preoccupiamo abbastanza di quante informazioni vengono raccolte, di come vengono utilizzate e per quanto tempo saranno memorizzate e dove.
Rompiamo la bolla !
Da circa un anno ho cambiato le mie abitudini, usando come motore di ricerca DuckDuckGo (duckduckgo.com). Come ci spiega il suo fondatore ed attuale CEO, Gabriel Weinberg, in una intervista molto interessante su Quora – What is the revenue generation model for DuckDuckGo? – il modello di business di questo motore di ricerca è radicalmente differente da Google:
When you search on DuckDuckGo, we can show you an ad based on the keywords you type in. That’s it. And it works. Our privacy policy, in a nutshell, is to not collect or share any personal information at all. Every time you search on DuckDuckGo it is as if you were there for the first time – anonymous.
Gabriel Weinberg ci spiega inoltre come mai è solo un “grande mito” l’idea che i motori di ricerca, per dare risultati migliori, debbano essere parametrizzati su di noi:
It’s actually a big myth that search engines need to track your personal search history to make money or deliver quality search results. Almost all of the money search engines make (including Google) is based on the keywords you type in, without knowing anything about you, including your search history or the seemingly endless amounts of additional data points they have collected about registered and non-registered users alike.
The Big Myth, Gabriel Weinberg
Installa l’estensione
Usare DuckDuckGo è molto semplice, esattamente come Google, ed è possibile sia impostarlo come motore di ricerca predefinito che come pagina iniziale, usando l’estensione per Firefox (e per Opera) già pronta: addons.mozilla.org/it/firefox/
L’estensione offre inoltre alcune interessanti tools, come l’analisi dei trackers e lo stato di sicurezza della pagina web visualizzata.
Ovviamente il tutto è gratuito e, come ci ha spiegato il CEO di DuckDuckGo, il modello di business si basa sulla vendita di annunci pubblicitari basati sulle keywords di ricerca. Possiamo fidarci ? Per il momento credo di si, possiamo fidarci. Anche se è sempre bene adottare anche ulteriori precauzioni, come ad esempio l’installazione di estensioni come uBlock origin e l’uso di proxy antitracciamento, come Privoxy, o sistemi di DNS blackholing comePiHole.
Michele Pinassi
www.zerozone.it