Per Garante della Privacy "le misure di sicurezza connesse al controllo delle operazioni di voto destano alcune perplessità"
di Michele Pinassi
www.zerozone.it
SIENA. Richard Stallman, hacker e fondatore del movimento Free Software Foundation, durante una recente conferenza all’IIT di Genova, ha chiaramente detto che il voto elettronico –secondo lui– è una stupidaggine.
Detta da chi, nella sua vita, si è occupato esclusivamente di software e tecnologia (tanto che la sua unica residenza è presso il Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory al MIT) è una affermazione sicuramente forte che vale la pena approfondire.
Votiamo on-line
Personalmente non sono contrario all’uso di strumenti elettronici per l’esercizio del diritto di voto. O, meglio, in un mondo ideale l’uso di strumenti elettronici semplificherebbe enormemente il lavoro dei seggi (e chi ha, in vita sua, avuto esperienze come RdL o membro di seggio, sa bene di cosa parlo). Inoltre l’uso di strumenti elettronici per il conteggio dei voti permetterebbe di avere immediatamente i risultati delle consultazioni ed anche minimizzare il rischio di brogli o errori. E proprio qui “casca l’asino”, poiché, come dice lo stesso Stallman,
“Se vuoi elezioni oneste non usi il computer in nessuna delle fasi di voto. E il motivo è semplice: i computer sono riprogrammabili: sono fatti per questo. E chiunque può riprogrammare il computer che conteggia i voti, e qualcuno lo farà”. (Richard Stallman)
Che sia una tesi complottista o meno, è evidente che l’espressione della volontà popolare attraverso sistemi informatici, soprattutto se connessi in Rete, è soggetta a diverse criticità di sicurezza.
“Non parliamo del voto su internet, è una cosa così stupida!!! Se voti da un Pc che è stato infettato da un virus o un botnet, chi decide se hai votato o meno? Il botnet. Sostanzialmente il voto su internet è un tale errore che bisogna essere completamente fusi per ignorarlo“. (Richard Stallman)
Sicurezza ed anonimato
Stallman semplifica molto un argomento complesso ma importante: come per la società “reale”, anche quella “virtuale” è soggetta a truffe e inganni. Lo abbiamo visto più volte, anche su questo blog, come quotidianamente siamo sottoposti a scamming, phishing e malware di ogni tipo e genere. Lo sa bene anche il portale Rousseau del Movimento 5 Stelle, probabilmente una delle più importanti esperienze di voto elettronico avvenute in Italia negli ultimi anni: ripetutamente violato ad opera di alcuni hacker, è stato evidenziato anche dal Garante della Privacy come “le misure di sicurezza connesse al controllo delle operazioni di voto destino alcune perplessità”.
Le criticità sul voto elettronico sono particolarmente presenti nei meccanismi di certificazione del voto stesso e della sua anonimizzazione: nel mondo virtuale è possibile alterare i registri elettronici senza lasciare tracce ed è altresì piuttosto facile risalire all’autore del voto, violando il sacrosanto principio di segretezza (peraltro, è uno dei più importanti rilievi del Garante della Privacy al portale Rousseau).
Ci sono poi tutta una serie di ulteriori criticità, ad iniziare dalla sicurezza del mezzo di trasmissione dei dati e dalla certificazione dei dispositivi di voto: a tal proposito sono interessanti alcune riflessioni sulle backdoor inserite (volutamente) all’interno dell’hardware, ad opera di agenzie governative desiderose di mantenere un certo livello di controllo sulla società.
Usando la tecnologia blockchain?
C’è una corrente di pensiero che identifica nelle tecnologie di blockchain una possibile soluzione al problema, anche se tali tecnologie basano gran parte della loro efficacia e sicurezza sulla distribuzione dei “nodi” a certificazione della stessa: una distribuzione che, di fatto, potrebbe garantire sia l’integrità dei registri di voto che l’anonimità degli stessi. Ma non potrebbe, proprio perché la catena sarebbe pubblica, evitare la pubblicizzazione dei risultati del voto durante le votazioni stesse, che potenzialmente ne potrebbero influenzare il risultato (motivo per cui sono vietati, ad esempio, i sondaggi elettorali prima dei giorni delle consultazioni). Inoltre, sempre secondo alcune autorevoli opinioni, l’avvento dei calcolatori quantistici potrebbe violare l’integrità delle catene blockchain: This system relies on math problems that take too long for a classical computer to solve. The only way to crack this encryption is to reverse factor a large semi-prime number to its original primes. Such a calculation takes eons for a classical computer, but will be instantaneous for a large universal quantum computer—even against blockchain. [How Quantum Computing Threatens Blockchain
, National Review, https://www.nationalreview.
Senza quindi volermi addentrare troppo in questioni tecniche, è evidente che una soluzione ottimale al problema ancora non esiste. Chi ha tentato la strada dell’e-voting -ed anche in Italia ci sono state esperienze interessanti- in qualche modo si è dovuto ricredere (emblematico il caso tedesco che ha visto un secco NO da parte della Corte Costituzionale al voto elettronico, dichiarato incostituzionale).
Del resto, il buon caro voto cartaceo offre delle garanzie intrinseche (dal mezzo fisico di espressione del voto alle modalità di autenticazione dell’elettore) difficili da ottenere attraverso l’uso di strumenti informatici e telematici. Ed in ogni caso c’è una testimonianza fisica e tangibile (le schede elettorali) dell’espressione di voto, utilizzata non di rado per riconteggi e verifiche post-voto.
Tutto da buttare?
Probabilmente sarà possibile introdurre gradualmente delle modalità di voto elettronico per le forme referendarie in cui viene sondata la volontà popolare su specifici temi e le risposte possibili sono binarie (SI, NO, astenuto). Un po’ come già avviene per le votazioni in molti consigli comunali, regionali e alle Camere, dove il voto è svolto con l’ausilio di strumentazione elettronica.
Sarà lunga la strada, se mai sarà trovata una soluzione alle criticità, per arrivare ad un vero e proprio e-voting popolare e diffuso. Una strada non solo tecnologica ma anche sociale e culturale, necessaria per minimizzare le tante problematiche e difficoltà di una società pesantemente influenzata, nel bene e nel male, dalle nuove tecnologie.