BERLINO. La notizia era nell’aria ma qualche giorno fa è arrivata l’ufficialità: Facebook ha deciso di dare un ulteriore giro di vite alla diffusione delle fake news. Una decisione drastica, causata dalla proliferazione di notizie false sui vaccini anti-covid, e che porterà alla chiusura immediata per i post, gli annunci a pagamento, le storie, i cui contenuti saranno considerati da un comitato scientifico “non affidabili”. Un provvedimento che sarà valido anche per gli utenti Instagram e che rappresenta una pietra miliare per il futuro delle battaglie contro la disinformazione.
La svolta di Facebook e la cancellazione degli account
I social network sono indicati da più parti come uno dei più forti veicolatori di “bufale”. Ma l’azienda di Menlo Park ha deciso di cambiare drasticamente prospettiva in quest’ultimo periodo: “Inizieremo ad applicare immediatamente questa politica, con particolare attenzione alle pagine, i gruppi e gli account che violano le regole e continueremo ad espandere le nostre restrizioni nelle prossime settimane”. Sono le decise parole di Guy Rose, sovrintendente e capo del comitato di vigilanza del social ideato da Mark Zuckerberg.
Secondo i nuovi standard verranno cancellati immediatamente gli account di chi diffonde false notizie e di chi le condivide più volte favorendone la viralità. Si tratta di un passo avanti: Facebook aveva già iniziato ad aprile 2020 a segnalare informazioni non verificate scientificamente contrassegnandole o rendendole meno visibili. Adesso si procederà all’eliminazione diretta.
Tra i contenuti già eliminati quelli relativi a due teorie tanto care ai complottisti, secondo truffa.net uno dei principali attori nei processi di generazione e diffusione della disinformazione: la prima è che i vaccini non siano efficaci nel prevenire la malattia. La seconda è che per il nostro sistema immunitario sia meglio ammalarsi che vaccinarsi.
Gli sforzi degli altri social network
Le fake news non corrono veloci soltanto su Facebook ma anche negli altri social network. Un vero e proprio problema per la credibilità delle stesse piattaforme che da inizio pandemia a oggi hanno iniziato a prendere provvedimenti. Sono arrivati così link e banner con le fonti ufficiali, qualche cancellazione di post e le etichette di infondatezza. Azioni sì utili, ma molto spesso tardive.
Il flusso di bufale, infatti, non si è interrotto ma si è addirittura rinforzato e la maggior parte dei post incriminati è rimasta dov’era. A confermarlo una recente ricerca di Associated Press che ha sottolineato come centinaia di pagine incentrate su complotti e disinformazione sanitaria sono ancora visibili su profili e gruppi. A poco è servito anche il sistema a punti recentemente lanciato da Twitter che prevede la cancellazione dell’account dopo un certo numeri di infrazioni.
E in attesa di capire se l’ultima decisione di Facebook porterà gli effetti sperati è opportuno fornire qualche dato: da inizio pandemia il social di Zuckerberg ha etichettato quasi 170 milioni di post come possibile disinformazione. Circa 800mila, invece, i video rimossi dal web, 30mila dei quali cancellati da YouTube.
Ma perché, nonostante questi sforzi, le fake news continuano a proliferare? Proviamo ad analizzare i meccanismi di diffusione.
I meccanismi e i canali di diffusione delle fake news
Per spiegare la questione ci baseremo ancora una volta sulla guida di truffa.net, portale specializzato nell’analisi di affidabilità di siti finanziari e di gaming. Secondo questo studio il falso “batte” il vero per cinque meccanismi principali.
Il primo è il “truth-bias”, ovvero l’inclinazione a fidarsi di un’altra persona, indipendentemente dal fatto che stia dicendo o meno la verità.
Il secondo è il “naive realism”, la propensione a credere che soltanto la nostra visione sia corretta. Il terzo è invece il “confirmation bias” e forse è il più pericoloso: tendiamo ad accettare soltanto quelle informazioni che si accordano con le nostre convinzioni senza sentire il bisogno di verificare.
Gli altri due meccanismi sono legati alla situazione informativa attuale: abbiamo quindi la “falsa protezione” generata dal navigare sul web da casa, che porta a un abbassamento delle difese e la pervasività degli stessi social che per loro stessa natura “bombardano” l’utente con un flusso difficile da leggere.
Come combattere le fake news: la guida
In realtà, proprio grazie al web, ognuno di noi ha a disposizione gli strumenti per imparare a comprendere questo flusso e capire quando le informazioni presentate sono false. Qualche mese fa è stato istituito da Confassociazioni l’Osservatorio Nazionale contro le Fake News. Un centro di analisi delle informazioni che ha come obiettivo quello di migliorare la qualità informativa di tutti i media. La stessa mission che si pone Opera 2030 sui temi ambientali.
Due portali importanti che si aggiungono ai siti di fact checking già presenti in rete. Tra i più noti e autorevoli citiamo gli internazionali FactCheck.org, PolitiFact e Snopes e gli italiani Bufale.net, PagellaPolitica e Butac.