Nell’era della sorveglianza globale, ogni pagamento effettuato on-line è registrato
“Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quelli di un vagone del Metrò.”
Marilyn Monroe
Nell’era della sorveglianza globale, poter pagare con dell’anonimo contante è una ventata di libertà.
Non fraintendetemi: utilizzo spesso metodi di pagamento digitali, che siano carte di debito o di credito che strumenti come Satispay o PayPal. Sono comodi, comodissimi: appoggi la carta al lettore e…bip! Pagato!
Addirittura, con le nuove carte contactless, i pagamenti sotto i 25€ non necessitano neppure di PIN: perfetto e comodissimo per le piccole spese quotidiane.
Altri sistemi di pagamento, come appunto PayPal o la carta di credito, sono ormai essenziali per gli acquisti in Rete: si digita il numero, la data di scadenza, il CVV e il pagamento è fatto!
Fin qui, tutto bene e tutto bellissimo. Ma, come abbiamo imparato, ogni tecnologia ha il suo lato oscuro. E non parlo delle nuove truffe, tra cui clonazione del bancomat (effettuata attraverso gli “skimmers“) e il furto dei dati della carta di credito (per i quali basta una foto o una fotocopia). Oppure del furto delle credenziali di PayPal, attraverso il phishing.
Nell’era della sorveglianza globale, ogni pagamento effettuato on-line è registrato. E sono registrati anche tutti i pagamenti effettuati con bancomat e carta di credito, spesso indicando anche nome e indirizzo dell’esercente. L’elenco delle spese effettuate arriva via mail o, peggio, via posta cartacea, esponendoci a ulteriori rischi. Ad esempio, l’estratto conto cartaceo potrebbe finire nella spazzatura. Per quanto disgustoso potrebbe apparire, l’arte del trashing (letteralmente: rovistare nella spazzatura) è ancora una tecnica di information gathering efficace e usata: ogni volta che gettate qualcosa che contiene i vostri dati personali, assicuratevi di distruggerla a dovere (non è un caso se le aziende usano i distruggi documenti).
Attenzione: non ho parlato della raccolta dei dati da parte delle agenzie governative e/o private, che rappresenta un altro aspetto non trascurabile dei pagamenti elettronici. Raccolta contribuisce a fornire una profilazione delle nostre abitudini, anche negli acquisti.
Senza considerare uno degli aspetti forse più importanti di ogni pagamento elettronico: la necessità di avere una connessione di Rete attiva e funzionante. Che, considerando anche il gap infrastrutturale che vede ancora esclusa una buona parte delle zone rurali del nostro paese da una connettività decente, il disincentivo all’uso del contante rischia di ampliare il divario economico –limitando l’accesso ai servizi– dei cittadini che vi abitano. Senza considerare il più banale e frequente “problema tecnico“, come l’immagine di copertina (cartello sulla vetrina di un negozio, da me fotografato) ben suggerisce.
Altro aspetto non trascurabile è che i pagamenti elettronici richiedono l’apertura di un rapporto presso un esercente, che sia Banca o altro fornitore di servizi di pagamento. E questo potrebbe comportare notevoli difficoltà di accesso per chi si trova ai margini della società. Escludendo, di fatto, proprio le fasce più deboli della popolazione. Deboli sia economicamente che culturalmente.
Vale la pena rifletterci, valutando anche il rapporto di noi genitori con i nostri figli. C’era una volta la “paghetta”, lo ricordate? Nostra madre o nostro padre ci davano qualche soldo a settimana per le nostre spese, soprattutto con l’obiettivo di imparare a gestirli. In un mondo senza contante, cosa dovremo fare? Aprire un conto corrente ai nostri figli neanche adolescenti? Dotarli di carta di debito e relativo PIN, con tutte le conseguenze del caso? In tutta sincerità, nutro più di qualche perplessità in merito.
Il contante, il caro buon vecchio contante, è di per sé anche veicolo e strumento di libertà.
Libertà di poterlo usare senza essere tracciati. Anche per acquistare beni di cui vogliamo mantenere l’anonimato (è ancora un diritto, poter essere anonimi?) o per mantenere rapporti sociali senza doverlo farlo sapere alle agenzie governative o alla mia banca. Voglio poter fare un regalo a mio nipote, un giorno, senza dover passare per un bonifico. O dare qualche euro a mio figlio per le sue spese, lasciandogli comprendere il valore della moneta attraverso la tangibilità della stessa.
Il rischio dell’abolizione totale del contante è di essere tracciati in ogni nostra azione, anche quelle dove vogliamo rimanere anonimi. E non son sicuro che questo permetterebbe di abolire il cosiddetto “nero” o” sommerso“, poiché sono convinto che sarebbero trovate velocemente altre forme di scambio.
Senza quindi dover demonizzare una o l’altra forma di pagamento, la libertà di poter scegliere credo sia un valore irrinunciabile. Per noi, per il nostro diritto anche di restare, se lo vogliamo, anonimi.
Michele Pinassi
www.zerozone.it