Cosa può succedere e come provare a evitarlo
di Michele Pinassi*
“A volte non basta una vita per cancellare un attimo,
ma basta un attimo per cancellare una vita” (Jim Morrison)
SIENA. L’altro giorno ho letto la testimonianza disperata (un “rant“) di un utente che, a seguito della improvvisa e –a suo dire– immotivata chiusura dell’account di Google, ha perso praticamente gli ultimi 15 anni della sua vita digitale.
“Ho perso ricordi di anni. Perché avevo le mie foto salvate solo lì.
Ho perso documenti importanti. Note di keep.
Ho perso mail di 15 anni!! Con dati importanti.Google ha cancellato la mia vita, Reddit”
Non è una situazione così strana, vero? Quanti di noi hanno la posta elettronica su GMail, le note su Keep, le foto su Google Photos? E cosa succederebbe nel caso che, per “violazione dei termini di servizio“, Google chiudesse il nostro account? “Potremmo sospendere o interrompere la fornitura dei nostri Servizi all’utente qualora questi non rispettasse i nostri termini o le nostre norme oppure qualora stessimo effettuando accertamenti su un caso di presunto comportamento illecito”. (Privacy e Termini di Servizio, Google)
E’ bene tenere a mente che i servizi che Google ci offre sono gratuiti ma, in cambio, accettiamo che “l’utente non diventa titolare di alcun diritto di proprietà intellettuale sui nostri Servizi o sui contenuti a cui accede.” (Privacy e Termini di servizio, Google)
L’utente lamenta anche l’assenza di un numero di telefono o di un servizio di assistenza capace di fornire risposte o motivazioni. Del resto, Google –come molti altri fornitori di servizi gratuiti– offre i suoi servizi “as-is” e sta a noi utenti comportarci di conseguenza, con la consapevolezza di come funziona il servizio e delle potenziali conseguenze.
Giusto per precisare, Google non è “cattivo“: semplicemente offre un servizio gratuito e, quindi, decide lui le regole secondo le clausole contrattuali che ritiene più opportune, nel rispetto della normativa. Sta a noi utenti essere maggiormente attenti ai servizi che scegliamo di usare.
Come difenderci: esportiamo i nostri dati!
Tuttavia, anche grazie all’adozione del GDPR, abbiamo a disposizione la possibilità di esportare in toto i dati che Google ha sul nostro account. Il servizio Google Takeout serve a esportare “una copia dei contenuti nel tuo Account Google se vuoi effettuarne il backup o utilizzarli con un servizio di terze parti.”. Conviene farlo regolarmente, sia mai che per qualche motivo il nostro account @google.com dovesse essere improvvisamente disattivato, soprattutto se vi custodiamo materiale importante! (Attenzione che possono essere svariati gigabyte di materiale digitale).
Scegliamo (e paghiamo) il servizio giusto
Personalmente sconsiglio l’uso di servizi gratuiti, soprattutto per motivi professionali. Conviene spendere qualche decina di euro l’anno per acquistare un servizio di posta elettronica professionale ma, soprattutto, con un contratto che ci offra qualche garanzia in più. Lo stesso Google offre un servizio professionale, con ben altri livelli di servizio, agli utenti paganti (attraverso la piattaforma Google One), a partire da 1,99€ al mese.
Oppure ci sono altri provider, come Protonmail, che ad esempio offre un piano di mailbox sicura e cifrata per 48€ l’anno, con 5GByte di spazio a disposizione. E’ uno dei provider più famosi, con sede in Svizzera, anche in tema di privacy (sulla relativa pagina del sito PrivacyTools.io potete trovare anche altri providers di posta elettronica che offrono particolare attenzione alla sicurezza e alla riservatezza dei dati).
“Non esistono pranzi gratis” o, come direbbero gli americani, TINSTAAFL (There is no such thing as a free lunch)!
NB: L’immagine di copertina è il doodle per il 100° anniversario della nascita di Pedro Infante