di Michele Pinassi*
“Che schifo, eh, fratello, che la nostra merda sembri meglio di quel che sembriamo noi”
(Charles Bukowski)
SIENA. Avreste mai immaginato che il bisogno mattutino potesse essere di aiuto per la scienza? Certo, abbiamo fatto tutti l’analisi delle feci almeno una volta nella vita. Sappiamo quanto, al di là del ribrezzo e disgusto che può provocare, il ruolo dell’intestino e la qualità della “cacca” sia fondamentale per la nostra salute. C’è chi ci ha scritto libri sull’argomento, ormai abbondantemente sdoganato dalle ormai famose –e costose– scatole della “merda d’artista” di Piero Manzoni, e l’evoluzione tecnologica anche nelle scienze mediche non poteva ignorare l’argomento.
Ecco che, per fare il training delle reti neurali (leggasi: intelligenza artificiale) destinate al riconoscimento di patologie dell’apparato digerente, fanno appello a tutti coloro che –in forma anonima, per carità!– desiderano contribuire alla scienza inviando la foto delle loro “produzioni“.
Il progetto, organizzato dalla Seed Inc. –azienda californiana– si propone di realizzare un grande database di “cacca” con cui fare il training dei sistemi di riconoscimento automatico. Un po’ come già avviene per altre patologie, come ad esempio i melanomi cutanei, per i quali esistono già da qualche tempo delle app. specifiche (come MySkinPal, per iOS): potenzialmente rappresentano un interessante strumento di prevenzione, che ovviamente non può –almeno per ora– sostituirsi ad un consulto medico.
Autorevoli studiosi riferiscono che già oggi gli strumenti di AI deep learning riescono a identificare una condizione patologica con la stessa probabilità di un clinico e che il futuro della prevenzione e delle diagnosi mediche passerà da questi strumenti. Forse è ancora presto per capire come evolverà il settore e se potrà, come ritiene Yuval Noah Harari nel suo libro “21 lezioni per il XXI secolo“: Grazie agli algoritmi ad apprendimento automatico e ai sensori biometrici, una povera abitante di un villaggio in un paese sottosviluppato potrebbe beneficiare, tramite il suo smartphone, di un’assistenza sanitaria molto più completa ed efficace di quella che la persona più ricca del pianeta può ricevere oggi dal più avanzato ospedale metropolitano. (21 lezioni per il XXI secolo, Yuval Noah Harari)
Se questo ambizioso obiettivo sarà possibile, in un prossimo futuro, sarà anche grazie a tutti coloro che oggi invieranno le foto della loro “cacca quotidiana“.