Secondo alcune stime, di qualche anno fa, su Facebook ci sono oltre 30 milioni di profili appartenenti a persone ormai defunte. Su un totale di oltre 2 miliardi di utenti, è una percentuale comunque degna di nota.
Dopo un periodo iniziale di, come dire, impreparazione davanti a situazioni simili, molti provider si sono attrezzati per chiedere ai proprietari e/o agli eredi come comportarsi in caso di scomparsa.
Su Facebook, alla pagina Cosa succede al mio account Facebook se muoio?, è possibile scegliere tra due opzioni: nominare un contatto erede che gestisca il tuo account commemorativo (aggiungendo In ricordodi davanti al nome utente) oppure di far eliminare il tuo account in modo permanente.
Per Google, invece, che dichiara di esaminare “diversi segnali per capire se stai ancora utilizzando il tuo account Google. Alcuni di questi segnali sono gli ultimi accessi, la tua attività recente nella pagina Le mie attività, l’utilizzo di Gmail (ad esempio l’app Gmail sul telefono) e i check-in Android.” per capire se un account diventa inattivo, la possibilità di scelta su cosa fare deve essere indicata dalla pagina Gestione account inattivo: dopo 3 mesi di inattività è possibile impostare delle notifiche automatiche e la relativa condivisione dei dati (posta, gruppi, foto…) alle persone indicate. E’ possibile anche aggiungere un messaggio personale, che ricorda tanto il film P.S. I love you…
Twitter permette ai familiari di segnalare l’account di un utente ormai defunto, seguendo le istruzioni nella pagina “Come contattare Twitter riguardo all’account di un familiare defunto“, avendo come unica opzione la cancellazione definita dello stesso.
Capisco che l’argomento può sembrare sciocco o trascurabile davanti al dramma di un familiare defunto. Ma nella società contemporanea, dove ognuno di noi vive anche una vita digitale, le conseguenze di avere account “abbandonati” potrebbero anche essere gravi, ad iniziare da potenziali furti di identità. Soprattutto per account su sistemi che offrono anche autenticazione su terze parti (come Google, Facebook e Twitter…), credenziali rubate (senza che vi sia la possibilità di recuperarle, in quanto il legittimo proprietario è scomparso) possono permettere l’accesso a malintenzionati anche a sistemi contenenti dati delicati, come dati sanitari o altro.
Questi rischi ovviamente sono presenti nella vita quotidiana anche degli account di persone viventi ed è quindi necessario mantenere sempre il controllo sui propri account e, soprattutto, sulle applicazioni e sulle postazioni che autorizziamo ad accedervi. Ma questo è un altro argomento, di cui parleremo prossimamente…
Michele Pinassi