di Michele Pinassi*
“Quando ero piccolo pregavo ogni notte per avere una bicicletta nuova.
Poi ho capito che il Signore non fa questo genere di cose,
allora ne ho rubata una e gli ho chiesto di perdonarmi” (Emo Philips)
SIENA. Il 9 dicembre 2020 l’European Medicine Agency (EMA) denuncia un attacco hacker ai suoi sistemi, con il furto di documenti relativi al “COVID-19 medicines and vaccines belonging to third parties” (Cyberattack on EMA – update 4, 12.01.2021). A quanto si apprende da fonti stampa, i documenti indebitamente sottratti sono stati individuati sul dark web e conterrebbero documentazione e corrispondenza relative al vaccino Pfizer/BioNtech COVID-19.
In questi giorni la redazione di Report, il programma d’inchiesta in onda su Rai3, ha sganciato una “bomba” mediatica relativa al materiale sottratto indebitamente: “Dalle mail dell’Ema ritrovate sul dark web si scopre che a novembre erano emersi problemi nella qualità del vaccino Pfizer: “integrità dell’mRna inferiore rispetto alle dosi usate nei trials”.” Dalla documentazione pubblicata, in collaborazione con il gruppo di giornalisti “Behind the pledge”, verrebbero fuori notizie non molto rassicuranti, tra cui alcune pressioni governative a fare in fretta per autorizzare il vaccino.
Non ho le competenze né voglio entrare nella diatriba “vaccino sì” o “vaccino no”. Tuttavia una riflessione sulla diffusione di questi dati, riservati, ritengo opportuno provare a farla.
Innanzi tutto, la prima domanda è: perché questi dati, nelle mani dell’Agenzia Europa del Farmaco, sono (erano) riservati? Penso che il materiale informativo e gli studi riguardo ai farmaci e ai vaccini debba essere pubblico, per permettere un maggiore controllo da parte del cittadino.
Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che gran parte dei cittadini non ha le competenze per interpretare quei dati. Verissimo, ma non è questo il punto. Il punto è la necessità, per interesse pubblico, di rendere disponibili tutte le informazioni che possano contribuire ad avere una maggiore consapevolezza nella popolazione. Permettere, ad esempio, che anche ricercatori indipendenti possano verificare ed esprimersi liberamente, senza indebite pressioni.
Su questo, credo sia opportuna anche un’altra considerazione, non trascurabile: l’attendibilità delle informazioni. Puntare sulla riservatezza dei documenti rende eventuali leaks, come quello accaduto all’EMA, soggetti al rischio che le informazioni sottratte possano essere modificate ad arte o comunque predisposte in modo da colpire certi bersagli “politici”. Sul dark web circolano già da tempo migliaia di documenti fasulli, artefatti costruiti ad arte per ottenere un certo scopo (e alcune teorie complottiste se ne nutrono). Niente di nuovo, considerando che la storia è infarcita di “falsi” (vedasi forse il più famoso, la Donazione di Costantino) realizzati ad arte per ottenere un certo obiettivo. La segretezza di alcuni dati, quindi, oltre a essere un elemento violabile, aumenta il rischio della diffusione di falsi o comunque di parziali verità (molte azioni di questo tipo sono condotte da thread actors state-sponsored che hanno, come obiettivo, proprio colpire l’immagine di Governi e Istituzioni Pubbliche).
Per questi motivi credo che la trasparenza, per tutte le istituzioni pubbliche, sia condizione necessaria alla salute della Democrazia. Per quanto certe volte possa essere “scomoda”, è l’unico strumento non viziato dalla propaganda che il popolo ha per poter valutare autonomamente l’operato delle amministrazioni pubbliche, mettendole anche al riparo dal problema dell’attendibilità delle informazioni.
Non dubito, sia chiaro, dell’ottimo lavoro dell’EMA. MA – e questo vale per ogni Amministrazione Governativa – sapere che ogni azione è costantemente e pubblicamente monitorata credo aiuti a migliorarne la qualità. Anche se solo una percentuale minima della popolazione ha le competenze per poterla comprendere.
Come l’esperienza di WikiLeaks insegna (il suo fondatore, Julian Assange, si trova ancora in carcere e le recentissime vicende in merito alle richieste –negate– di estradizione in USA hanno fatto tornare alla ribalta la questione sulla libertà di stampa e informazione), la pubblicazione e diffusione di documenti riservati ha permesso di venire a conoscenza di fatti e situazioni oggettivamente discutibili messe in atto da alcuni governi. Al di là della questione se è stata una azione legale o meno (le leggi sono fatte dagli uomini e possono essere cambiate, come la storia insegna: non è forse giusto ribellarsi a una legge ingiusta?), non credete che sia un nostro diritto di cittadini conoscere anche i dettagli di quanto il nostro Governo/le nostre Istituzioni fanno?
*www.zerozone.it