“Corro perché se non lo facessi sarei pigro e triste e spenderei il mio tempo sul divano. Corro per respirare l’aria fresca. Corro per esplorare. Corro per sfuggire l’ordinario. Corro… per assaporare il viaggio lungo la strada. La vita diventa un po’ più vivace, un po’ più intensa. A me questo piace” (Dean Karnazes)
SIENA. Tra i tanti aspetti negativi di questa situazione, inizio a vederne anche alcuni positivi. Penso alle strade, prima continuamente trafficate da centinaia di auto e adesso praticamente deserte. Andare in giro in bici, o di corsa, è davvero piacevole e – soprattutto – sicuro. Anche i bambini, reclusi in casa per mesi, adesso escono insieme ai loro genitori a godersi queste belle giornate primaverili. Le strade poco trafficate sono un ottimo incentivo a stare fuori, magari facendo una bella passeggiata o dell’attività fisica. Anche se De Luca, severissimo governatore della Regione Campania, vorrebbe vedere in giro solo corpi tonici, regalandoci un siparietto televisivo poco edificante e rispettoso. «Cinghialoni della mia età senza mascherina tra i bambini, da arrestare a vista», ha detto, dopo un accenno poco delicato alle “modelle toniche” che si vedono nelle pubblicità televisive, come a sottolineare che il problema non è correre o meno ma l’aspetto estetico di chi si dedica allo sport.
Altro aspetto positivo, dettato dall’impossibilità di spostarsi dal proprio Comune, è il ritorno alla vita dei piccoli centri. Ne avevo già parlato nei giorni scorsi: è bello vedere che anche i centri urbani dell’hinterland senese, fino a poco tempo fa poco più che quartieri dormiorio, sono invece capaci di riscoprirsi pieni di socialità e voglia di vivere. Finalmente, complice la reclusione forzata, c’è modo di scambiare qualche chiacchiera anche con il vicino semi-sconosciuto, rendendo meno faticosa questa quarantena.
Dalle chiacchiere all’espionage. Xiaomi si difende: è vero, raccogliamo i dati, ma in forma anonima! E mostra un pezzo di codice in cui si mostra la generazione di un ID casuale. Del resto, continua la Xiaomi, lo fanno tutti, da Google a Apple, e nessuno se ne scandalizza. Questo è vero: il tracciamento lo fanno praticamente tutti, chi più chi meno, ma ci sono delle differenze sostanziali: l’invio delle informazioni a servers Europei permette a tutti noi cittadini di avvalersi del GDPR e reclamare alcuni diritti importanti sui nostri dati. Se invece i dati vengono inviati su servers cinesi, al di fuori della giurisdizione Europea. Inoltre sembrerebbe che anche i robot aspirapolvere smart della Xiaomi abbiano questo vizietto di parlare un po’ troppo con i servers oltreconfine. Cosa ha da raccontare un aspirapolvere che gironzola per il nostro salotto a raccogliere polvere e pelucchi? Non lo sappiamo, ma credo concordiate con il fatto che il tutto sia un po’ sospetto.
Per chi non volesse essere tracciato ci sono delle alternative, come ad esempio le custom ROM LineageOS, che su alcuni dispositivi Xiaomi sembrano funzionare piuttosto bene. Provo a spiegarla in poche parole: praticamente tutti i dispositivi elettronici sono composti da due parti, hardware e software. La parte hardware è quella fisica, che si può toccare. La parte software è quella che contiene le istruzioni per far funzionare i dispositivi. Praticamente tutti i nostri smartphone hanno la possibilità di cambiare la parte software, il sistema operativo e molte applicazioni. In gergo si chiamano “custom ROM” e sono realizzate da comunità di sviluppatori indipendenti. Il portale più famoso è xda-developers, vero e proprio luogo d’incontro virtuale per gli sviluppatori su sistemi Android. ATTENZIONE: utilizzare una custom ROM sul proprio smartphone può invalidarne la garanzia! Se non siete esperti e non sapete quel che state facendo, evitate di fare esperimenti che potrebbero danneggiare in modo irreversibile il vostro smartphone.
Dalle ROM alla spiaggia. La Regione Marche sembra pronta, dal 29 Maggio, ad aprire le spiagge. Aprire è giusto un eufemismo, visto il lungo elenco di norme e regole da rispettare: niente feste in spiaggia, niente sfide a biliardino e a beach volley. Addio al bagno in compagnia, sia vestiti che nudi, niente cene sotto i gazebo e neanche alle passeggiate notturne sulla battigia. Niente falò in spiaggia a cantare con l’immancabile chitarra e anche gli amori estivi rischiano di non poter sbocciare. A queste condizioni mi sembra molto più accogliente il divano di casa.
A quanto pare l’estetica rimane, almeno in Italia, un fattore importante per presentarsi in TV. Parlo della polemica sorta dopo il servizio di Striscia la Notizia in merito alla giornalista Giovanna Botteri, ridicolizzata per il suo aspetto (è una vera e propria forma di violenza che si chiama “body shaming“). Mi aspetto una forte ondata d’indignazione anche e soprattutto da parte delle donne, costrette – a differenza dei loro colleghi maschi – a lavorare più sulla presenza fisica che sulla professionalità. Non voglio dire che l’aspetto non sia importante ma, da una giornalista, credo sia più importante la capacità di offrire notizie di qualità in modo chiaro e preciso che una bella presenza. Anche perché, le poche volte che in questi giorni ho ascoltato un tiggì, sono rimasto basito dalla scarsissima qualità delle informazioni date. Gossip, più che altro. C’è la storia strappalacrime del rider che porta la spesa all’anziano, il farmacista di Codogno che ogni giorno va al lavoro e racconta alla cronista come le strade prima erano affollate… ma insomma, è questa l’Informazione televisiva italiana?
Gli eroi del giorno sono i vigili urbani che hanno multato questa giovane mamma, incinta di 6 mesi con un bambini di poco più di 1 anno, beccata a passeggiare in un viale alberato che, però, è un parco. A leggere queste notizie mi viene il mal di stomaco e la nausea. Ma che Paese siamo diventati?