di Michele Pinassi*
«Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!»
(Purgatorio, canto VI)
SIENA. Piove, finalmente. La terra dei campi era crepata e a stento sopravvivevano le erbacce infestanti. Guardo fuori, il cielo grigio, la pioggia che cade sulle pozzanghere disegnando tanto cerchi concentrici. Come per una sorta di malsana preferenza, mi piace quando piove. Soprattutto in lockdown, quando non si può uscire. La pioggia mi rende la segregazione meno pesante.
Certe volte mi sembra quasi di sognare: vedo anziani multati perché vanno a comprare un barattolo di vernice in ferramenta. Perché la vernice si può vendere ma non comprare, pena sanzione. Vedo figli sanzionati perché vanno a dare l’ultimo saluto al padre morente. Vedo una caccia spietata al runner ribelle, quando fino a qualche mese fa tutti i professoroni si affannavano a spronare gli italiani a fare più attività fisica. Hai un dubbio se una certa azione è lecita o meno? Non esiste risposta univoca: dipende da chi ti ferma. Dipende da come decide d’interpretare la tua risposta. Dipende… da che dipende?
Poi ci sono le ordinanze comunali. Da quella della spesa a sesso alternato al numero minimo di beni acquistati, per finire in bellezza con la soglia di spesa minima.
Vai a comprare il pane? Devi spendere almeno 5 euro! Vai in macelleria? Devi spendere almeno 20 euro! Vai al supermercato? Devi spendere almeno 50 euro!
Se potrà farvi sorridere, gli abitanti di Crespina Lorenzana, in provincia di Pisa, rideranno di meno: l’ordinanza 10/2020 parla chiaro. Se non rispetti il minimo-spesa, sanzione. Poi è tutta da vedere, ovviamente, la legittimità di un tale provvedimento…
A proposito di “spesa”, sembra che ci siano buone notizie: uno studio dell’Università di Hensberg ha dimostrato come fare la spesa sia una attività a basso rischio contagio. «L’epidemia – ha spiegato il professor Streeck – si diffonde quando le persone si trovano a distanza ravvicinata per un periodo di tempo abbastanza lungo». Una novità che però al momento sembra non avere riscontri dalle altre ricerche, come ad esempio quella pubblicata sul The New England Medicine Journal “Aerosol and Surface Stability of SARS-CoV-2 as Compared with SARS-CoV-1” che parla di una permanenza del virus fino a 72 ore su plastica e acciaio inossidabile, un po’ meno su rame e cartone. Nell’aria, pur degradandosi velocemente, in condizioni ottimali la carica virale potrebbe rimanere fino a 3 ore.
Continuiamo a parlare di Immuni, la famosa app sviluppata dall’azienda Bending Spoons per il tracciamento dei contagi. Come riporta Wired in un dettagliato articolo, la Commissione Europea ha posto 8 regole:
- rispettare le regole sulla privacy, in particolare secondo le linee guida frutto della consulenza del Consiglio dei garanti europei della privacy;
- essere sviluppate in stretto coordinamento con le autorità sanitarie;
- l’installazione è volontaria e queste tecnologie devono essere rimosse non appena smettono di essere utili;
- vanno preferite le tecnologie che tutelano di più la privacy, come il bluetooth;
- i dati devono essere anonimizzati e non si deve consentire di risalire all’identità delle persone;
- le app devono essere interoperabili in tutta Europa, in modo da funzionare se qualcuno supera i confini;
- vanno progettate con i migliori standard in campo epidemiologico, di sicurezza informatica e accessibilità;
- devono essere sicure ed efficaci;
Se, come già iniziano a circolare alcuni rumors, solo chi la installa potrà uscire di casa e spostarsi, come poter parlare di “installazione volontaria”? Senza considerare che l’app potrebbe non funzionare su alcuni modelli più vecchi o su Windows Phone, per i quali sembra che al momento non ne sarà prevista la compatibilità. E chi non ha uno smartphone? Obbligheranno migliaia di anziani ad acquistare uno smartphone per poter andare a comprare il pane?
Sorgono poi alcuni dubbi sulla reale utilità della stessa in un Paese in cui la penetrazione di Internet è in circa il 92% della popolazione (54,8 milioni di italiani, secondo gli ultimi dati): il restante 8% sarà di fatto escluso a priori? Parliamo di quasi 6 milioni di cittadini. Senza contare quelli che vivono in zone dove non c’è segnale 4G/LTE.
Ci sono poi alcune perplessità su come una persona può sapere di essere positiva e sulla reattività del sistema. Al momento risulta che solo alcune categorie di cittadini, tra cui quelli che hanno sviluppato sintomi importanti, sono stati sottoposti al tampone o al test sierologico. Per gli altri, cosa facciamo? E quando il signor Rossi scoprirà di essere positivo e lo comunicherà all’app, quelli che riceveranno la notifica e che sono stati a contatto con il possibile infetto, cosa dovranno fare? Auto-isolarsi? per quanto? In attesa di cosa? Ci saranno i tamponi/reagenti/operatori per verificare l’enorme quantità di possibili contagiati che l’uso dell’app individuerà? Non è che, visto cosa è accaduto al portale dell’INPS, rischiamo l’ennesima brutta figura internazionale?
Tralascio considerazioni sulla diatriba tra le due opzioni, DP-3T e PEPP-PT. Preciso solo che la scelta è caduta sul paradigma PEPP-PT, che prevede un modello centralizzato dove tutti i dati sono inviati a un server. Chi volesse saperne di più può leggere dettagli e retroscena sull’articolo nella newsletter di Carola Frediani e sull’articolo pubblicato da Agenda Digitale. Tanti dubbi, poche certezze.
L’eroe del giorno è la ragazza, o il ragazzo, spagnola che, travestita da dinosauro, è andata a gettare la spazzatura. Tra le risate dei vicini. A guardarsi intorno, sembra quasi di essere davvero tornati all’età della pietra. Età della Pietra 2.0.