di Michele Pinassi*
“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi.”
Eraclito
SIENA. Questa pandemia si lascerà dietro tanti cambiamenti. Chissà se riusciremo a superare la paura che abbiamo l’uno dell’altro, a riconquistarci gli spazi sociali che abbiamo così velocemente dovuto abbandonare. Chissà se ci riabitueremo alle strette di mano e agli abbracci o se, invece, adotteremo forme di saluto diverse. Chissà se il mondo del lavoro, dopo aver sperimentato in modo repentino e massiccio il lavoro “agile”, tornerà indietro alle lunghe giornate dentro l’ufficio.
Chissà se anche le nostre abitudini da consumatori saranno sempre le stesse o se, assaggiata la comodità di ricevere tutto a casa con un click, anche il mercato cambierà velocemente verso il commercio on-line. Già molti esercenti, soprattutto ristoranti e alimentari, stanno scoprendo un nuovo modo di monetizzare il loro tempo e i loro prodotti: proporli e venderli via Web. Mancano ancora le competenze, manca ancora la cultura e mancano anche gli strumenti (o, meglio, gli strumenti ci sono già: bisogna solo utilizzarli!) ma le potenzialità per aprire e allargare un settore come quello dell’e-commerce ci sono tutte. Del resto, il turismo ormai vive quasi esclusivamente grazie al Web. Perché non possono farlo anche altri settori, come la ristorazione?
Stasera, ad esempio, sono dovuto andare a fare la spesa. Era 10 giorni che non ci andavo, erodendo le riserve della dispensa. E no, non posso farla via web perché il servizio non è disponibile. Così ho scelto di andarci in tarda serata, per evitare le lunghe file che si formano durante il giorno. Ho atteso poco, giusto un 15 minuti, prima di poter entrare. Nel reparto ortofrutta sembrava fosse passato un ciclone: praticamente era stato svuotato, lasciando qualche carota lì, due bietole, qualche cavolo, una manciata di mele e giusto un paio di cespi di radicchio. “Devi venire prima – mi ha detto un ragazzo che lavora lì – a quest’ora è già finito tutto!”. Ma io vado tardi proprio per evitare di trovare gli assembramenti nelle corsie, dove è davvero difficile riuscire a mantenersi a distanza di sicurezza. Nel resto del supermercato le merci erano tutte, più o meno, disponibili. Sembra esserci una certa propensione per la carne di pollo, sempre esaurita. Bistecche e salsicce, per ora, si trovano. Così come le montagne di colombe pasquali e uova di cioccolato. Sarà anche una Pasqua blindata, senza cerimonie e ritrovi in famiglia, ma almeno lasciateci il dolce!
Comunque, pur non essendo un esperto del settore, sono sempre più convinto che questa poteva essere l’occasione giusta per lanciare il servizio di spesa a domicilio. Credo che gestire le richieste online offra molti vantaggi, tra cui calcolare e prevedere meglio le scorte ma anche di ottimizzare i tempi e i percorsi di consegna. Gli addetti, invece di sistemare le merci sullo scaffale potrebbero dedicarsi a inserirli sul sito web e predisporre le confezioni secondo gli ordini pervenuti. Per non parlare di altri vantaggi, tra cui l’azzeramento del rischio di furti e taccheggi. In un comune piccolo come il nostro, l’attività potrebbe essere ceduta anche a una cooperativa: basta avere una patente per guidare un furgone!
Se da un lato questa è una bella notizia (sia sotto il profilo occupazionale che economico), dall’altra questo espone ancora di più la società a una serie di vulnerabilità che vanno dalle truffe telematiche alla perdita di diritti umani.
Lo stiamo vivendo proprio in questo periodo: secondo alcuni autorevoli report, in tutto il mondo gli attacchi informatici sono in aumento (no, quello dell’INPS non crediamo sia stato un attacco informatico…). Questo è dovuto anche dall’aumento di persone che stanno a casa e che, quindi, sfruttano la Rete per tutta una serie di servizi, dal telelavoro allo svago all’istruzione. E questo comporta, di conseguenza, un aumento delle potenziali vittime degli attacchi da parte dei criminali: truffe, ransomware, phishing sono ormai all’ordine del giorno. Come difendersi? Semplice, IMPARARE A DIFENDERSI.
Sui diritti umani, le numerose app che stanno comparendo per tracciarci, con la scusante del dover monitorare l’epidemia, ne sono un esempio: “Tuttavia, un aumento dei poteri di sorveglianza digitale dello Stato, come l’accesso ai dati di localizzazione dei telefoni cellulari, minaccia la privacy, la libertà di espressione e la libertà di associazione, in modi che potrebbero violare i diritti e degradare la fiducia nelle autorità pubbliche – minando l’efficacia di qualsiasi risposta di salute pubblica. Tali misure comportano anche un rischio di discriminazione e possono danneggiare in modo sproporzionato le comunità già emarginate”. (Dichiarazione congiunta della società civile: Gli Stati che utilizzano le tecnologie di sorveglianza digitale per combattere la pandemia devono rispettare i diritti umani, HERMES Center for Transparency and Digital Human Rights)
Troppo paranoico? Non credo. Una volta ceduti alcuni diritti fondamentali, sarà impossibile riaverli indietro. Eppure, a quanto sento in giro, molti cittadini sarebbero ben felici di installare sui loro smartphone una app che controlla ogni loro singolo spostamento. Io, personalmente, non lo sono affatto.
Nel mentre, Coldiretti lancia l’allarme: «Senza stranieri, servono studenti e pensionati italiani nei campi». Che io abbia memoria, non ho mai sentito Coldiretti dire “è stata una stagione pazzesca: diminuiranno i prezzi di frutta e verdura!” ma, a parte le battute, il problema è serio. Chissà se chi strillava contro lo straniero “che ci ruba il lavoro” adesso sarà disposto ad andare, per la stessa cifra, nei campi. Perché si parla non solo di stipendio ma di diritti e di prezzo al consumatore finale. Oggi paghiamo una insalata 1,40/1,80€ al kg. Se a raccoglierla ci saranno operai italiani, con stipendi italiani e diritti italiani (sia chiaro, io lo spero!), dimenticatevi queste cifre e preparatevi a pagare di più. Forse inizierete ad apprezzare lo straniero che, per quattro bucce spesso pagate in nero dal caporaletto di turno, vi permetteva di avere frutta e verdura economica sulla vostra tavola.
Sul fronte #INPSdown, sembrano essere ben poco quelli disposti a credere all’attacco hacker. Anzi, stando alle ultime notizie, quello che è sembrato solo uno strampalato tentativo di minimizzare le proprie responsabilità potrebbe avere dei risvolti politici molto pesanti. Peraltro, i dati sugli investimenti nel settore IT dell’INPS riportano delle cifre importanti, di milioni di euro: possibile che un simile patrimonio, sia di dati che di tecnologia, sia stato gestito in modo così cialtronesco? A guardare il codice sorgente delle pagine del sito web, parrebbe proprio di sì…
L’eroe del giorno è Giovanni Ciarlantini, ex-vicesindaco di Caldarola (Macerata), dimessosi dal suo ruolo perché beccato ad aver fatto jogging contravvenendo alle normative. “Era stata una app che monitora l’attività motoria a tradire Ciarlantini. Un residente di Tolentino ha fatto la segnalazione: Ciarlantini domenica scorsa ha fatto una corsetta fuori comune“. Scusate ma mi ci vien da ridere.
E la prossima volta che uscite a correre, forse è meglio se lasciate lo smartphone a casa.
*www.zerozone.it