“Gli ingorghi piacciono, altrimenti non vi parteciperebbe tanta gente” (Pino Caruso)
di Michele Pinassi
SIENA. Avete presente la comoda funzione della visualizzazione traffico in tempo reale offerta da alcuni navigatori, come Google Maps? Si basano essenzialmente su una tecnologia messa a punto da Waze, startup israeliana acquisita da Google: “Basta guidare con Waze aperta sul tuo dispositivo per condividere le informazioni in tempo reale, che vengono trasformate in dati sulle condizioni del traffico e sulla rete stradale. Quando utilizzi Waze, puoi anche inviare attivamente alla community rapporti su traffico, incidenti, postazioni della polizia stradale, strade chiuse, meteo e altro ancora. Waze raccoglie queste informazioni e le analizza immediatamente in modo da fornire agli altri Wazer il percorso ottimale per arrivare a destinazione, 24 ore al giorno”. (Dal manuale Waze su Google)
Ormai non ce ne rendiamo neppure conto ma i dati per l’analisi del traffico vengono automaticamente inviati dai nostri smartphone (a meno di non disattivare l’invio dei dati di geolocalizzazione).
Da qui l’interessante hack di Simon Weckert, artista berlinese, che dopo aver messo 99 smartphone su un carretto, ha passeggiato simulando inesistenti ingorghi in giro per la città. [Youtube: https://youtu.be/k5eL_al_m7Q]
Tutti gli automobilisti della zona che avevano delegato a Google Maps il calcolo del percorso più veloce per una certa destinazione sono stati tratti in inganno da un ingorgo inesistente, con conseguenze imprevedibili.
Basta davvero così poco per trarre in inganno una tecnologia così sofisticata? A quanto pare, almeno per il momento, sì.
Tutto sommato, il principio di funzionamento è piuttosto semplice: molti smartphone in un certa strada=alta concentrazione di auto=ingorgo. Non è neppure detto che si tratti di una “falla”, visto che anche una manifestazione pubblica (centinaia di individui –con tanto di smartphone in tasca– per strada) rappresentano un blocco del traffico meritevole di essere segnalato.
Anche se non è certo banale mettere insieme 99 smartphone con relativa SIM e traffico dati attivo, sono convinto che in molte situazioni di basso traffico, bastano anche numeri mento importanti per ottenere un effetto analogo (10-15 SIM?). Con conseguenze interessanti, che possono andare dalla temporanea redistribuzione del traffico veicolare a modifiche più durature della viabilità (immaginando una azione protratta nel tempo e mirata ad ottenere questo obiettivo), con ripercussioni anche sul lato economico e sociale.
Se la cronaca, anche nostrana, è piena di automobilisti caduti in errore per aver seguito pedissequamente le istruzioni del navigatore (https://www.ilcittadinoonline.it/cronaca/siena-cronaca/troppa-fiducia-al-navigatore-turisti-infilano-la-scalinata-del-battistero/), dovremmo abituarci a riconsiderare anche i dati sul traffico, magari stravolti a opera di qualche buontempone?
In ogni caso, l’esperimento (per quanto banale) porta con sé una serie di riflessioni degne di nota, come la necessità di riconsiderare le attività che abbiamo delegato –talvolta acriticamente– alla tecnologia, che tendiamo a considerare “infallibile”.